Eldorado (fuori
competizione)
Una
nave costiera italiana fuori dal confine libico carica a bordo milleottocento clandestini.
Questi sono condotti in un campo profughi dove risiedono tra gli otto e i
quindici mesi. Per coloro che scelgono di lasciare il campo, spesso lunica
opzione è lavorare illegalmente: le donne sono costrette alla prostituzione e
gli uomini vengono assunti per lavorare in piantagioni di pomodori. Una vita
che non è vita, neppure sopravvivenza. Le questioni sollevate da Imhoof
concernono il sistema dellaccoglienza, che sovente fallisce, abbandonando i
rifugiati a un circolo vizioso governato da interessi economici. Un film pacato
che diventa un potente monito. La riflessione
del regista Markus Imhoof sul tema
dellimmigrazione parte da una storia personale che lo ha segnato
nellinfanzia: la tenera amicizia con una giovane rifugiata italiana ospitata
dai genitori in Svizzera, bruscamente interrotta a causa delle imperscrutabili
politiche globali.
Proiezioni:
Giovedì
22 febbraio, ore 15.30, Berlinale Palast
Giovedì
22 febbraio, ore 18.30, Neues Off
Sabato
24 febbraio, ore 9.30, Zoo Palast 1
Sabato
24 febbraio, ore 22.30, International
Una scena di Eldorado © Majestic/zero one film / Peter Indergand Markus Imhoof Nato a Winterthur in Svizzera nel 1941, studia tedesco, storia dellarte e storia e frequenta la scuola di cinema di Zurigo. Dopo aver realizzato documentari premiati a livello internazionale, il suo Das Boot ist voll (The Boat is Full, 1980) ottiene un Orso dArgento alla Berlinale del 1981 e viene inoltre nominato per lOscar. Vince diversi premi con More than Honey (2012), il quale risulta ad oggi il documentario svizzero di maggior successo di tutti i tempi. È Membro dellAkademie der Künste di Berlino e dellAcademy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS) a Los Angeles, e ha tenuto lezioni nelle scuole di cinema di Berlino e di Zurigo. Tra i suoi altri lavori: Rondo (1967); Ormenis 199+69 (1969, cortometraggio); Volksmund – Oder was man isst (1972); Fluchtgefahr (1974); Tauwetter (1977); Isewixer (1979); Die Reise (1986); Der Berg (1990); Les petites illusions (1991); Flammen im Paradies (1996); Zornige Küsse (2000); Steinschlag (2005). Museo
Gli eterni studenti Juan e Wilson pianificano un audace colpo: entrare nel Museo Nazionale di Antropologia della Città del Messico e
rubare dei preziosi manufatti Maya, Mixtechi e Zapotecari, in particolare la
maschera funeraria del Re Pakal. Mentre le loro famiglie festeggiano il Natale,
si mettono allopera. Tutto procede senza intoppi; ma una volta a casa con la
refurtiva si rendono conto della gravità del misfatto. Tutti i notiziari commentano
laccaduto come un gravissimo attacco allintera nazione. Spaventati, cercano
di mettere al sicuro il bottino. Ma il loro tormento non li abbandona anche
quando crederanno di avere il totale controllo della situazione.
Basato su fatti realmente accaduti nel 1985, il film,
similmente ai suoi protagonisti, procede con astuzia, sorprendendo lo
spettatore anche mediante il ricorso a diversi generi cinematografici.
Proiezioni
Giovedì 22 febbraio, ore 18:30,
Berlinale Palast
Venerdì 23 febbraio, ore
15:00 Friedrichstadt-Palast
Sabato 24 febbraio, ore
18:00, Haus del Berliner Festspiele
Sabato 24 febbraio, ore
21:00, Friedrichstadt-Palast
Domenica 25 febbraio, ore
13:00, International
Una scena di Museo © Alejandra Carvajal
Alomso Ruizpalacios
Scrittore, regista cinematografico e teatrale messicano,
studia alla Royal Academy of Dramatic Arts (RADA) di Londra. Il suo primo
lungometraggio, Güeros (2014), viene presentato in anteprima a Berlino nella
sezione Panorama vincendo oltre quaranta premi nei festival internazionali, tra
cui il Best First Feature Award e il Mexican Premio Ariel in cinque diverse
categorie. I suoi cortometraggi – Café Paraiso (2008), The Cú Birds Last Song (2010) e
Verde (2016) – sono stati proiettati in numerosi festival. Attualmente vive
a Città del Messico dove lavora con la sua compagnia teatrale, Todas Las
Fiestas de Mañana. Touch me not
«Dimmi come mi amavi, così saprò come amare». Sul
confine fluido tra realtà e finzione, il film segue i viaggi emotivi di Laura,
Tómas e Christian, offrendo una visione profondamente empatica delle loro vite.
Desiderosi di intimità ma anche terribilmente impauriti, lavorano per superare
vecchi schemi, meccanismi di difesa e tabù, cercando di spezzare le catene e essere
liberi. Touch Me Not riflette su come possiamo senza perdere noi stessi. Proiezioni: Giovedì 22 febbraio, ore 22:00, Berlinale Palast Venerdì 23 febbraio, ore 12:00, Friedrichstadt-Palast Sabato 24 febbraio, ore 18:00, Friedrichstadt-Palast
Domenica 25 febbraio, ore 22:30, International
Una scena di Touch me not © Manekino Film, Rohfilm, Pink, Agitprop, Les Films de lEtranger
Adina Pintilie
Artista e regista rumena laureata alla
Caragiale University of Theatrical Arts and Cinematography di Bucarest nel 2008,
i suoi film hanno vinto numerosi premi tra cui il Zonta Prize al Festival
Internazionale del Cortometraggio di Oberhausen per Diary # 2 nel 2013.
In bilico tra finzione, documentario e belle arti, il suo lavoro è
caratterizzato da uno stile visivo altamente individuale e coraggioso e dallesplorazione
senza compromessi della psiche umana. Dal 2010 è stata curatrice del Bucarest
International Experimental Film Festival (BIEFF). Tra i suoi lavori: i
cortometraggi Sandpit #186 (2008) e Diary #2 (2013); i
lungometraggi Oxygen (2010) e Touch Me Not (2018); il documentario Dont Get Me Wrong (2007).
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