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Sorprese dagli abissi

di Sara Mamone
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Data di pubblicazione su web 21/09/2021  

1961. È l’anno del centenario dell’Unità d’Italia. Italia ’61 è appunto la denominazione delle grandi iniziative di celebrazione che, insieme alle glorie del passato, prefiguravano i progressi del futuro. Era uno degli anni di punta dell’immigrazione dal Sud della penisola, per realizzare finalmente un’unità che attraverso il lavoro doveva dar vita alla Nuova Italia. Emblema di questo progresso, nella città locomotiva del futuro, la costruzione del grattacielo più alto, simbolo di un padronato moderno e solidale: il Pirellone che stava cambiando lo skyline di Milano.

In quello stesso anno, agli antipodi non solo geografici, un gruppo di speleologi piemontesi scendeva nelle terre quasi incontaminate della Calabria per un’esplorazione di una grotta di cui le autorità del luogo ignoravano la profondità. Fu così che il gruppo, tra mille difficoltà e nell’indifferenza degli abitanti, si affacciò in quel buco che, a detta di uno dei capi dell’impresa, ancora oggi attivo, “prometteva bene”. Era l’abisso del Bifurto che si rivelò come il terzo del pianeta per profondità. Intorno, l’indifferenza degli abitanti e la natura, anch’essa immota da millenni.


Una scena del film

Così raccontato nulla appare filmabile. Eppure l’opera di Michelangelo Frammartino è puro cinema. In questo film rigoroso, che rinuncia pure alle parole, ogni immagine è fonte di emozione: dal televisore posto nella piazza del paese per seguire le immagini eccitate del lontano mondo industriale, alla natura immota che accoglie gli speleologi, al viso segnato del pastore che, erede di pratiche millenarie, dialoga con le sue pecore con un linguaggio senza tempo. E senza tempo è la natura intorno, immobile, che offre i suoi meravigliosi paesaggi, che apre le sue viscere.

A settecento metri di profondità anche le macchine da presa si fermano. Siamo scesi anche noi in quell’abisso, alla luce di poche lampade, alla luce di un pezzo di carta bruciato che ci ha rivelato all’improvviso pareti senza fine. Non è il caso di stare a sviscerare significati e messaggi, in un’opera che rispetta appieno le precedenti dell’autore impastate di natura, memoria e tradizione. Chi sa capire capisce, a chi non sa capire nulla vale spiegare.


Una scena del film

Pur nel passare degli anni e nel mutare delle esigenze il festival di Venezia non ha dimenticato di essere una mostra d’arte cinematografica. La presentazione del film in concorso, il successo di pubblico e il successivo Premio speciale della giuria confortano confermando come l’arte sappia essere sempre sorprendente.



Il buco
cast cast & credits
 



La locandina del film

In concorso alla

 
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