drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Miss Marx c'est moi!

di Giuseppe Mattia
  Miss Marx
Data di pubblicazione su web 05/10/2020  

Formatasi con Nanni Moretti presso la Sacher Film, Susanna Nicchiarelli, classe 1975, ripropone nella coproduzione italo-belga Miss Marx le tematiche che da sempre permeano la sua filmografia: l’universo femminile (Il terzo occhio, 2003; Nico, 1988, 2017), la politica (dal suo esordio con Cosmonauta, 2009, fino a La scoperta dell’alba, 2013). La sua ultima fatica, un biopic sulla figura di Eleanor Marx, si aggiudica il premio FEDIC, conferito dalla Federazione italiana dei cineclub. 

Qui la regista romana, sceneggiatrice unica del film, ricostruisce filologicamente i dialoghi partendo dalla corrispondenza dell’attivista inglese. A interpretare la protagonista è Romola Garai, a suo agio nelle pellicole ambientate nella Gran Bretagna del XIX secolo, come in Nicholas Nickleby (2002) di Douglas McGrath, tratto dall’omonimo romanzo (1838) di Dickens, e come in Vanity Fair (2004) di Mira Nair, da Thackeray (1848). 



Una scena del film
© Biennale Cinema 2020

Sono i moti rivoluzionari del 1848 la causa del trasferimento dei coniugi Marx da Bruxelles a Londra. A causa di problemi finanziari, la famiglia prende possesso di un più che modesto appartamento bifamiliare nel quartiere di Soho, all’epoca pullulante di emigrati in difficoltà economiche. In questo complesso contesto sociale e ambientale, nel 1855 nasce Eleanor. Il film comincia proprio con il funerale dell’idolatrata figura paterna Karl (Philip Gröning): una scelta autoriale che mette subito in chiaro la volontà di concentrarsi esclusivamente sulla figlia più giovane del filosofo tedesco. Sin da bambina avviata alle idee razionaliste e socialiste del padre, “Tussy” sviluppa un precoce pensiero critico che si tradurrà in una strenua ed eroica battaglia, nel nome del socialismo, per i diritti dei lavoratori e delle donne. Le vicende prendono vita nell’Inghilterra vittoriana, portatrice (mal)sana di ipocrisie e sfruttamenti, la stessa magistralmente narrata da Dickens in Oliver Twist (1837), David Copperfield (1849-1850) e Hard Times - For These Times (1854). 


Una scena del film
© Biennale Cinema 2020

Parallelamente alle battaglie per l’uguaglianza sociale e di genere, la Nicchiarelli focalizza l’attenzione sulla (meno lucida) battaglia coniugale di Tussy con il già sposato Edward Aveling (Patrick Kennedy). Drammaturgo e attivista che si distinse nella lotta per la creazione dei primi sindacati per gli operai e per i disoccupati, fu considerato dalla donna infantile, privo di moralità e orgoglio. La sintesi perfetta della loro relazione ci viene restituita attraverso una performance teatrale eseguita dalla coppia davanti a un gruppo di spettatori, tratta da Casa di bambola (Et dukkehjem, 1879) di Ibsen: una recita realmente andata in scena nel 1886 con Eleanor nel ruolo di Nora, Aveling in quello di Torvald e George Bernard Shaw nei panni di Krogstad. In un gioco di primi piani che eludono la finzione scenica, assistiamo a una vera e propria confessione dei coniugi, in particolare della donna, che recrimina la sua condizione di bambola-figlia prima e di bambola-moglie poi.

In una tirannica società patriarcale, Tussy si fa portavoce di un insistito tentativo di emancipazione volto all’affermazione professionale, sfuggendo sia alle rigide convenzioni legate allo sposarsi e al divenire madre, sia al peso del cognome che da sempre la accompagna. Femminismo e socialismo sono due facce della stessa medaglia: l’una non può esistere senza l’altro. Memorabile lo sguardo in macchina di Garai mentre, grazie a un particolare raccordo di montaggio, la si vede incedere all’interno di una serie di fabbriche statunitensi, ripresa con una carrellata a precedere. L’attrice recita con orgoglio il suo pamphlet, le sue accuse nei confronti del capitalismo “vessatore”, guardando negli occhi lo spettatore e in questo modo polverizzando la quarta parete alla maniera di Anna Magnani in Mamma Roma (1962).


Una scena del film
© Biennale Cinema 2020

Miss Marx soffre nel complesso di una vera e propria assenza di pathos. Nicchiarelli si limita a ricostruire, molto abilmente, le atmosfere vittoriane, rese da un’eccellente scelta di costumi e di luci. Ciò che viene tralasciata è però la ricerca di un’empatia vera e propria con lo spettatore, privato dell’azione, di emozioni forti, di rotture drastiche. Il viaggiare dell’autrice su binari paralleli – lotta pubblica vs lotta privata – si traduce in un mancato approfondimento sia dell’una che dell’altra.

Sul piano della messa in scena sono invece da apprezzare l’assenza di retorica e la scelta di “azzardi autoriali” quali l’utilizzo di materiali d’archivio e di elementi anacronistici: fra tutti le musiche del gruppo torinese Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, storici collaboratori della regista che con la loro colonna sonora si aggiudicano il Premio Soundtrack Stars (proponendo anche una rielaborazione di Springsteen in chiave punk). 

Complessivamente il giudizio sul film resta positivo, soprattutto per la capacità di fare della protagonista un emblema universale, trascendendone la collocazione storica: è la donna tout court che rifiuta le convenzioni per studiare, amare, combattere. Delicata e ben gestita la sequenza conclusiva, in cui Eleanor diventa un personaggio letterario romantico, alla stregua di Werther o della Bovary.




Miss Marx
cast cast & credits
 



Miss Marx
è disponibile su


 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013