Prima
grande kermesse del 2023, il 73° Festival internazionale del cinema di Berlino
avrà luogo dal 16 al 26 febbraio, “trainato” per il quarto anno consecutivo
dalla direttrice esecutiva Mariette
Rissenbeek e dal direttore artistico torinese Carlo Chatrian. Se nelledizione
del 2020 i primi casi di Covid non avevano ancora pregiudicato il normale
svolgimento delliniziativa, nei due anni successivi in concomitanza con le
nefaste ripercussioni dellemergenza pandemica la Berlinale ha vissuto prima
unedizione totalmente a distanza (2021) mentre lanno scorso ha visto una partecipazione
in presenza il cui sereno prosieguo è stato però inficiato dai continui test e
dal timore di risultare positivi. Quella di questanno è dunque unedizione che
prevede un totale e (si spera definitivo) ritorno in presenza senza particolari
controlli sanitari.
A
presiedere la giuria internazionale ci sarà Kristen Stewart,
protagonista dei recenti Spencer (2021) di Pablo Larraín e di Crimes
of the Future (2022), scritto e diretto da David Cronenberg. Se si
considerano gli ultimi due decenni soltanto ad altre tre interpreti femminili era
stato concesso questo onore dalla Berlinale: Isabella Rossellini nel 2011,
Meryl Streep nel 2016 e Juliette Binoche nel 2019. A coadiuvare
la californiana ci saranno lattrice di Teheran Golshifteh Farahani; la
regista tedesca Valeska Grisebach; il pluripremiato Radu Jude, Orso
doro 2021 con Bad Luck Banging or Loony Porn; la responsabile del casting
americana Francine Maisler; la spagnola Carla Simón, vincitrice
dellultimo Orso doro con Alcarràs; il prolifico regista di Hong Kong Johnnie
To. Il festival sarà suddiviso in numerose altre sezioni: Berlinale
Special, Berlinale Series, Encounters, Berlinale Shorts, Panorama, Forum, Forum
Expanded, Generation, Perspektive Deutsches Kino, Retrospective, Homage,
Berlinale Classics, Berlinale Goes Kiez, Berlinale Talents e infine Special
Screening. Questanno lOrso dOro onorario alla carriera sarà conferito a Steven
Spielberg, autore del recente The Fabelmans, in pole position
per la serata degli Oscar del prossimo 12 marzo.
La sezione
principale vedrà in gara diciannove film (uno in più della scorsa edizione) provenienti
da ben tredici nazioni differenti e con quindici anteprime mondiali. Da uno
sguardo ai titoli presenti si ripropone, comè solito in quel di Berlino, una
certa attenzione a registi perlopiù emergenti, tenendo fuori i “grandi nomi”
tipici di Cannes e Venezia. Questo dato è significativo per farsi unidea su
una selezione a prima vista piuttosto debole. Tanto per fare un esempio, a
rappresentare lItalia in concorso ci sarà il solo Giacomo Abruzzese, tarantino
classe 1983 con esperienze legate perlopiù al mondo del cortometraggio e del
documentario. La pellicola con cui tenterà di riportare in patria lambito
premio che manca dallormai lontano 2016 è Disco Boy, una co-produzione
tra Italia, Francia, Belgio e Polonia. Il film tratta dellincontro tra un
giovane di nome Aleksei arruolatosi nella Legione straniera francese e un
giovane del Niger, Jomo, in lotta contro le compagnie petrolifere che
minacciano il suo villaggio; nei panni del co-protagonista lattore tedesco Franz
Rogowski, distintosi nel 2021 in Freaks Out di Gabriele
Mainetti.
Presenti
nella selezione ufficiale ben cinque autori “di casa”: quello forse più atteso
è Christian Petzold, a Berlino nel 2020 con Undine, il quale concorre
con Afire, storia di quattro giovani personaggi “persi” in una casa
sulla costa baltica; con Bis zum Ende der Nacht, il cinquantenne Christoph
Hochhäusler racconta di un poliziotto sotto copertura che tenta di
guadagnare la fiducia di un pusher. Altro nome che ha creato attorno a
sé tanta assegna è Margarethe von Trotta classe 1942
con il biografico Ingeborg Bachmann - Reise in die Wüste, biopic sulla
nota poetessa e giornalista austriaca, interpretata dalla brillante Vicky
Krieps. Dopodiché un altro nome che suscita interesse è Angela Schanelec,
considerata, insieme a Petzoldt, una delle principali esponenti della prima
ondata della Berliner Schule. La regista approda a Berlino con Musik, nel
quale ripropone il mito edipico trasposto lungo un arco temporale di
quarantanni. Infine Emily Atef, lanno scorso a Cannes con More Than
Ever interpretato sempre dalla Krieps e dal recentemente scomparso Gaspard
Ulliel , è autrice di Someday Well Tell Each Other Everything, film
nel quale viene messo in scena un amore tribolato di una coppia durante il
1990.
Altra
pellicola poggiata su una tematica intimistica e familiare è 20.000 especies
de abejas diretta dalla promettente regista spagnola Estibaliz
Urresola Solaguren che vede levoluzione del rapporto tra una madre e la
figlia di sei anni, Lucía, nata in un corpo maschile. Il lungometraggio
danimazione cinese Art College 1994 di Jian Liu in concorso a
Berlino nel 2017 con Have a Nice Day mette invece in scena il legame
tra un gruppo di giovani e il mondo dellarte. Altro film danimazione di produzione
nipponica è lambizioso Suzume no tojimari dellaffermato regista Makoto
Shinkai: al centro della storia una diciassettenne alle prese con un
giovane misterioso nel tentativo di salvare le sorti del Giappone. Sempre dalla
Cina cè The Shadowless Tower (Ba ta zhi guang) di Zhang Lu,
che ripercorre il tentativo di ripristinare un rapporto, bruscamente interrotto
per tanti anni, tra un padre e un figlio: ricorrente nella sua filmografia la
condizione dei coreani in Cina e di tutti i problemi della fascia di diseredati
nel Paese più popoloso del pianeta. Se in BlackBerry il canadese classe
1985 Matt Johnson (nel 2016 al Sundance con Operation Avalanche) propone
la travagliata storia del primo smartphone al mondo, laffermato regista francese
Philippe Garrel ne La lune crevée avvalendosi dei propri tre
figli come interpreti racconta di una famiglia di burattinai e della loro crisi
legata alla vocazione del mestiere teatrale. In concorso sono presenti anche
due titoli provenienti dallAustralia: Limbo, settimo lungometraggio di Ivan
Sen su un nebuloso e cruento caso di femminicidio, nel quale un poliziotto
riveste un ruolo ambiguo, e The Survival of Kindness (The Mountain)
del più navigato autore olandese Rolf de Heer, incardinato su un
personaggio femminile di nome BlackWoman, abbandonato nel bel mezzo di un
deserto e costretto a superare una serie di peripezie per ritrovare i propri
aguzzini.
Dalle
ventose terre portoghesi arriva in concorso Bad Living (Mal Viver)
del pluripremiato e atteso Joγo Canijo: cinque donne gestiscono
serenamente un albergo fino allarrivo di una giovane, di nome Salomé, che
rimescolerà le carte in tavola con contraccolpi drammatici. Produzione tutta
anglofona quella di Manodrome, diretto dal sudafricano classe 1987 John
Trengove, al suo terzo lungometraggio, con un film che mette al centro
dellintreccio un uomo in procinto di diventare padre che, grazie a un rito liberatorio,
si risveglierà da un torpore esistenziale per riappropriarsi dei propri
desideri a lungo repressi. Dagli Stati Uniti Celine Song, coreana ma
naturalizzata canadese, concorre per lOrso doro con il suo lungometraggio
desordio Past Lives, storia damore che nasce in Corea del Sud, si
spegne dopo una partenza forzata per poi riaccendersi, ventanni dopo, nella
Grande Mela. Sur lAdamant di Nicolas Philibert, documentarista
del 1951 al suo quinto progetto filmico, invita invece lo spettatore a riflettere
su un preciso microcosmo rappresentato da una struttura galleggiante sul
principale fiume parigino che accoglie adulti con disturbi mentali,
ragionando anche sul ruolo degli operatori e del loro delicato lavoro. Dal
Messico arriva infine TΣTEM di Lila Avilés al suo secondo
lungometraggio dopo The Chambermaid (2018) storia incentrata sul ritrovarsi
ma anche sul perdersi: nel giorno in cui viene allestita una festa di
compleanno a sorpresa a Tona, pittore e padre della piccola Sol, il caos
prenderà il sopravvento minando le fondamenta dellistituzione familiare.
Per
la quota italiana sono diversi i nomi presenti nella capitale tedesca. Fra
tutti latteso documentario di Mario Martone Laggiù qualcuno mi ama
(Berlinale Special), teso a ricostruire la figura di Massimo Troisi
sotto diversi punti di vista: in uscita nelle sale il prossimo 23 febbraio, il
regista di Napoli ha svolto un certosino lavoro di montaggio di film di Troisi
alternati a materiali audiovisivi inediti nonché a testimonianze di artisti che
lo hanno conosciuto o che ne sono stati influenzati artisticamente. Martone si
è di fatto proposto di ricostruire il percorso del cineasta suo concittadino,
contestualizzandone il lavoro a livello cronologico e geografico. Altro autore
italiano, fuori concorso, è Andrea Di Stefano con il thriller Lultima
notte di Amore, con protagonista Pierfrancesco Favino nei panni di
un tenente, Franco Amore, che dovrà fare i conti col proprio lavoro: dopo ben
trentacinque anni di carriera senza aver mai sparato un colpo di pistola,
lultima notte prima del proprio pensionamento sarà per lui cruciale e dalla
quale dipenderà tutta la sua vita.
Nella
sezione Generation K Plus figurano poi ben due titoli italiani: il
lungometraggio desordio Le proprietà dei metalli del giovane Antonio
Bigini e Mary e lo spirito di mezzanotte di Enzo DAlò. Se il
primo titolo è ambientato in un villaggio nel quale il giovanissimo Pietro è
alla prese con la scoperta dei propri poteri psicocinetici, quello di DAlò
(regista nel 1998 del grande successo La gabbianella e il gatto) è un
film danimazione su una altrettanto giovane protagonista, con il sogno di
affermarsi nel campo culinario: sostenuta dalla propria nonna, Mary
intraprenderà un viaggio “nel tempo” dove incontrerà diverse generazioni
femminili, ognuna delle quali foriera di preziosi consigli. Nella sezione Encounters
lItalia sarà rappresentata dal cortometraggio prodotto da Fandango intitolato Le
mura di Bergamo, diretto dal fecondo documentarista palermitano Stefano
Savona: come facilmente intuibile dal titolo, il film è ambientato nella
città lombarda con lintento di sviscerare determinati aspetti legati alla
diffusione e alle conseguenze del Covid sul territorio. Nella sezione Berlinale
Series ci sarà invece The Good Mothers di Julian Jarrold e Elisa
Amoruso, documentarista romana classe 1981, al suo quinto film, regista del
controverso Chiara Ferragni Unposted (2019). The Good Mothers è
imperniato sullintricato e oscuro universo, da un punto di vista prettamente
femminile, della ‘ndrangheta calabrese. Per quanto riguarda i titoli “classici”
si segnalano Prima della rivoluzione (1964) di Bernardo Bertolucci
nella sezione Retrospektive e Sogni doro (1981) di Nanni Moretti in
Berlinale Classics.
Particolare
interesse desta anche Golda, di Guy Nattiv, con la pluripremiata Helen
Mirren chiamata a interpretare Golda Meir, prima donna a ricoprire
la carica di primo ministro in Israele, durante i fatali anni della guerra
dello Yom Kippur. Nella sezione figura anche il promettente Brandon
Cronenberg, figlio del più celebre David, con Infinity Pool, tra
violenza, edonismo e orrori, interpretato da Alexander Skarsgård. Altro
titolo destinato a far parlare di sé è il documentario Superpower di Sean
Penn e Aaron Kaufman, girato a Kiev durante linvasione della Russia,
che sarà presentato in concomitanza con il primo anniversario dellinizio del
conflitto. Si evidenzia infine la presenza di Seneca di Robert
Schwentke, con John Malkovisch nei panni del filosofo mentore di Nerone.
Per quanto riguarda la sezione Encounters grande attesa per Mul-an-e-seoin
water (In Water) del celebre regista di Seul Hong Sang-soo,
vincitore nel 2021 dellOrso dargento per la migliore sceneggiatura con Inteurodeoksyeon
e in concorso nella scorsa edizione con So-seol-ga-ui yeong-hwa (2022).
Nel
complesso, dalle varie sezioni affiora unattenzione particolare sì al contesto
politico ma anche a quello familiare, con una tangibile e netta apertura a
forme cinematografiche eterogenee: dal cinema di genere, sia esso thriller o crime,
ai documentari; dalle commedie ai film biografici; dai lungometraggi di
animazione ai melodrammi fino a giungere ai titoli “guidati” da grandi e
affermati interpreti di caratura internazionale. In linea con la scorsa
edizione si riscontra infine una preminenza di titoli europei (ben dodici)
rispetto alle produzioni extra continentali di Cina, Canada, Giappone,
Australia, Messico e Stati Uniti: ciò dichiara con evidenza la scelta di tenere
più relegata la vena esplorativa e sperimentale che ha sempre caratterizzato la
Berlinale, diventando nei decenni una “rassicurante” ricorrenza. Tuttavia è pur
vero che sono numerosi gli autori esordienti o ancora in cerca di affermazione
internazionale, alcuni dei quali destinati ad affermarsi nel circuito
festivaliero tanto caro ai critici sparsi per il globo. In ogni caso, a
prescindere da tutte le scelte, dai titoli e dalle difficoltà
Es lebe das
Kino!
IN
CONCORSO
20.000
especies de abejas di Estibaliz Urresola Solaguren
(Spagna)
Afire
di Christian Petzold (Germania)
Art College
1994 di Jian Liu (Cina)
Bad Living
(Mal Viver) di Joγo Canijo (Portogallo, Francia)
Bis
zum Ende der Nacht di Christoph Hochhäusler
(Germania)
BlackBerry di Matt Johnson (Canada)
Disco
Boy
di Giacomo Abbruzzese (Francia, Italia, Belgio, Polonia)
Ingeborg
Bachmann - Reise in die Wüste di Margarethe von
Trotta (Svizzera, Austria, Germania, Lussemburgo)
Limbo
di Ivan Sen (Australia)
La
lune crevée di Philippe Garrel (Francia,
Svizzera)
Manodrome
di John Trengove (Regno Unito, Stati Uniti)
Music
(Musik) di Angela Schanelec (Germania, Francia, Serbia)
On
the Adamant di Nicolas Philibert (Francia,
Giappone)
Past
Lives di Celine Song (Stati Uniti)
The
Shadowless Tower (Ba ta zhi guang) di Zhang Lu
(Cina)
Someday We'll Tell Each Other Everything di Emily Atef (Germania)
The Survival of Kindness (The Mountain) di Rolf de Heer
(Australia)
Suzume
no tojimari di Makoto Shinkai (Giappone)
TΣTEM
di
Lila Avilés (Messico, Danimarca, Francia)
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