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Sous le soleil de Sirk

di Marco Luceri
  Lontano dal Paradiso -Far from Heaven-
Data di pubblicazione su web 01/01/2002  
Dopo quattro anni di assenza torna Todd Haynes, autore di quel bizzarro Velvet Goldmine che nel 1998 strappò molti applausi al Festival di Cannes.

Siamo nel 1958, nella tranquillissima e patinata vita della provincia americana post-maccartista. Magnifiche residenze si stagliano su strade alberate, tinte dai caldi colori autunnali, giardini ben curati, negozietti popolati da gente benestante e felice. I bambini vanno a scuola e giocano spensierati nei parchi, le mogli sono casalinghe premurose che si dividono tra parrucchieri, fondazioni di beneficenza e torte di mele, i mariti seriosi lavoratori che portano il pane a casa e dispensano sorrisi a famigliari ed amici.



In questa sorta di paradiso in terra anche la convivenza tra bianchi e neri sembra filare liscia, sebbene le differenze sociali appaiano da subito molto ampie. La protagonista Cathy, moglie e madre modello, premurosa con il marito che torna spesso a casa tardi, una sera decide di portargli la cena in ufficio, ma scopre in maniera sconvolgente la sua omosessualità. Lei si mostra da subito comprensiva verso le difficoltà di lui e cerca di aiutarlo a superare la situazione attraverso sedute di psicoterapia e un viaggio natalizio a Miami. Con il passare dei giorni i risultati si fanno sempre più difficilmente visibili e Cathy stringe un'amicizia sempre più forte con il suo giardiniere nero, un uomo dalla stazza possente, ma dall'animo gentilissimo. Ben presto però si scatenerà sulla povera donna il gossip cittadino, che vedrà in lei un irrimediabile caso di infrazione del buon costume. Tutto questo la porterà a difficili scelte che la segneranno per la vita...



Haynes recupera, in questo suo ottimo film, temi ed ambienti cari a una certa tradizione letteraria (Thoreau) e cinematografica (Sirk) americana. L'omaggio a Douglas Sirk (solo apparentemente autore del più barocco melodramma degli anni '50, in realtà uno dei più spietati smascheratori del malcostume sociale americano) e al suo All that Heaven allows (Secondo amore, USA, 1955, con Jane Wyman, Rock Hudson e Agnes Moorehead) appare evidente proprio nella duplice struttura della storia.

Il film procede come un lento, ma costante allontanamento da quel paradiso che è la città di Hartford. Questa caduta nell'emarginazione sociale che coinvolge Cathy, e che altro non è che una triste serie di equivoci, smaschera il profondo senso di ignoranza e il falso perbenismo della società americana su temi centrali della vita etico-sociale come l'omosessualità ed il razzismo. Il paradiso allora si trasforma ben presto in inferno e Cathy, che per tutto il film rappresenta il personaggio più umanitario e progressista della comunità, sarà costretta a scelte inappellabili. Ma in esse troverà il significato assoluto della vita, come chi vede (ed è questa forse la scena più bella del film) nella pittura astratta di Mirò la bellezza ideale delle forme classiche, e in essa la speranza di dimenticare e ricominciare una nuova vita: per questo forse, agli alberi dai malinconici colori autunnali, Haynes sostituisce, nell'ultima sequenza, l'immagine di un mandorlo in fiore. Il paradiso può attendere.


Lontano dal Paradiso -Far from Heaven-
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