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Storie di ordinaria follie

di Elia Iervese
  White Noise
Data di pubblicazione su web 03/09/2022  

White Noise di Noah Baumbach è l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro di Don DeLillo pubblicato nel 1985. Il romanzo affronta in maniera superba i temi del consumismo, della morte, delle ossessioni e degli idoli che circondano e assillano l’uomo postmoderno, così come le sue paranoie, abitudini malsane e perverse. Il supermercato è il santuario nel quale si perpetua il rito quotidiano, mentre la legge da seguire è dettata da icone e cultura pop. Baumbach tenta di trasporre piuttosto fedelmente questo groviglio di micro-eventi che diventano progressivamente storia collettiva. Nonostante si tratti di un’impresa particolarmente complessa, il film riesce a mantenere tutti quelli che sono i temi cardine del romanzo, purtroppo non il tono metafisico e di apocalisse incombente che accompagna il testo originale. Lo spettatore si trova così calato in un contesto di ordinaria follia, un’America eccentrica eppure incredibilmente realistica. 

Adam Driver torna a lavorare con Baumbach dopo il successo di Marriage Story, fornendo anche questa volta una solida prova attoriale di fronte alla difficile impresa di interpretare un padre di famiglia che, nell’idea di DeLillo, è un maturo professore universitario. Jack Gladney, protagonista e voce narrante del romanzo, è infatti il fondatore della prima cattedra di studi hitleriani, vive con la moglie (interpretata da Greta Gerwig) e quattro figli non tutti suoi. Poco sviluppato e senz’altro trascurato è invece il personaggio di Murray J. Siskind, collega di Jack ed esperto conoscitore di Elvis. Se nel romanzo Siskind ricopre un ruolo-chiave e rappresenta una figura profetica che anticipa il disastro incombente, nel film si riduce a un personaggio secondario, un comprimario che asseconda le tesi del collega, fino ad accettare di lanciarsi in un improbabile e inquietante lezione in cui la figura di Hitler e quella di Elvis vengono messe a confronto e sovrapposte. Questa splendida sequenza è il primo punto di svolta del film, quello che anticipa il dramma collettivo. L’incidente che si sta compiendo in parallelo all’infervorato discorso dei due docenti prepara la catastrofe avvolgendo la città e le singole coscienze nel caos.  
Una scena del film

Tre grandi capitoli scandiscono gli avvenimenti: si parte dalla presentazione dei personaggi che compongono l’anomalo nucleo familiare per passare poi al momento del disastro chimico e dell’isteria generale, che una volta terminata lascia spazio a un mondo cambiato, traumatizzato, attonito e irrimediabilmente ferito. Ancora una volta Baumbach ci propone un percorso che parte dall’individuo, passa per le relazioni interpersonali per diventare dramma pubblico. In questo percorso gli individui vengono mossi da forze quasi incontrollabili. Come il titolo del film suggerisce, il processo di disumanizzazione è quasi invisibile e subdolo, lavora sottotraccia fino a produrre conseguenze visibili e irreversibili, un suono costante che non ci abbandona mai. Il “rumore bianco” è uno spettro, l’ombra della morte che grava sugli uomini: come la costante influenza derivata da onde elettromagnetiche e dispositivi elettronici, così il nostro disagio è un campo di energie che anticipa un punto di rottura.

Una scena del film

Se la divisione in tre atti organizza l’evoluzione degli accadimenti secondo una linea che porta dal micro al macro, molto meno fluidi – narrativamente e stilisticamente – sono invece gli eventi e le dinamiche interne a questi capitoli. La complessità dei temi profondi, la densità dei fatti e l’eccentricità dei dialoghi presentati nel romanzo sono materia di difficile gestione cinematografica. E infatti ne risulta un lavoro a tratti incoerente, con cambi di direzione netti e repentini, che alterna in modo confuso generi diversi e finisce per lasciar spazio a una narrazione poco profonda, approssimativa e confusionaria. Questo si nota soprattutto nella seconda parte, a seguito degli eventi disastrosi che inducono a una sorta di psicosi collettiva. Nel momento in cui inizia a esplorare i postumi del disastro, il film declina e corre frettolosamente verso un finale insoddisfacente e sbrigativo, che si risolve in pochi minuti e che taglia fuori completamente le ultime pagine del romanzo, senz’altro decisive per la comprensione dell’intera narrazione. 

Risulta infine evidente il tentativo di Baumbach di inserire nella trama il clima di questi anni, caratterizzato da un’incombente crisi economica, la diffusione di una pandemia, la crescita dei populismi, il successo di teorie cospirazioniste e la prepotente comparsa di eventi atmosferici devastanti. I riferimenti a questi avvenimenti e processi sociali sono molteplici, a tratti esageratamente espliciti e forzati, addirittura a costo di differire dalla trama originale sacrificandone aspetti rilevanti. Una scelta comprensibile ma anche opinabile perché quasi didascalica e apparentemente forzata, probabilmente spinta dalle richieste della produzione (Netflix) di dare maggiore spazio alla spettacolarità, enfatizzando il richiamo alle inquietudini del momento e producendo così un effetto sbalorditivo-stordente. 

In conclusione il lavoro di ripresa e di recitazione non delude, lascia dubbi invece la costruzione della trama che nonostante una sua sicura efficacia sull’attenzione dello spettatore, non dà spunto di riflessione. Tutto il contrario anzi, tanti discorsi vengono aperti ma mai conclusi, abbandonati in maniera frammentaria senza permettere al film di realizzare il potenziale che avrebbe potuto raggiungere.




White Noise
cast cast & credits
 


La locandina
 
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