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La ricerca della verità

di Sara Mamone
  Una separazione
Data di pubblicazione su web 15/02/2011  

Non è necessario esser al festival di Berlino per conoscere la qualità del cinema iraniano, anche nelle più giovani generazioni, ma certo Asghar Farhadi deve a Berlino l’attenzione internazionale, esplosa definitivamente con l’Orso d’argento assegnato al poetico About Elly nella competizione di due anni fa. E molto somiglia ad Elly questa nuova ancora più matura (perché più impegnativa) prova che non è affatto un superamento né una ripetizione. E’, invece la conferma non solo di un talento, già largamente provato, quanto di uno stile. Lo stile che non denuncia la formazione teatrale ma ne fa il sostrato indispensabile nell’invenzione di situazioni drammaturgiche ben definite, all’apparenza semplici ma poi tutte giocate (e a volte smentite) sulla finezza psicologica (cioè sull’individuazione dei personaggi) e sulla precisione del dialogo. Ferma restando naturalmente rigorosissima e senza una smagliature la costruzione del plot, anch’esso all’apparenza assai semplice e concluso quasi senza reali spostamenti dell’azione che infatti, in una circolarità quasi perfetta, si conclude assai vicino a dove era cominciata. In questa quasi impercettibile variazione sta tutto il film.

 

 



Che vede una giovane coppia in tribunale per una richiesta di divorzio avanzata dalla moglie che spiega al giudice (crediamo sia un giudice di pace data la dialettica combattiva che consente ai due contendenti) come il marito, dopo mesi di defatiganti pratiche per ottenere il permesso di espatrio per la famiglia abbia deciso di restare a casa, a prendersi cura del padre malato di Alzhaimer. In attesa che il giudice prenda una decisione ponderata la moglie tornerà a casa dalla propria madre e la figlia undicenne resterà col padre. Comincia così una vita nuova senza scosse troppo vistose anche perché il padre è attento, la figlia saggia e silenziosa, il vecchio genitore malato presto affidato alle cure di una giovane donna dall’apparenza affidabile, con figlioletta al seguito. Piccole crepe nel rapporto con la giovane donna di servizio cominciano subito a intravedersi quando lei prega il datore di lavoro di passare la mano al marito senza che però questi sappia del suo servizio. Tutto esplode un pomeriggio quando il padrone di casa, rientrato all’improvviso, scopre il padre legato al letto e la giovane sparita. Quando questa rientra viene bruscamente sospinta fuori di casa e licenziata brutalmente. Sulle scale la donna si sente male e abortisce. Di chi è  la colpa?

 

 


 

Comincia un balletto incantevole di ambiguità la cui posta è la condanna del padrone di casa per omicidio. Tutti sono coinvolti in un gioco in cui le carte cambiano rapidamente di mano, tutti i personaggi (e sono veramente tutti delle campionature umane ricche e compiute) cercano la verità e, insieme, la nascondono, soprattutto la giovane donna (Sareh Bayat, fervente timorata di Allah ma anche del marito) che svela un campionario di progressive verità. Naturalmente la brillantezza delle soluzioni e la ferrea struttura dialogica non sono raccontabili, come non è facile rendere il clima particolarissimo, quasi disteso, dello svolgimento del processo di ricerca della verità. Che ovviamente non ci dà la certezza, alla fine della vicenda, di essere quella vera. Tutto si ricompone ma su nulla si può giurare.  Ed è proprio sull’incertezza che si conclude il cerchio imperfetto della vicenda che vede i due sposi tornare dal giudice per l’affidamento della figlia che ha preso la sua decisione e la comunica al giudice in segreto, mentre noi stiamo seduti fuori dalla porta come i due genitori, a interrogarci senza grandi risposte.

Una separazione
cast cast & credits
 



Il regista, Asghar Farhadi


 
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