drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Caccia alla volpe

di Marco Luceri
  Fantastic Mister Fox
Data di pubblicazione su web 22/04/2010  

  Che Wes Anderson sia uno degli autori più ironici e furbi nel panorama del cinema americano contemporaneo lo avevamo capito già da quel trittico micidiale sfornato nel decennio appena conclusosi e che annovera I Tenenbaum (2001), Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004) e Il treno per Darjeeling (2007). Regista insieme modaiolo e retrò, amato dai cinéphiles duri e puri quanto dal pubblico più disincantato, sempre sull'orlo della provocazione, ma capace di fermarsi un attimo prima dell'irreparabile, Anderson è un artista colto e stravagante che sembra compiacersi (a differenza di molti suoi coetanei, soprattutto europei) del fatto che non bisogna per forza avere un'idea su tutto. E' probabilmente questa la forza della sua immancabile leggerezza, della sua ostinazione a confezionare un cinema in superficie buono per tutti, in realtà molto meno prevedibile e banale di quanto si pensi.

 

Prendiamo ad esempio l'ultimo film arrivato da qualche giorno nelle sale italiane, Fantastic Mister Fox, un vecchio progetto a cui Anderson ha lavorato per alcuni anni, seguendo una sua personale fascinazione per Roald Dahl, campione di quella letteratura per ragazzi che gli adulti non smettono mai di sbirciare. In un tempo in cui il fenomeno Avatar ha spinto le majors hollywoodiane a imporre il 3D il più possibile, a volte in maniera anche un po' scriteriata (si veda l'Alice di Tim Burton), il nostro decide invece di realizzare un film d'animazione recuperando la “vecchia” tecnica dello stop-motion, per mettere in scena la storia di una volpe che si stanca ben presto di un'esistenza modellata sulla rispettabilità borghese. Ostentazione cinefila? Gusto citazionista per un cinema che non c'è più? Può darsi, ma forse il gioco qui è più complesso di una semplice furbata commerciale. In realtà Anderson riesce a mostrare come il cinema d'animazione, quando ha una buona storia, può anche fare a meno degli occhialini.

 


 


 

 

Come? Proprio grazie a un uso astratto, stilizzato e fortemente bidimensionale degli elementi compositivi dell'immagine. Gli animali, il paesaggio, gli esseri umani e tutto lo spazio del film hanno una forte valenza simbolica: la casa-albero, gli strati di terreno scavati dalle creature in fuga, le fogne, le strade, i pollai ecc. sono parte di un mondo da favola estremamente reale, in cui l'identità tra umani e animali tende a confondersi prima sul piano figurativo e poi su quello narrativo (il principio di drammatizzazione è chiaro: comunque vada, lo spettatore parteggia per i secondi e per tutto il film non riesce a distinguere i comportamenti degli uni e degli altri). Sono allora i tre terribili fattori capitalisti a essere “animali” o è l'allegra, scanzonata banda animalesca messa in piedi da Mister Fox a sembrare tremendamente umana? Del resto la Volpe è scaltra, ironica, fedifraga, ladra, incontentabile, egoista, bugiarda, coraggiosa, amorevole e ben vestita proprio come solo un essere umano sa essere e pare trovarsi assai bene in questi panni. Il piccolo miracolo del film risiede però nell'equilibrio imbastito tra questo modo di tratteggiare gli animali e la volontà di restituire la  Natura comunque e sempre nella sua irriducibilità più oscura, misteriosa e incontrollabile (si consideri a tal proposito la stupenda epifania finale del lupo nero).

 


 


 

Un altro punto a favore del film è la recitazione, che non consiste solamente nell'azzeccatissima scelta delle voci (George Clooney e Maryl Streep in testa, ma anche Bill Murray, Willem Dafoe e Owen Wilson), ma anche nella sua dimensione performativa. Nel film infatti non è Clooney che interpreta Mister Fox, ma il contrario: la Volpe imita la star hollywoodiana, rendendola riconoscibile attraverso i gesti e le movenze espressive che le sono proprie: il sorriso smagliante ed ironico, le occhiate divertite e paurose, gli accenti sensuali, le movenze scattanti e decise. Da non dimenticare infine la divertita colonna sonora curata da Alexandre Desplat, con pezzi che vanno dai Rolling Stones a Jarvis Cocker e Georges Delerue.

 

PS: Il film, ovviamente, merita di essere visto solo in lingua originale.




Fantastic Mister Fox
cast cast & credits
 


La locandina




 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013