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Teatro e Storia, a. XXXV / n.s. XIII, n. 42, 2021
Festa per Nando

445 pp., euro 30.00

L’annuario 2021 di «Teatro e Storia» è dedicato a Ferdinando Taviani, di cui si ricorda il rapporto con il teatro vivo e il personale modo di fare ricerca, che consisteva nel cogliere tracce significative in dettagli spesso negletti, facendo «capire che la storia del teatro è fatta di fili di luce, bisogna saperli cogliere, ci vuole occhio, ma a perderli si fa torto a un’arte così particolare, sempre pronta a considerarsi minore» (p. 8).

Parte del volume è riservata alle testimonianze di alcuni degli artisti a cui era più legato: Roberto Bacci, Georges Banu, Eugenio Barba, Monique Borie, Maurizio Buscarino, Simone Capula, Roberta Carreri, Vicki Ann Cremona, Mimmo Cuticchio, Horacio Czertok, Pippo Delbono, Clelia Falletti Cruciani, Raimondo Guarino, Sandro Lombardi, Marco Martinelli e Ermanna Montanari, Jean-Marie Pradier, Armando Punzo, Iben Nagel Rasmussen, Franco Ruffini, Giuliano Scabia, Toni Servillo, Walter Siti, Federico Tiezzi, Gabriele Vacis, Julia Varley, Stefano Vercelli e il Teatro tascabile di Bergamo..

Le loro parole sono inframezzate da quelle dello stesso Taviani. La redazione è infatti andata a “caccia” delle registrazioni delle sue conferenze e delle trasmissioni radio a cui ha partecipato e le ha trascritte, riproponendo alcuni dei suoi pensieri meno conosciuti. Un’operazione che non si limita a completare le due raccolte di saggi recente curate da Mirella Schino per l’editore Bulzoni – Il rossore dell’attrice e Le visioni del teatro (2021) – ma che intende restituire «in modo più spoglio, e quindi più vivido, la sua logica, oltre alla sua voce». Interventi che «ci fanno capire un modo di pensare» (p. 10).

Tra questi la presentazione del libro di Buscarino Per antiche vie, la giornata libera di un fotografo (Roma, Teatro Argentina, 19 dicembre 2001); la Storia di Adriana. Una ragazza baciata dalla fortuna e Lo spettatore, che, letti a Radio3 Suite intorno alla metà degli anni Novanta, fanno parte di un gruppo di cinque racconti dal titolo complessivo Far cuore al teatro. Si trovano anche alcune puntate di Vi racconto una commedia, una rubrica del programma di Radio2 Le ore della sera, a cui Taviani partecipò dal 5 al 9 febbraio 1990 presentando cinque commedie per lui particolarmente significative: Il malato immaginario di Molière, ‘O Vico di Raffaele Viviani, Tre topi grigi di Agatha Christie, Il seduttore di Diego Fabbri e Il piccolo santo di Roberto Bracco. Vengono poi proposti la conferenza tenuta il 17 novembre 1989 in occasione della XV edizione del Festival Internazionale di Teatro Universitario di Ricerca e Sperimentazione dell’Aquila e l’intervento alla XII edizione del progetto Il teatro vivo, promosso a partire dal 1998 dal Teatro Stabile di Bergamo (5 dicembre 2009).

Completano il numero la ricostruzione di Matteo Casari del teatro Nō della comunità di Matsuyama; il Diario del viaggio di Sara Gagliarducci e Valentina Nibid alla scoperta dell’Abruzzo; le indagini di Matteo Paoletti sulla diversa ricezione di Pirandello in Europa e in America latina e sul controverso rapporto tra il drammaturgo e il regime fascista; le considerazioni di Valentina Venturini su teatro e carcere e quelle di Varley sulla propria esperienza artistica negli anni Settanta. Una risposta, quest’ultima, al dossier Anni Settanta, teatro di gruppo, Italia, pubblicato sull’annuario 2020. Da segnalare anche l’approfondimento Su Ludwik Flaszen, con contributi di Leszek Kolankiewicz e Marina Fabbri, e le riflessioni di Schino sulla straordinaria presenza delle donne in posizioni forti nel teatro europeo e russo dell’Ottocento. Una caratteristica attestata da numerose testimonianze che sono state però trascurate dagli studi sulla condizione femminile, che hanno preferito esplorare difficoltà e limitazioni comunque presenti. Cambiare punto di vista e partire dal problema del loro “potere” permetterà, secondo l’autrice, di osservare il teatro del periodo da una angolazione nuova, a patto di non perdere di vista quelli che erano i valori dominanti del tempo. Solo così si potranno evitare forzature e anacronismi e ripensare in maniera inedita il teatro ottocentesco, la sua organizzazione, il suo rapporto con il pubblico.




di Lorena Vallieri


La copertina

cast indice del volume


 


 
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