Queste
due raccolte di saggi di Ferdinando Taviani curate da Mirella Schino
per leditore Bulzoni, inizialmente pensate come un dono per gli ottantanni dello studioso (1942-2020),
mettono a disposizione di ricercatori, studenti e appassionati una selezionata
antologia di scritti altrimenti dispersi in riviste e volumi miscellanei non
sempre facilmente reperibili. Consentono anche di conoscere e ricordare il magistero
di Taviani e le sue battaglie a favore del teatro indipendente. Merito delle
pagine di Schino che introducono entrambe le pubblicazioni e in cui, con parole
colme di affetto e riconoscenza, la curatrice racconta la natura di un intellettuale
di vasto respiro, di «un maestro della strada obliqua» (Il rossore
dellattrice, p. 17).
Allievo
di Giovanni Macchia, Taviani è stato a lungo un punto di riferimento per
teatranti e storici del teatro. Docente universitario, consigliere letterario
dellOdin Teatret e tra i fondatori della rivista «Teatro e Storia», ha
pubblicato reference books quali Il segreto della Commedia dellArte.
La memoria delle compagnie italiane del XVI, XVII e XVIII secolo (1982,
2007, con Mirella Schino). Un libro che ribalta il tradizionale modo di vedere
il teatro dei comici professionisti: scardinando quello che fino ad allora era
stato il mito della Commedia dellArte, sposta lattenzione sui problemi della
vita quotidiana degli attori, sui loro bisogni primari, sulle modalità di
produzione e di collaborazione, nonché sulla «loro capacità di resistere, di
difendersi e di combattere» (ivi, p. 27). In altre parole, sulle loro
«strategie di mestiere» (ibid.).
Da
ricordare anche La Commedia dellArte e la società barocca (1969); Il
libro dellOdin (1975, 1981); Teatro e spettacolo nel primo Ottocento
(1991, con Claudio Meldolesi); Uomini di scena, uomini di libro. Introduzione
alla letteratura teatrale italiana nel Novecento (1995, 2010); la curatela
e lideazione per “I Meridiani” della raccolta di Saggi e interventi di Luigi
Pirandello, con un lungo saggio introduttivo sul drammaturgo come uomo di
teatro (La minaccia di una fama divaricata) e una inedita testimonianza
di Andrea Pirandello (2006).
I
due volumi qui illustrati sono stati pensati come «libri leggibili, non grandi
tomi “da scaffale”» (Le visioni del teatro, p. 15) e indipendenti tra
loro, anche se con inevitabili, reciproci rimandi. Propongono rispettivamente venti
e tredici contributi sui principali campi di intervento di Taviani: lOttocento
dei Grandi Attori, il teatro del Novecento e, in particolare, lOdin Teatret e
lesperienza dellISTA (International School of Theatre Antropology) il primo; Scritti
sulla Commedia dellArte e non solo il secondo.
Le
visioni del teatro
si apre con quella che era stata lIntroduzione al XVI numero di
«Quaderni di teatro» (maggio 1982), in cui si discute il nodo di stretta
relazione e insieme di estraneità e distanza che caratterizza il rapporto tra spettatori
e attori, tra pubblico e teatro. Un tema affine a quello di Una storia
ricorrente, che ripercorre i diversi modi in cui alcuni romanzi hanno
utilizzato il racconto di una serata a teatro o della visione di uno spettacolo
come momento di svolta nella vita del protagonista.
Utile
la riproposta di uno scritto che è ancora un punto di riferimento per gli studi
sullo spettacolo del XIX secolo: La poesia dellattore ottocentesco, che
rivaluta larte del Grande Attore. Agli interpreti della scena è dedicato anche
lintervento Cieślak promemoria, tenuto nel corso di una giornata di
studi dedicata a Ryszard Cieślak, uno dei cardini del Teatr Laboratorium
di Grotowski. Con Amatorialità non viene trascurato neanche il
tema del dilettantismo e i suoi rapporti complessi e contraddittori con la
grande riforma teatrale europea di inizio Novecento. Da segnalare, infine, linserimento
di scritti introduttivi o di commento a lavori altrui, testi radiofonici,
nonché di alcune recensioni pensate per «Lindice dei libri del mese» di cui
era redattore. Gli uni e le altre contengono puntuali e in certi casi
insuperate riflessioni sul teatro del secolo scorso.
Il rossore
dellattrice si apre con le considerazioni ancora oggi fondamentali
espresse ne Lingresso della Commedia dellArte nella cultura del
Cinquecento. Pensate per lantologia Il teatro italiano del Rinascimento,
curata da Fabrizio Cruciani e Daniele Seragnoli per il Mulino
(1987), pongono laccento sulla rivoluzione teatrale operata dai comici
dellArte, ovvero quella di passare da uneconomia della festa a uneconomia di
mercato con tutto ciò che ne consegue. Molti dei punti essenziali per lo studio
del fenomeno erano già stati anticipati nella voce Pier Maria Cecchini
stilata per il Dizionario biografico degli italiani e ripresi nel
contributo che dà il titolo alla raccolta, dove il “rossore” non indica la
vergogna, ma il segno esemplare dellarte. Un saggio che, dedicato agli
attacchi al teatro, diventa una efficace trattazione sullattrice e sul suo potere
scenico. Lattrice diva per eccellenza Isabella Andreini è al centro del
«piccolo libro» (p. 192) Bella dAsia. Torquato Tasso, gli attori e
limmortalità che tocca problematiche quali lincomprensione tra studi del
teatro e studi letterari; tra le interpretazioni di un attore e la sua persona;
il modo in cui i comici costruivano la “forma” della loro fama e richiedevano
“rispetto”, anche attraverso un oculato uso della stampa.
Acute
poi le osservazioni sulla drammaturgia tragica – dallindagine su LAfrodite
di Adriano Valerini (Verona 1578) alla recensione delledizione del Teatro
di Jean Racine curata da Alberto Baretta Anguissola per “I
Meridiani” (2009) – e comica, attraverso alcune considerazioni sul Don
Giovanni o lestrema avventura del teatro di Silvia Carandini e Luciano
Mariti (2003) e su Il «Dom Juan» di Molière di Cesare Garboli
(2005). Infine, non manca il Taviani «attivo nel presente» (p. 79), grazie alle
intense pagine dedicate a Leo de Berardinis, che nel 1994 aveva recitato
Il ritorno di Scaramouche, e agli affettuosi ricordi di Meldolesi
e Fabrizio Cruciani.
di Lorena Vallieri
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