Come da tradizione la Mostra Internazionale dArte Cinematografica di Venezia darà ufficialmente il via alla prossima stagione cinematografica, la sua 75ª edizione, sempre diretta da Alberto Barbera, a partire da mercoledì 29 agosto con un programma che si prospetta davvero molto interessante. In effetti la crisi che da qualche anno sta attraversando il settore, in particolare per quanto riguarda la tradizionale fruizione nelle sale (lo scorso anno, solo in Italia, si sono persi quattordici milioni di spettatori rispetto al precedente), ha reso i produttori molto più attenti a programmare le uscite e le anteprime dei loro film. Nel tempo, ciò ha reso la collocazione di Venezia sicuramente più appetibile degli altri grandi festival europei (Cannes e Berlino) e non è certo un caso che, ormai da qualche anno, è proprio tra i titoli “veneziani” che vanno cercati quei long seller protagonisti non solo dei mesi successivi ma anche della notte degli Oscar (si veda The Shape of Water, La La Land, Birdman, Gravity, solo per citare gli ultimi casi).
La Giuria internazionale del Concorso, a maggioranza femminile, è presieduta dal regista, sceneggiatore e produttore messicano Guillermo del Toro (vincitore lo scorso anno proprio con The Shape of Water) ed è composta dallattrice, regista, sceneggiatrice e produttrice taiwanese Sylvia Chang; dallattrice danese Trine Dyrholm; dallattrice e regista francese Nicole Garcia; dal regista e sceneggiatore italiano Paolo Genovese; dalla regista, sceneggiatrice e produttrice polacca Malgorzata Szumowska; dallattore, regista, produttore e sceneggiatore neozelandese Taika Waititi; dallattore austro-tedesco Christoph Waltz e dallattrice inglese Naomi Watts.
«Sarà unedizione ricca e curiosa, con tanti film di genere che sono però anche film dautore: è il segno più caratteristico di questa edizione», ha dichiarato Barbera alla conferenza stampa in cui ha presentato il programma della Mostra.
In effetti la selezione di questanno si rivela particolarmente “bulimica”: oltre centotrenta film divisi nelle varie sezioni, una trentina di cortometraggi e trenta opere di Virtual Reality (VR). I titoli in concorso per il Leone dOro sono ventuno e, come di prassi nella direzione di Barbera, alternano autori affermati con scelte decisamente sorprendenti e apparentemente più “rischiose”. Ma procediamo con ordine.
Come al solito, uno degli assi viene subito calato in apertura: si tratta di First Man di Damien Chazelle ( La La Land), che racconta la storia del primo sbarco sulla luna con Ryan Gosling nei panni di Neil Armstrong.
Il giorno successivo spuntano altri grossi nomi: Alfonso Cuarón con lautobiografico Roma e Yorgos Lanthimos con The Favourite (film in costume con Emma Stone e Rachel Weisz), cui si affianca lindipendente The Mountain di Rick Alverson. Seguono Olivier Assayas ( Doubles vies, con Juliette Binoche) e la produzione Netflix dei fratelli Coen The Ballad of Buster Scruggs. Il 1° settembre è la volta di Mike Leigh con lo storico Peterloo, di David Oelhoffen con Frères ennemis e del primo italiano Luca Guadagnino con lattesissimo remake di Suspiria; mentre domenica 2 settembre tra i film in concorso è previsto solo il western di Jacques Audiard The Sisters Brothers, dove il regista francese (Palma dOro a Cannes per Dheepan) per la prima volta si confronta con una produzione americana e un cast hollywoodiano in cui spiccano i nomi di Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal e John C. Reilly.
Proseguendo nel programma troviamo il secondo italiano in gara Roberto Minervini (in verità i suoi film sono interamente prodotti e girati negli Stati Uniti) con What You Gonna Do When The Worlds On Fire? in cui il regista prosegue il suo viaggio tra fiction e documentario nel lato oscuro dellAmerica (e di tutto il mondo occidentale). Nello stesso giorno concorre anche At Eternitys Gate, ovvero il Van Gogh di Julian Schnabel interpretato da Willem Dafoe.
Ben quattro sono i film in lizza per il Leone dOro presentati martedì 4 settembre: Werk ohne Autor di Florian Henckel von Donnersmarck, dove lautore de Le vite degli altri racconta quarantanni di storia tedesca attraverso la vita dellartista Kurt Barnert; Napszállta ( Tramonto), opera seconda del regista ungherese László Nemes che, dopo il folgorante esordio con Il figlio di Saul (Gran Premio della Giuria a Cannes 2015), ci mostra il declino di Budapest allinizio della prima guerra mondiale; Acusada di Gonzalo Tobal (una delle scommesse di Barbera), anche lui al secondo lungometraggio; quindi Vox Lux di Brady Corbet (già premiato a Venezia come miglior regia in Orizzonti nel 2015 per T he Childhood of a Leader) con Natalie Portman e Jude Law.
Il 5 settembre sarà la volta di due film molto attesi: il ritorno al lungometraggio di uno dei registri più provocatori del cinema latino americano, il messicano Carlos Reygadas, con il suo Nuestro tiempo (girato a sei anni di distanza dallultimo Post tenebras lux); e il britannico Peter Greengrass (autore della serie Jason Bourne e di pellicole come Bloody Sunday, United 93 e Captain Phillips) che in 22 July si confronta di nuovo con un fatto realmente accaduto: la strage compiuta dal neonazista Anders Breivik in un campus di giovani studenti nellisola norvegese di Utøya.
La Mostra si avvia così alla sua conclusione con gli ultimi tre film. Con Capri-Revolution (6 settembre) Mario Martone, uno dei pochi autori italiani che “senza paura” sceglie sempre Venezia per presentare le sue opere, dopo Noi credevamo e Il giovane favoloso propone ancora un film storico sulle vicende di una comune di intellettuali nella Capri di inizio Novecento. Lo stesso giorno sarà presentato The Nightingale, nuovo horror psicologico della regista australiana Jennifer Kent (già autrice del molto apprezzato The Babadook). Infine venerdì 7 settembre chiuderà il concorso il ritorno di un altro assiduo frequentatore del Lido (amatissimo dai cinefili), il giapponese Shinya Tsukamoto, anche lui con un film in costume: Zan (Omicidio).
Da questo breve resoconto risulta del tutto evidente che si tratta di una selezione sulla carta indubbiamente di alto livello, composta da film e autori dai quali è lecito aspettarsi molto, anche considerato che, al contrario di quanto deciso dal direttore del festival di Cannes Thierry Frémaux, quello veneziano vuole dimostrarsi aperto alle nuove esperienze produttive e distributive alternative alla sala (sono tre i film Netflix in corsa per il Leone dOro: oltre ai Coen, Cuarón e Greengrass).
Rimanendo nellambito della selezione ufficiale il concorso Orizzonti, la cui giuria è presieduta dalla regista, sceneggiatrice e produttrice greca Athina Tsangari, si compone di diciannove film e tredici cortometraggi che rappresentano uno sguardo significativo su quanto ci può essere di davvero interessante nel nuovo cinema mondiale, rivelando, tra laltro, unattenzione particolare verso le cinematografie mediorientali e indocinesi, sostanzialmente “dimenticate” nel concorso principale. Il film più atteso di questa rassegna è sicuramente quello di apertura, Sulla mia pelle, opera prima di Alessio Cremonini sul caso (ancora aperto) della morte di Stefano Cucchi; mentre desta senzaltro molta curiosità la trasposizione della graphic novel di Zerocalcare La profezia dellarmadillo, portata sullo schermo da Emanuele Scaringi, anche lui al suo esordio nel lungometraggio.
Impossibile non soffermarsi sui film Fuori Concorso. Qui troviamo levento sicuramente più atteso dal pubblico del Lido: lesordio alla regia di Bradley Cooper con lennesimo remake di A Star Is Born interpretato da Lady Gaga. Divismo a parte, sempre Fuori Concorso sono da non perdere gli ultimi lavori di autori del calibro di Tsai Ming-liang con Ni de lian ( Il tuo viso); Amos Gitai con due film ( A Tramway in Jerusalem e il documentario A Letter to a Friend in Gaza); Zhang Yimou con Ying ( Ombra); Pablo Trapero con La quietud; Frederick Wiseman con Monrovia, Indiana; Sergei Loznista con Process; Emir Kusturica con El Pepe, una vida suprema (intervista allex presidente uruguayano Pepe Mujica); il sorprendente S. Craig Zahler, che dopo il violentissimo Brawl in the Cell Block 99 dello scorso anno torna a impressionare il Lido insieme al fidato Vince Vaughn e a Mel Gibson con Dragged Across Concrete; quindi gli italiani Saverio Costanzo con Lamica geniale; Roberto Andò con Una storia senza nome; e Valeria Bruni Tedeschi con Les estivants. Tra gli eventi speciali corre lobbligo di ricordare il montaggio definitivo di uno dei gioielli perduti della storia del cinema: The Other Side of Wind di Orson Welles (1970-1976).
Ultima sezione competitiva è la Venice Virtual Reality, con la giuria composta dalla regista e sceneggiatrice danese Susanne Bier (presidente), lo scrittore italiano Alessandro Baricco e lattrice francese Clémence Poésy. Al suo secondo anno questa sezione (che dice molto sulle aperture della Mostra verso i futuri possibili dellaudiovisivo) ha spostato decisamente il suo baricentro verso occidente focalizzandosi su opere lineari o interattive soprattutto europee; segno evidente che, nonostante le chiare difficoltà distributive, linteresse produttivo su questo tipo di opere comincia a diffondersi e a farsi giustamente rilevante anche in contesti diversi da quelli in cui queste nuove tecnologie vengono prodotte e sperimentate (ovvero Corea del Sud, Cina e Giappone).
Completano la selezione ufficiale le sezioni Sconfini (già Cinema nel Giardino) e Venezia Classici. Nella prima si possono apprezzare, tra gli altri, Magic Lantern di Amir Naderi, Blood Kin di Ramin Bahrani, Il ragazzo più felice del mondo di Gipi, Arrivederci Saigon di Wilma Labate e soprattutto lextended-cut di The Tree of Life di Terrence Malick; nella seconda vengono raccolti i più importanti restauri cinematografici dellanno. A qualcuno piace caldo di Billy Wilder (1959), La notte di San Lorenzo di Paolo e Vittorio Taviani (1982), Lanno scorso a Marienbad di Alain Resnais (1961), Il portiere di notte di Liliana Cavani (1974), Il posto di Ermanno Olmi (1961) e Morte a Venezia di Luchino Visconti (1971) sono solo alcuni dei titoli presenti.
Chiudono il programma le due storiche selezioni indipendenti: la 33ª edizione della Settimana Internazionale della Critica (SIC) e la 15ª delle Giornate degli Autori, entrambe garanzia di una ricerca indirizzata verso un cinema attento alle novità e alle sperimentazioni linguistiche, questanno anche gender oriented (molte sono le opere dirette da donne: da Saremo giovani e bellissimi di Letizia Lamartire a M di Anna Eriksson). La giovane commissione della SIC (presieduta da Giona A. Nazzaro) intende confermare quanto di buono fatto negli ultimi anni, dimostrando di saper intercettare quei film destinati a diventare dei veri e propri “casi” (basti pensare al percorso e ai riconoscimenti avuti dal vincitore dello scorso anno, Les garçons sauvages di Bertand Mandico).
Per finire lultima nota relativa ai Leoni dOro alla carriera che questanno saranno consegnati alla grandissima attrice e regista britannica Vanessa Redgrave e al maestro David Cronenberg. Dopo diversi anni, il regista canadese tornerà a parlare in pubblico in unattesissima Master Class che si terrà mercoledì 5 settembre alle ore 15, nella Sala Perla 2, allultimo piano del Palazzo del Casinò.
Insomma buone visioni.
IN CONCORSO
First Man di Damien Chazelle (Usa) (29 agosto - Sala Grande, PalaBiennale)
The Mountain di Rick Alverson (Usa)
(30 agosto - Sala Grande, 31 agosto - PalaBiennale)
Roma di Alfonso Cuarón (Messico)
(30 agosto - Sala Grande, PalaBiennale)
(30 agosto - Sala Grande, PalaBiennale)
Doubles vies di Olivier Assayas (Francia)
(31 agosto - Sala Grande, 1° settembre - PalaBiennale)
(31 agosto - Sala Grande, PalaBiennale)
Peterloo di Mike Leigh (Gran Bretagna, Usa)
(1° settembre - Sala Grande, 2 settembre - PalaBiennale)
(1° settembre - Sala Grande, PalaBiennale)
Frères ennemis di David Oelhoffen (Francia Belgio) (1° settembre - Sala Grande, PalaBiennale)
(2 settembre - Sala Grande, 3 settembre - Sala Perla 2)
(2 settembre - Sala Grande, PalaBiennale)
Napszállta ( Tramonto) di László Nemes (Ungheria, Francia) (3 settembre - Sala Grande, 4 settembre PalaBiennale)
(3 settembre - Sala Grande, PalaBiennale)
Acusada di Gonzalo Tobal (Argentina, Messico) (4 settembre - Sala Grande, PalaBiennale)
Vox Lux di Brady Corbet (Usa) (4 settembre - Sala Grande, PalaBiennale)
(4 settembre - Sala Grande, 5 settembre - PalaBiennale)
Nuestro tiempo di Carlos Reygadas (Messico, Francia, Germania, Danimarca, Svezia) (5 settembre - Sala Grande, 6 settembre - PalaBiennale)
22 July di Paul Greengrass (Norvegia, Islanda) (5 settembre - Sala Grande, PalaBiennale)
The Nightingale di Jennifer Kent (Australia) (6 settembre - Sala Grande, PalaBiennale)
(6 settembre - Sala Grande, PalaBiennale)
Zan (Omicidio) di Shinya Tsukamoto (Giappone) (7 settembre - Sala Grande, PalaBiennale)
ORIZZONTI
Sulla mia pelle di Alessio Cremonini (Italia)(29 agosto - Sala Darsena, PalaBiennale)
Erom (Spogliatoio) di Yaron Shani (Israele, Germania) (30 agosto - Sala Darsena, 31 agosto - PalaBiennale)
LEnkas di Sarah Marx (Francia) (30 agosto - Sala Darsena, 31 agosto - PalaBiennale)
Deslembro di Flavia Castro (Brasile, Francia, Qatar) (31 agosto - Sala Darsena, 1° settembre - PalaBiennale)
Amanda di Mikhael Hers (Francia) (31 agosto - Sala Darsena, 1° settembre - PalaBiennale)
Anons (L'annuncio) di Mahmut Fazil Coşkun (Turchia, Bulgaria) (1° settembre - Sala Darsena, 2 settembre - PalaBiennale)
La noche de 12 años di Álvaro Brechner (Spagna, Argentina, Uruguay, Francia) (1° settembre - Sala Darsena, 2 settembre - PalaBiennale)
Tel Aviv on fire di Sameh Zoabi (Lussemburgo, Francia, Israele, Belgio) (2 settembre - Sala Darsena, 3 settembre - PalaBiennale)
Charlie Says di Mary Harron (Usa) (2 settembre - Sala Darsena, 3 settembre - PalaBiennale)
Yom Adaatou Zouli (Il giorno che ho perso la mia ombra) di Soudade Kaadan (Siria, Libano, Francia, Qatar) (3 settembre - Sala Darsena, 4 settembre - PalaBiennale) La profezia dellArmadillo di Emanuele Scaringi (Italia)
(3 settembre - Sala Darsena, 4 settembre - PalaBiennale)
Jinpa di Pema Tseden (Cina) (4 settembre - Sala Darsena, 5 settembre - PalaBiennale)
Ozen (Il fiume) di Emir Baigazin (Kazakistan, Polonia, Norvegia) (4 settembre - Sala Darsena, 5 settembre - PalaBiennale)
Tchelovek kotorij udivil vseh (L'uomo che sorprese tutti) di Natasha Merkulova, Aleksey Chupov (Russia, Estonia, Francia) (5 settembre - Sala Darsena, 6 settembre - PalaBiennale)
Un giorno allimprovviso di Ciro DEmilio (Italia) (5 settembre - Sala Darsena, 6 settembre - PalaBiennale)
Hamchenan ke mimordam (Mentre morivo) di Mostafa Sayari (Iran) (6 settembre - Sala Darsena, 7 settembre - PalaBiennale)
Soni di Ivan Ayr (India) (6 settembre - Sala Darsena, 7 settembre - PalaBiennale)
Kucumbu tubuh indahku (Ricordi del mio corpo) di Garin Nugroho (Indonesia) (7 settembre - Sala Darsena, 8 settembre - PalaBiennale)
Kraben Rahu (Manta Ray) di Phuttiphong Aroonpheng (Thailandia, Francia, Cina) (7 settembre - Sala Darsena, 8 settembre - PalaBiennale)
* Docente a contratto di Laboratorio di critica cinematografica presso lUniversità di Firenze. Impaginazione di Stella Scabelli, dottoranda in Storia dello spettacolo presso lUniversità di Firenze.
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