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79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2022

di Giuseppe Mattia
  79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2022
Data di pubblicazione su web 30/08/2022  

Dal 31 agosto al 10 settembre avrà luogo al Lido di Venezia un’edizione caratterizzata dal ritorno alla normalità dopo quella dell’anno passato “ferita” dalla capienza dimezzata nelle sale a causa dell’emergenza pandemica, sebbene anche quest’anno persista la sola vendita on line dei biglietti. A novant’anni dalla prima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (6-21 agosto 1932), nell’intervento d’apertura Alberto Barbera esprime con gravità le conseguenze delle trasformazioni che plasmano e dirottano l’industria cinematografica internazionale verso forme sempre nuove e di difficile definizione. Il direttore pone l’accento anche sugli artisti che quotidianamente – e spesso con affanno – rincorrono le risorse economiche tentando di stare al passo coi ritmi di realizzazione sempre più serrati, «a scapito, spesso, della qualità che non può non risentire della fretta, dell’accorciamento dei tempi di ripresa e produzione, del mancato sviluppo di sceneggiature che avrebbero bisogno di molta più cura per risultare adeguate e soddisfacenti».

La selezione ufficiale accoglie, come ogni anno, un corposo numero di pellicole all’interno delle sezioni ufficiali Venezia 79, Fuori Concorso, Orizzonti, Biennale College - Cinema e Venezia Classici. A completare il quadro ci saranno le Proiezioni Speciali e l’ormai consolidata sezione Venice VR Expanded. Le sezioni parallele, organizzate autonomamente secondo un proprio regolamento, comprendono invece la Settimana Internazionale della Critica e le Giornate degli Autori. Peculiarità di questa edizione è senza dubbio la compresenza di autori navigati e di registi in cerca di conferme, nonché di talentuosi esordienti desiderosi di affermarsi sulla scena mondiale. Quattro giurie internazionali saranno chiamate a decretare i vincitori rispettivamente del Concorso ufficiale, della sezione Orizzonti, del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” e di Venice Immersive. I premi saranno infine assegnati sabato 10 settembre 2022, nel corso della Cerimonia di premiazione.

La giuria di Venezia 79 è presieduta quest’anno dalla pluripremiata attrice Julianne Moore, a vent’anni dalla vittoria della Coppa Volpi con Far from Heaven (2002) di Todd Haynes. Ad affiancare la star statunitense sono il regista, sceneggiatore e produttore argentino Mariano Cohn (co-regista con Gastón Duprat di Competencia oficial, in concorso nell’ultima edizione); il regista e sceneggiatore italiano Leonardo Di Costanzo, già in giuria Orizzonti nel 2013 e anche lui presente a Venezia l’anno scorso (purtroppo) fuori concorso con Ariaferma; la francese Audrey Diwan – vincitrice dell’ultimo Leone d’oro con L’evenement (2021); l’attrice iraniana Leila Hatami, celebre co-protagonista del pluripremiato Una separazione (2011) del connazionale Asghar Farhadi. A chiudere l’illustre gruppo lo scrittore inglese di origini giapponesi Kazuo Ishiguro – premio Nobel per la letteratura nel 2017 – e il regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen, distintosi ultimamente nella splendida regia della miniserie televisiva Antidisturbios (2020).

La giuria di Orizzonti sarà invece guidata da Isabel Coixet – regista, sceneggiatrice e produttrice spagnola – insieme a Laura Bispuri, Antonio Campos, Sofia Djama e Edouard Waintrop. Per quanto riguarda la Giuria del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, a presiederla sarà il nostro Michelangelo Frammartino – reduce dal grande successo di critica de Il buco (2021)–, insieme a Jan P. Matuszyński, Ana Rocha De Sousa, Tessa Thompson e Rosalie Varda.

Nella sezione principale saranno presenti ben ventitré titoli (due in più rispetto alla scorsa edizione). Ad aprire le danze il drammatico, ironico e satirico White Noise di Noah Baumbach, con un cast d’eccezione formato dalla coppia Adam Driver e Greta Gerwig. Anche quest’anno corposa la presenza di italiani, “guidati” dal tredicesimo film di Gianni Amelio, Il signore delle formiche (sul “caso” del poeta e drammaturgo Aldo Braibanti), interpretato dai “colossali” Luigi Lo Cascio e Elio Germano. A undici anni da Terraferma (2011), con L’immensità (co-produzione italo-francese) ritorna dietro la macchina da presa Emanuele Crialese, con attrice protagonista Penèlope Cruz, vincitrice l’anno scorso della Coppa Volpi con Madres paralelas (2021). Dopo Nico, 1988 (2017) e Miss Marx (2020), Susanna Nicchiarelli ritorna in laguna con Chiara, un nuovo ritratto femminile incentrato sulla figura di Santa Chiara, personaggio troppo spesso oscurato dal ben più celebre frate di Assisi. Pallottola vagante è Monica di Andrea Pallaoro, regista classe 1982 già presente in concorso a Venezia con Hannah (2017), forte della presenza di Charlotte Rampling (Coppa Volpi in quell’occasione). Chiude il gruppo di italiani l’attesissimo Luca Guadagnino, sua terza volta in concorso, con Bones and All, interpretato da Taylor Russell, Timothée Chalamet e Chloë Sevigny.

Dopo i fischi ricevuti in sala ai tempi di Mother! (2017), ritorna a Venezia Darren Aronofsky con The Whale, tratto da una pièce teatrale e interamente girato in un unico ambiente (con la presenza di un irriconoscibile Brandan Fraser). Unica opera prima in corsa per il Leone d’oro è Saint Omer di Alice Diop, regista francese proveniente dal mondo documentaristico. Di respiro spiccatamente biografico è invece Blonde di Andrew Dominik, incentrato su un segmento di vita di Marilyn Monroe, interpretata dalla folgorante Ana de Armas. Altro grande autore atteso è Alejandro González Iñárritu con Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades, produzione messicana durata ben cinque anni. Il parigino Romain Gavras, figlio del regista greco Costa-Gavras, si allontana dal mondo dei videoclip in questo suo terzo lungometraggio di finzione, Athena, scritto e prodotto da Ladj Ly (regista de Les Misérables).

All The Beauty and The Bloodshed è invece il titolo in concorso diretto dall’autrice di Boston Laura Poitras, premio Oscar al miglior documentario con Citizenfour (2014). Altre due produzioni statunitensi in concorso sono Tár di Todd Field (su una direttrice d’orchestra interpretata dall’immensa Cate Blanchett) e Un couple del leggendario documentarista Frederick Wiseman, qui alla sua prima esperienza con un film di finzione sulla tormentata relazione tra Tolstoj e la moglie. Dalla prolifica Repubblica Islamica dell’Iran due promettenti titoli: Šab, dākheli, divār (Oltre il muro) di Vahid Jalilvand (vincitore nel 2017 della miglior regia in Orizzonti con Il dubbio - Un caso di coscienza) e Khers nist (Gli orsi non esistono) del pluripremiato Jafar Panahi, recentemente e assurdamente incarcerato dalle autorità per aver manifestato insieme a numerosi suoi colleghi per l’arresto di altri due colleghi, Mostafa Aleahmad e Mohammad Rasoulof, regista vincitore nel 2020 dell’Orso d’oro con Sheytān vojud nadārad (Il male non esiste).

Altra mina vagante è Love Life del giapponese Koji Fukada, autore pressoché sconosciuto al grande pubblico, così come la britannica Joanna Hogg, regista di The Eternal Daughter, interpretato dalla sola Tilda Swinton. Dopo il clamoroso successo di Three Billboards Outside Ebbing, Missouri (2017), il regista londinese Martin McDonagh presenta in concorso il suo The Banshees of Inisherin, con Colin Farrel, definito da Barbera come «una sorta di Beckett in Irlanda».

Grande trepidazione anche per il biografico Argentina, 1985 di Santiago Mitre, ispirato alla vera storia dei procuratori Julio César Strassera e Luis Moreno Ocampo, i quali osarono indagare e perseguire i responsabili della fase più sanguinosa della dittatura militare argentina. Ritorno in sala anche per il drammaturgo e regista francese Florian Zeller, forte della vittoria di due Oscar per lo struggente The Father (2020), anche stavolta con un film tratto da un proprio testo teatrale. Di nuovo nel cast il mai domo Anthony Hopkins insieme ad altri grandi nomi come Hugh Jackman, Laura Dern e la talentuosa Vanessa Kirby, distintasi con una interpretazione memorabile in Pieces of a Woman (2020). Chiudono la sezione principale due autori francesi: Roschdy Zem con il suo sesto lungometraggio Les Miens e Rebecca Zlotowski con Les enfantes des autres, nel cui comparto attoriale figura anche Chiara Mastroianni.

Nelle altre sezioni, tra cui Orizzonti, si segnalano Autobiography dell’indonesiano Makbul Mubarak, Le Syndicaliste di Jean-Paul Salomé con Isabelle Huppert (forse la più brava interprete vivente) nonché due titoli italiani: il film d’apertura Princess di Roberto De Paolis e Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa, il quale segna l’esordio davanti alla macchina da presa della cantante Elodie. Non meno attesi alcuni titoli della sezione Fuori concorso: dai documentari Gli ultimi giorni dell’umanità di Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo, In viaggio di Gianfranco Rosi e Nuclear di Oliver Stone a film di finzione come Kapag wala nang mga alon (When the waves are gone) del Leone d’oro Lav Diaz, il postumo Kõne taevast (La chiamata dal cielo) del tragicamente scomparso Kim Ki-duk, Siccità di Paolo Virzì, Don’t worry darling dell’attrice Olivia Wilde (alla seconda prova dietro la macchina da presa). Grandissima attesa anche per Riget Exodus, terza e ultima stagione della serie tv che Lars von Trier realizzò nell’ormai lontano 1994, una sorta di risposta europea a Twin Peaks. Altri due autori di peso si presentano in questa sezione: Walter Hill con il western Dead for a Dollar (con Christoph Waltz e Willem Dafoe) e Paul Schrader con Master Gardner, che riceverà il Leone d’oro alla carriera insieme a Catherine Deneuve.

Insomma, un’edizione quanto mai ricca di grandi autori e grandi star, sancendo un agognato ritorno alla normalità post-pandemica con opere importanti pronte a uscire in sala nei prossimi mesi. Così Roberto Cicutto, Presidente della Biennale di Venezia: «La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica gode di risonanza mondiale e sempre più sa accompagnare la presentazione di film e autori non solo con un forte impatto mediatico, ma soprattutto con arricchimenti e iniziative che la rendono uno dei più importanti osservatori dello sviluppo tecnologico e della ricerca artistica nel settore audiovisivo. Ma la Mostra è anche un luogo della memoria con la presentazione dei Classici restaurati e la presenza di molti maestri che hanno percorso decenni di storia del cinema, rendendolo straordinario specchio dell’evoluzione sociale, economica, politica e culturale del mondo intero».


IN CONCORSO

 

White Noise (Rumore bianco) di Noah Baumbach (Stati Uniti d’America)

(31 agosto 2022, ore 19:00 – Sala Grande)

 

Tár di Todd Field (Stati Uniti d’America)

(1° settembre, ore 17:15 – Sala Grande)

 

Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades di Alejandro González Iñárritu (Messico)

(1° settembre, ore 21:00 – Sala Grande)

 

Un couple di Frederick Wiseman (Stati Uniti d’America)

(2 settembre, ore 16:45 – Sala Grande)

 

Bones and All di Luca Guadagnino (Italia, Stati Uniti d’America)

(2 settembre, ore 19:00 – Sala Grande)

 

Athena di Romain Gavras (Francia)

(2 settembre, ore 21:45 – Sala Grande)

 

All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras (Stati Uniti d’America)

(3 settembre, ore 13:50 – Sala Grande)

 

Monica di Andrea Pallaoro (Italia, Stati Uniti d’America)

(3 settembre, ore 16:15 – Sala Grande)

 

Argentina, 1985 di Santiago Mitre (Argentina)

(3 settembre, ore 18:45 – Sala Grande)

 

Les enfants des autres (I figli degli altri) di Rebecca Zlotowski (Francia)

(4 settembre, ore 17:00 – Sala Grande)

 

L’immensità di Emanuele Crialese (Italia)

(4 settembre, ore 19:15 – Sala Grande)

 

The Whale di Darren Aronofsky (Stati Uniti d’America)

(4 settembre, ore 21:30 – Sala Grande)

 

The Banshees of Inisherin (Gli spiriti dell’isola) di Martin McDonagh (Regno Unito, Stati Uniti d’America, Irlanda)

(5 settembre, ore 16:45 – Sala Grande)

 

Love Life di Kōji Fukada (Giappone, Francia)

(5 settembre, ore 21:45 – Sala Grande)

 

The Eternal Daughter di Joanna Hogg (Regno Unito)

(6 settembre, ore 16:45 – Sala Grande)

 

Il signore delle formiche di Gianni Amelio (Italia)

(6 settembre, ore 19:00 – Sala Grande)

 

Saint Omer di Alice Diop (Francia)

(7 settembre, ore 16:45 – Sala Grande)

 

The Son di Florian Zeller (Regno Unito, Francia)

(7 settembre, ore 19:15 – Sala Grande)

 

Šab, dākheli, divār (Oltre il muro) di Vahid Jalilvand (Iran)

(8 settembre, ore 16:15 – Sala Grande)

 

Blonde di Andrew Dominik (Stati Uniti d’America)

(8 settembre, ore 19:00 – Sala Grande)

 

Khers nist (Gli orsi non esistono) di Jafar Panahi (Iran)

(9 settembre, ore 16:45 – Sala Grande)

 

Chiara di Susanna Nicchiarelli (Italia)

(9 settembre, ore 19:00 – Sala Grande)

 

Les Miens di Roschdy Zem (Francia)

(9 settembre, ore 21:30 – Sala Grande)







Per l’elenco completo dei film, visita il sito ufficiale della Biennale Cinema di Venezia



Julianne Moore, 
presidente di giuria alla 
Mostra del Cinema di Venezia 



 
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