White Noise di Noah Baumbach
è ladattamento cinematografico dellomonimo libro di Don DeLillo pubblicato nel 1985. Il romanzo affronta in
maniera superba i temi del consumismo, della morte, delle ossessioni e degli
idoli che circondano e assillano luomo postmoderno, così come le sue paranoie,
abitudini malsane e perverse. Il supermercato è il santuario nel quale si
perpetua il rito quotidiano, mentre la legge da seguire è dettata da icone e cultura
pop. Baumbach tenta di trasporre piuttosto fedelmente questo groviglio di micro-eventi
che diventano progressivamente storia collettiva. Nonostante si tratti di
unimpresa particolarmente complessa, il film riesce a mantenere tutti quelli
che sono i temi cardine del romanzo, purtroppo non il tono metafisico e di
apocalisse incombente che accompagna il testo originale. Lo spettatore si trova
così calato in un contesto di ordinaria follia, unAmerica eccentrica eppure
incredibilmente realistica.
Adam Driver torna a
lavorare con Baumbach dopo il successo di Marriage Story, fornendo anche questa volta una solida prova
attoriale di fronte alla difficile impresa di interpretare un padre di famiglia
che, nellidea di DeLillo, è un maturo professore universitario. Jack Gladney,
protagonista e voce narrante del romanzo, è infatti il fondatore della prima
cattedra di studi hitleriani, vive con la moglie (interpretata da Greta Gerwig) e quattro figli non tutti
suoi. Poco sviluppato e senzaltro trascurato è invece il personaggio di Murray
J. Siskind, collega di Jack ed esperto conoscitore di Elvis. Se nel romanzo
Siskind ricopre un ruolo-chiave e rappresenta una figura profetica che anticipa
il disastro incombente, nel film si riduce a un personaggio secondario, un
comprimario che asseconda le tesi del collega, fino ad accettare di lanciarsi
in un improbabile e inquietante lezione in cui la figura di Hitler e quella di Elvis vengono messe a confronto e sovrapposte. Questa splendida
sequenza è il primo punto di svolta del film, quello che anticipa il dramma
collettivo. Lincidente che si sta compiendo in parallelo allinfervorato
discorso dei due docenti prepara la catastrofe avvolgendo la città e le singole
coscienze nel caos.
Una scena del film
Tre
grandi capitoli scandiscono gli avvenimenti: si parte dalla presentazione dei
personaggi che compongono lanomalo nucleo familiare per passare poi al momento
del disastro chimico e dellisteria generale, che una volta terminata lascia
spazio a un mondo cambiato, traumatizzato, attonito e irrimediabilmente ferito.
Ancora una volta Baumbach ci propone un percorso che parte dallindividuo,
passa per le relazioni interpersonali per diventare dramma pubblico. In questo
percorso gli individui vengono mossi da forze quasi incontrollabili. Come il
titolo del film suggerisce, il processo di disumanizzazione è quasi invisibile
e subdolo, lavora sottotraccia fino a produrre conseguenze visibili e
irreversibili, un suono costante che non ci abbandona mai. Il “rumore bianco” è
uno spettro, lombra della morte che grava sugli uomini: come la costante
influenza derivata da onde elettromagnetiche e dispositivi elettronici, così il
nostro disagio è un campo di energie che anticipa un punto di rottura.
Una scena del film
Se
la divisione in tre atti organizza levoluzione degli accadimenti secondo una
linea che porta dal micro al macro, molto meno fluidi – narrativamente e
stilisticamente – sono invece gli eventi e le dinamiche interne a questi
capitoli. La complessità dei temi profondi, la densità dei fatti e
leccentricità dei dialoghi presentati nel romanzo sono materia di difficile
gestione cinematografica. E infatti ne risulta un lavoro a tratti incoerente,
con cambi di direzione netti e repentini, che alterna in modo confuso generi
diversi e finisce per lasciar spazio a una narrazione poco profonda,
approssimativa e confusionaria. Questo si nota soprattutto nella seconda parte,
a seguito degli eventi disastrosi che inducono a una sorta di psicosi
collettiva. Nel momento in cui inizia a esplorare i postumi del disastro, il film
declina e corre frettolosamente verso un finale insoddisfacente e sbrigativo,
che si risolve in pochi minuti e che taglia fuori completamente le ultime
pagine del romanzo, senzaltro decisive per la comprensione dellintera
narrazione.
Risulta
infine evidente il tentativo di Baumbach di inserire nella trama il clima di
questi anni, caratterizzato da unincombente crisi economica, la diffusione di
una pandemia, la crescita dei populismi, il successo di teorie cospirazioniste
e la prepotente comparsa di eventi atmosferici devastanti. I riferimenti a
questi avvenimenti e processi sociali sono molteplici, a tratti esageratamente
espliciti e forzati, addirittura a costo di differire dalla trama originale
sacrificandone aspetti rilevanti. Una scelta comprensibile ma anche opinabile
perché quasi didascalica e apparentemente forzata, probabilmente spinta dalle
richieste della produzione (Netflix) di dare maggiore spazio alla
spettacolarità, enfatizzando il richiamo alle inquietudini del momento e producendo
così un effetto sbalorditivo-stordente.
In conclusione il lavoro di ripresa e di
recitazione non delude, lascia dubbi invece la costruzione della trama che
nonostante una sua sicura efficacia sullattenzione dello spettatore, non dà
spunto di riflessione. Tutto il contrario anzi, tanti discorsi vengono aperti
ma mai conclusi, abbandonati in maniera frammentaria senza permettere al film
di realizzare il potenziale che avrebbe potuto raggiungere.
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