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La forma e il contenuto

di Luigi Nepi
  The Shape of Water
Data di pubblicazione su web 08/09/2017  

Dopo più di sessant’anni finalmente arriva a Venezia il “mostro della laguna”. A riportarlo in vita è Guillermo Del Toro con il suo The Shape of Water, terzo film in concorso alla Mostra, che modella sul corpo dell’amico Doug Jones un nuovo costume da anfibio (dopo quello di Abe Sapiens in Hellboy – The Golden Army, 2008) con le identiche fattezze della creatura del film di Jack Arnold.

Viste le premesse la storia non può che essere ambientata agli inizi degli anni ’60, in piena guerra fredda. Elisa (Sally Hawkins) è una donna muta, abitudinaria e dimessa che fa le pulizie in un laboratorio scientifico militare di Baltimora. Divide la sua vita tra i quotidiani incontri con Giles, il vicino di casa omosessuale (Richard Jenkins), e le lunghe “chiacchierate” con la collega Zelda (Octavia Spencer). Un giorno al laboratorio arriva dentro una capsula piena d’acqua una creatura inquietante, accompagnata da Strickland, l’ancora più inquietante nuovo capo della sicurezza (Michael Shannon). Il crudele trattamento riservato alla creatura provoca la reazione della donna, che riesce a stabilire una sintonia particolare con il “mostro”, al punto che ne nascerà una vera e propria storia d’amore destinata a interferire con i piani dei militari statunitensi e delle spie russe.



Una scena del film

In questo nuovo capitolo della sua filmografia il regista messicano riscopre il cinema classico e soprattutto uno dei sottogeneri più caratteristici del cinema di serie B, che viene riletto, rimodellato e persino ribaltato nel rapporto tra la donna e il mostro all’interno di un’opera “liquida”, completamente immersa in un verde-azzurro che sembra emanare dalla creatura e permeare così tutta la scena.


Gli attori si muovono molto bene a partire dalla protagonista, una sorprendente Sally Hawkins che svela un lato sensuale inatteso. Conferme vengono da Shannon, Jenkins e soprattutto da Octavia Spencer, particolarmente a suo agio in una scenografia che sembra arrivare direttamente dal set di Diritto di contare (2016). Eppure i loro personaggi peccano di un eccesso di drammatizzazione che ne impedisce un vero e proprio sviluppo nell’avanzare dell’intreccio, rimanendo troppo uguali a loro stessi.

Una scena del film
Una scena del film

Una semplificazione che porta Del Toro a eludere qualsiasi approfondimento su temi concettualmente “pericolosi” (ad esempio l’estetica del mutante), andando a sfiorare le banalità di Downsizing (come nel tocco guaritore del mostro) evitate proprio grazie alla non scontata componente erotica che subito irrompe felicemente nel film con la masturbazione “a tempo” della protagonista per arrivare al sesso consumato con la creatura.

Come accade in molto cinema hollywoodiano di questi ultimi mesi, non si dimentica di stigmatizzare la “nuova” America trumpiana, così pericolosamente uguale a quella segregazionista e muscolare di sessant’anni fa, di cui il personaggio di Shannon, con la sua crudeltà gratuita, il suo prepotente arrivismo, il suo naturale odio per il diverso, la sua “perfetta” famiglia e il suo incondizionato amore per gli status symbol è la rappresentazione più evidente.



Una scena del film

Allo stesso modo Del Toro non dimentica di regolare alcuni conti in sospeso con una certa critica che troppo spesso sottolinea il suo debito con l’estetica di Tim Burton (in un dialogo tra Elisa e Giles fa bruciare la “sua” fabbrica di cioccolato) e questo nonostante abbia definito il film “un antidoto al cinismo”. Per il regista questo suo lavoro è un’opera «sull’Amore reale, che come l’acqua è la forza più gentile e più potente dell’Universo, libero, senza forma fino a quando non lo si lascia entrare» (ma, mi raccomando, non accostatelo all’Atalante…).

Insomma come e più di La La Land, The Shape of Water è omaggio transgender al cinema degli anni d’oro di Hollywood: fantascienza, mostri, commedie, peplum, noir, spionaggio e, ovviamente, il musical (tanto musical) farciscono (forse anche oltremisura) le immagini di una pellicola che, come il film premio Oscar di Chazelle, rimane fin troppo in bilico tra buone idee e tanta furbizia.




The Shape of Water
cast cast & credits
 

La locandina
La locandina del film



 
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