Il signore delle
formiche
Alla fine degli anni Sessanta si svolge a
Roma un processo che fa scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti viene
condannano a nove anni di reclusione, con laccusa di plagio, per aver
sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, uno studente da
poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, viene rinchiuso in un
ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, nel
tentativo di essere “guarito” da quellinflusso “diabolico”. Alcuni anni più
tardi, il reato di plagio, usato per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni
genere, viene cancellato dal Codice penale.
Prendendo spunto da fatti realmente
accaduti, il film racconta una storia a più voci, in cui, accanto allimputato,
prendono corpo i familiari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e una opinione
pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista si impegna a
ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure. La pellicola, incentrata
sulla violenza e sullottusità della discriminazione, vuole infondere il
coraggio di ribellarsi.
Una scena del film © Biennale Cinema 2022
Proiezioni
martedì 6 settembre, ore 8:30, Sala
Darsena
martedì 6 settembre, ore 11:30, Sala
Grande
martedì 6 settembre, ore 19:00, Sala
Grande
martedì 6 settembre, ore 20:15,
PalaBiennale
mercoledì 7 settembre, ore 8:00,
PalaBiennale
Gianni Amelio
Regista, produttore, scrittore,
sceneggiatore, montatore calabrese, esordisce alla regia nel 1970 con il film
sperimentale La fine del gioco. Nel 1973 realizza La città del sole,
incentrato sulla vita e sullopera di Tommaso Campanella, grazie al
quale lanno seguente ottiene il Gran Premio al Festival di Thonon-Les-Bains.
Nel 1978 con La morte al lavoro vince il premio FIPRESCI al Festival di
Locarno e il premio speciale della giuria, nonché quello della critica al
Festival di Hyères. Nel 1992 con Il ladro di bambini, il suo maggior
successo, ottiene, tra gli altri riconoscimenti, il Gran premio speciale della
giuria al Festival di Cannes e lEuropean Film Award come miglior film. Tra i
suoi lavori, ricordiamo Lamerica (1994), La
stella che non cè (2006), Lintrepido (2013), La
tenerezza (2017), Hammamet (2020).
Saint Omer
Presso il tribunale penale di Saint-Omer, Rama, una scrittrice
trentenne incinta, assiste al processo a Laurence Coly, una donna accusata di
aver ucciso la figlia di quindici mesi dopo averla abbandonata su una spiaggia
nel nord della Francia. La giovane autrice è intenzionata a usare il caso di
cronaca come spunto per realizzare una rivisitazione contemporanea del mito di
Medea. Ma le cose non vanno come previsto. Durante le fasi del processo, le
parole dellaccusata e le deposizioni dei testimoni sconvolgono le tesi di Rama,
che si troverà a mettere in discussione ogni sua certezza sul tema della
maternità.
Il film pone lo spettatore a stretto
contatto con la sensibilità dellimputata, permettendogli di sondare da vicino lenigma
delle sue azioni e lindicibile mistero dellessere madre.
Una scena del film © Biennale Cinema 2022
Proiezioni
martedì 6 settembre, ore 19:15, Sala
Darsena
martedì 6 settembre, ore 22:00, Sala Perla
mercoledì 7 settembre, ore 16:45, Sala
Grande
giovedì 8 settembre, ore 17:30,
PalaBiennale
Alice Diop
Affermata documentarista
francese di origini senegalesi, si laurea in sociologia presso lUniversité
dÉvry-Val-dEssonne. Fra i suoi lavori più apprezzati, ricordiamo La Tour
du monde (2005), suo documentario desordio, e Vers la tendresse
(2016), grazie al quale nel 2017 vince il César Award come miglior
cortometraggio.
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