Oltre
alle madri del titolo, ci sono quasi due film paralleli nellultima opera di Almodóvar, pienamente almodovariana nel
nucleo principale e un po posticcia nella cornice di diretto impegno politico.
La trama aiuta a capire. Janis (Penelope
Cruz), fotografa di moda giunta dalla provincia, cerca il modo per far
riaprire la tomba del nonno, assassinato, insieme a molti altri compaesani,
durante la guerra civile. Trova lappoggio di un giovane storico (Israel Elejalde) che la sostiene nel
trovare i fondi e le autorizzazioni necessarie. Poiché il politico è privato i
due finiscono a letto e Janis si trova, ai limiti delletà sinodale, incinta e
appagata. Il fecondatore è, naturalmente, sposato, incasinato e in fuga. Nessun
problema. Lattempata puerpera partorirà con gioia, affiancata in clinica a una
ben diversa compagna di stanza Ana (Milena
Smit): giovanissima, spaventata, riottosa.
Una scena del film
Per
Janis si prospetta dunque una specie di duplice maternità, essendo la quasi
adolescente dotata di madre fragile e inaffidabile (Aitana Sánchez Gijón). Del padre meglio tacere. Il ritorno alla
vita normale allontana un po le due donne che non mancheranno di ritrovarsi
per caso riprendendo il filo di unattrazione che non era solo materna. La
tragedia della morte in culla della figlia di Ana si trasforma nel melodramma
del più puro Almodóvar con la rivelazione dello scambio in culla (una sorta di
aggiornamento della novella-mito pirandelliana del figlio cambiato) che
sconvolge i dolori e ne capovolge le gerarchie. Offesa dalla tardiva rivelazione
dello scambio, che consente a Janis pur nella disperazione di godere ancora un
po della figlia “rubata”, Ana fugge con la bambina finalmente sua, sostenuta
da una madre finalmente matura e pentita. Con qualche salto temporale
lepilogo, dopo una ripresa delle indagini per il recupero del corpo del
bisnonno, vede una nuova comunità assistere allo scoprimento della fossa
comune. Ana con la mamma e la bambina, Janis finalmente riunita al suo compagno
di una notte e, soprattutto, di nuovo felicemente incinta.
Una scena del film
In
conclusione Almodóvar vuol dirci a modo suo che tutto sembra andare a posto
quando alla menzogna si sostituisce la verità. Se questo funziona egregiamente
nelle vicende personali lassunzione di impegno politico pare un po marginale
(e in effetti lo è anche nel distendersi della trama dove occupa il posto del
prologo e dellepilogo). Al di là di un leggero disagio (ma forse solo
sorpresa) nel vedere un Almodóvar politicamente impegnato in modo diretto, non
si può che godere di una ennesima prova vitale e curiosa, splendidamente
sostenuta dalle due protagoniste e da tutto il coro delle donne (Rossy de Palma, amica e confidente di
Janis; le anziane superstiti che tengono vivo il ricordo del passato). Gli
uomini sono pallide comparse ma non si può certo accusare Almodóvar di essere à la page. La sua storia parla per lui. È
semmai la realtà che si sta facendo sempre più almodovariana. Lartista prefigura
la realtà e ne viene superato. Finiremo col considerarlo un autore neorealista.
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