Le avventure dei fratelli Sisters (tratte dal
romanzo di Patrick deWitt) si
collocano al crepuscolo dellepoca della conquista dellOvest, nellOregon del
1850. La cosiddetta “civiltà”, sotto forma di spazzolini da denti e comodità
varie, è in corsa verso le terre sconfinate dAmerica. Il binomio desiderio di stabilità
e smania davventura domina questo western dalla portata comica, o meglio
questa commedia che si veste da western e gioca su figure imperfette e goffe. I fratelli sicari, alle dipendenze del potente Commodoro,
partono alla ricerca di Herman Warm, inseguito dal loro potente capo per
ragioni apparentemente ignote. A precederli un altro cowboy: John Morris, che
ha il compito di scovare Warm e trattenerlo finché i due abili pistoleri non lo
raggiungono. Warm, che si rivela un abile chimico inventore di una prodigiosa
formula segreta, riesce a coinvolgere dapprima Morris, poi anche i
Sisters, in un ardito progetto.
I due fratelli compagni di viaggio sono personaggi
cinici ma anche ingenui, un po sciocchi e volgari eppure buffi e sensibili:
insomma un campionario di qualità che ammicca al pubblico con una (forse un po
superficiale) rivisitazione delleroe western archetipico. Eli (un unanimemente
apprezzato John C. Reilly), stufo
delle corse infinite verso il pericolo e desideroso di stabilità, “accudisce” il
fratello Charlie (Joaquin Phoenix),
fragile e incosciente, che tenta di azzittire nellalcol i fantasmi dei propri
traumi. In questa missione tra i due si stabilisce un inedito confronto sempre
più sincero, finché lamicizia con laltra, speculare coppia di avventurieri
(Warm-Morris) non porta alla luce tutte le questioni più intime che li hanno
tormentati nei lunghi anni di scorribande condivise. In questo momento il film
prende improvvisamente una direzione nuova e i segmenti narrativi non paiono
del tutto coerenti e coesi.
Jacques Audiard riprende il discorso a lui caro sulla
violenza, qui intesa come strumento per tacitare gli incubi del passato.
Strettamente legati a questo tema sono la narrazione delle dinamiche dellamore
fraterno e amicale, la condanna della cupidigia, lutopia che sinfrange nel
caos della realtà. Eppure la sensazione è che i momenti drammatici siano, alla
stregua di quelli comici, al servizio di una pura forma di intrattenimento,
anche abbastanza prevedibile.
Una scena del film © Biennale Cinema 2018 Loriginalità di Audiard sta forse nel modo
inedito con cui affronta la violenza: ossia la capacità di mettere in scena la brutalità
senza mostrarla. Il regista francese sembra negare i momenti clou delle battaglie, “oscurandoli” con
diversi espedienti. Egli si attarda sui “risultati” degli scontri: ci racconta
i conflitti attraverso il momento della resa.
The Sisters Brothers, Leone dArgento per
la Migliore Regia alla Mostra del Cinema di Venezia, è tutto sommato un buddy film in cui i siparietti
umoristici da una parte e i confronti drammatici dallaltra tentano invano di dare
consistenza a una struttura convenzionale e senza una direzione precisa.
Audiard pare incapace di condurre il film su binari rigorosi e significativi, nonché
di proporre qualcosa di veramente nuovo.
Per di più, il film approda a un finale
decisamente “sdolcinato”: unautentica apologia della semplicità.
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