Al via il 15 febbraio la 68ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Una rassegna che, secondo il veterano direttore Dieter Kosslick (alla guida dal 2001), rispecchierà il mondo odierno: un mondo “complesso” e al tempo stesso “emozionante”.
Presidente di giuria del concorso, il regista tedesco Tom Tykwer ( Lola corre, Profumo – Storia di un assassino e il recente Cloud Atlas). Gli altri giurati saranno lattrice belga Cécile de France, il compositore giapponese Ryūichi Sakamoto, il critico statunitense Stephanie Zacharek, la produttrice americana Adele Romanski ( Moonlight) e lo storico direttore della Filmoteca Española Chema Prado.
Aprirà il festival il nuovo lungometraggio danimazione di Wes Anderson, Isle of Dogs. Il film, realizzato in stop motion come il precedente Fantastic Mr. Fox (2009), sancisce, dopo lOrso dargento per Grand Budapest Hotel, il ritorno a Berlino delluniverso onirico e delle meticolose trame visive del regista statunitense. Protagonista è un gruppo di cani reclusi su unisola di rifiuti in un distopico Giappone del 2037: animali da fiaba portavoce di domande esistenziali totalmente umane.
LItalia concorre per lOrso doro con Figlia mia di Laura Bispuri, già presente nella sezione principale nel 2015 con lopera desordio Vergine giurata. Continua la collaborazione della regista romana con Alba Rohrwacher, più volte premiata alla Mostra di Venezia. Nel cast si aggiungono Valeria Golino nonché la giovanissima Sara Casu per un film di formazione ambientato in un villaggio della Sardegna odierna.
In competizione spiccano altri nomi illustri. Gus Van Sant propone Dont Worry, He Wont Get Far on Foot, un biopic sul riscatto esistenziale dallalcolismo del disegnatore John Callahan, interpretato da Joaquin Phoenix. Lav Diaz, trionfatore al Lido nel 2016 con The Woman Who Left, continua a raccontare le Filippine in Ang Panahon ng Halimaw ( Season of the Devil). Isabelle Huppert interpreta Eva nellomonimo film di Benoît Jacquot. Lattrice francese, una delle più premiate della storia del cinema (insignita del Leone doro alla carriera nel 2005), ha già vinto a Berlino con 8 donne e un mistero (2002). Infine, dopo il Leone dargento alla regia per Soldato di carta, il russo Alexey German Jr. torna a narrare lURSS con Dovlatov, incentrato su quattro giorni decisivi nella vita del poeta Dovlatov nel 1971.
Consistente la presenza di film tedeschi in concorso. La regista tedesco-franco-iraniana Emily Atef propone 3 Tage in Quiberon ( 3 Days in Quiberon), pellicola incentrata sullintervista a Romy Schneider per la rivista «Stern» nel 1981. Philip Gröning, giurato a Venezia nel 2014, Mein Bruder heißt Robert und ist ein Idiot ( My Brothers Name is Robert and He is an Idiot), mentre In den Gängen ( In the Aisles) di Thomas Stuber, regista conosciuto principalmente per A Heavy Heart (2015), racconta una storia damore ambientata nel modesto ambiente di lavoro di un supermercato in una mediocre provincia tedesca.
A portare lattenzione sulle tematiche connesse alle migrazioni e alla condizione dei profughi è Transit di Christian Petzold, assiduo frequentatore del festival berlinese, vincitore dellOrso dargento per La scelta di Barbara nel 2012. Il suo lungometraggio, che racconta la condizione odierna dei rifugiati trasferendola nella Marsiglia della Seconda Guerra Mondiale, si innesta su temi cari al Festival di Berlino; basti pensare allOrso doro per Fuocoammare di Rosi e a quello dargento per la miglior regia consegnato lanno scorso a Kaurismäki per The Other Side of Hope.
Tra gli altri film in concorso cè la commedia western Damsel dei fratelli Zellner, interpretata da Robert Pattinson e Mia Wasikowska. Per lAmerica Latina si candidano Las herederas, primo lungometraggio del paraguaiano Marcelo Martinessi, e il messicano Museo di Alonso Ruizpalacios, con lattore di fama internazionale Gael García Bernal. I film scandinavi in competizione sono lo svedese Toppen av ingenting (The Real Estate) di Måns Månsson e Axel Petersén e il norvegese Utøya 22. juli ( U - July 22) di Erik Poppe, basato sul drammatico attacco terroristico che sette anni fa seminò il panico nel paese.
LIran presenta Khook ( Pig) di Mani Haghighi, commedia che ironizza sulla complessa condizione di essere cineasta a Teheran. La prière del francese Cédric Kahn si concentra sul tema della fede, mentre Twarz della regista di Cracovia Małgorzata Szumowska narra una storia individuale che rivela un ritratto globale della Polonia moderna.
Labituale presenza del cinema rumeno nei festival internazionali si conferma anche questanno con Touch Me Not della promettente Adina Pintilie, opera al confine tra documentario e fiction che esplora il concetto di intimità. Laffermato regista Cristian Mungiu, che per due volte ha convinto a Cannes con i premiati 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni e Un padre, una figlia, partecipa in veste di produttore nella sezione Panorama con Lemonade di Ioana Uricaru.
Fuori concorso spicca il nome di Steven Soderbergh, che presenta il thriller Unsane. Il regista statunitense, sulla scia del successo di Tangerine diretto da Sean Baker, propone un altro film interamente girato con liPhone. Protagonista dellHonorary Golden Bear sarà invece lattore William Defoe, il quale, dopo lacclamato ruolo in The Florida Project, sarà insignito di un prestigioso riconoscimento alla carriera.
Anche le altre categorie si prospettano ricche di nomi interessanti, tra nazionalità differenti, generi vari e temi attuali. In Panorama si segnalano Human, Space, Time and Human del coreano Kim Ki-duk, pluripremiato regista Leone doro nel 2012 con Pietà, e Yocho del giapponese Kiyoshi Kurosawa.
A rappresentare il cinema di casa nostra, sempre nella sezione Panorama, sarà La terra dellabbastanza di Damiano e Fabio DInnocenzo, trentenni registi romani al loro esordio con una storia di perdizione ambientata nella periferia romana. Gli altri italiani in programma sono Jacopo Quadri con il documentario Lorello e Brunello (Culinary Cinema), ritratto “in quattro stagioni” della vita dei contadini maremmani, e Gregorio Franchetti con il cortometraggio Cena daragoste (Generation).
Da segnalare il focus di Berlinale Special sulle serie tv. Berlinale Series, sezione creata nel 2015, presenta questanno sette prodotti di qualità, di cui quattro in anteprima mondiale, di diversa provenienza, principalmente europea ma anche australiana e israeliana (con ununica serie a stelle e strisce). Sempre in Berlinale Special ci sarà spazio anche per il documentarista Fernando Solanas, Orso doro alla carriera nel 2004. Il suo Viaje a los Pueblos Fumigados (A Journey to the Fumigated Towns) è incentrato sui problemi, su scala locale e globale, legati alle coltivazioni agricole delle grandi multinazionali nelle provincie argentine. Nella stessa sezione si segnala The Happy Prince, di e con Rupert Everett, incentrato sulla figura di Oscar Wilde.
Sempre attenta allattualità e alle questioni sociali più scottanti, la Berlinale non trascura questanno il movimento #MeToo dedicando incontri specifici a tematiche quali labuso di potere, il ruolo di genere e il sessismo. Il servizio NO to Discrimination! fornirà informazioni su servizi di assistenza e supporto attivo contro discriminazioni e abusi.
Di seguito lelenco dei film in concorso in ordine di proiezione:
(Inghilterra / Germania) di Wes Anderson Prima proiezione: giovedì 15 febbraio, ore 19.30, Berlinale Palast
(Paraguay / Uruguay / Germania / Brasile / Norvegia / Francia) di Marcelo Martinessi Prima proiezione: venerdì 16 febbraio, ore 15.30, Berlinale Palast
(USA) di David Zellner e Nathan Zellner Prima proiezione: venerdì 16 febbraio, ore 19.00, Berlinale Palast
(Irlanda / Lussemburgo) di Lance Daly Prima proiezione: venerdì 16 febbraio, ore 22.30, Berlinale Palast
(Federazione Russa/ Polonia/ Serbia) di Alexey German Jr. Prima proiezione: sabato 17 febbraio, ore 15.00, Berlinale Palast
(Germania / Francia) di Christian Petzold Prima proiezione: sabato 17 febbraio, ore 18.30, Berlinale Palast
(Francia / Belgio) di Benoit Jacquot Prima proiezione: sabato 17 febbraio, ore 22.00, Berlinale Palast
(Francia) di Cédric Kahn Prima proiezione: domenica 18 febbraio, ore 16.00, Berlinale Palast
(Italia / Germania / Svizzera) di Laura Bispuri Prima proiezione: domenica 18 febbraio, ore 19.00, Berlinale Palast
(Svezia / Regno Unito) di Måns Månsson e Axel Petersén Prima proiezione: domenica 18 febbraio, ore 22.00, Berlinale Palast (Norvegia) di Erik Poppe Prima proiezione: lunedì 19 febbraio, ore 15.00, Berlinale Palast
(Germania / Austria / Francia) di Emily Atef Prima proiezione: lunedì 19 febbraio, ore 18.15, Berlinale Palast (USA / Regno Unito) di José Padilha Prima proiezione: lunedì 19 febbraio, ore 22.00, Berlinale Palast
(Filippine) di Lav Diaz Prima proiezione: martedì 20 febbraio, ore 12.30, Berlinale Palast
(USA) di Gus Van Sant Prima proiezione: martedì 20 febbraio, ore 19.00, Berlinale Palast
(Germania / Francia / Svizzera) di Philip Gröning Prima proiezione: mercoledì 21 febbraio, ore 15.00, Berlinale Palast
(Iran) di Mani Haghighi Prima proiezione: mercoledì 21 febbraio, ore 19.00, Berlinale Palast
(USA) di Steven Soderbergh Prima proiezione: mercoledì 21 febbraio, ore 22.00, Berlinale Palast
Eldorado [documentario, fuori competizione] (Svizzera / Germania) di Markus Imhoof Prima proiezione: giovedì 22 febbraio, ore 15.30, Berlinale Palast
(Messico) di Alonso Ruizpalacios Prima proiezione: giovedì 22 febbraio, ore 18.30, Berlinale Palast
(Romania / Germania / Repubblica Ceca / Bulgaria / France) di Adina Pintilie Prima proiezione: giovedì 22 febbraio, ore 22.00, Berlinale Palast
(Polonia) di Małgorzata Szumowska Prima proiezione: venerdì 23 febbraio, ore 15.30, Berlinale Palast
(Germania) di Thomas Stuber Prima proiezione: venerdì 23 febbraio, ore 18.30, Berlinale Palast
(Bulgaria / Germania / Francia) di Milko Lazarov Prima proiezione: venerdì 23 febbraio, ore 22.00, Berlinale Palast
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