La
compagnia MOTUS apre la stagione autunnale 2023 de La democrazia del corpo a CANGO con Of the
Nightingale I Envy the Fate ( Dellusignolo invidio la sorte), il one
woman show di Stefania Tansini. La performance si ispira a
Cassandra, la profetessa di sfortune condannata a non essere ascoltata.
Come in Cuma – un lavoro di Michele Ifigenia recentemente presentato a Fabbrica
Europa – il personaggio mitologico è
reso in una duplice veste: da una parte come entità capace di suscitare paure e
inquietudini, dallaltra come potenziale vittima.
Nella penombra si percepiscono suoni diffusi
elettronicamente che rimandano a quelli presenti in natura, specie al canto
degli uccelli. Una sagoma illuminata di verde, antropomorfa ma con tratti
animaleschi, mostra lunghe ciglia rosa. Tra le labbra un piccolo strumento
aerofono col quale produce suoni acuti che vengono sapientemente campionati dal
vivo da Erico Casagrande e fusi con una musica gradevole che,
soprattutto sul finale, richiama la colonna sonora del film Dead Man (Jim
Jarmusch, 1995), composta da Neil Young.
Fin da subito la danzatrice attira su di sé lattenzione
degli spettatori, prima con uno sguardo inquisitorio e poi con il movimento più
o meno concitato delle mani, producendo ora ombre cinesi sulla parete di fondo,
ora effetti illusionistici. Il suo corpo assume forme ibride, non del tutto
umane; il costume richiama insieme un certo modello di femminilità, espressa da
alti stivali e da ciglia finte, e gli attributi di un animale fantastico. Si
tratta di una performance quasi “immersiva”, in cui il pubblico – un po
come il coro nellantico teatro greco – è esso stesso personaggio e testimone
di ciò che avviene. La platea è posta attorno a un lungo tappeto, rosa
anchesso, “ornato” da piume ammucchiate al suolo; la performer agisce
anche negli angoli più remoti della sala. Cè tuttavia il rischio, in questo
caso, di compromettere una fruizione ottimale, soprattutto dal punto di vista
visivo.

Un momento dello spettacolo © Lorenza Daverio
Nel
contesto di una scenografia glamour che richiama le sfilate di alta moda,
il mito di Cassandra viene scomodato per rievocare questioni di attualità, in
particolare di violenza. Un tentativo forse non del tutto riuscito poiché le
tematiche – complesse e inesauribili – rischiano di ridursi a meri slogan
come We were never meants to survive (Non siamo mai stati/e
destinati/e a sopravvivere). La donna dellattualità – Tansini – e il suo
doppio mitico – Cassandra – si sovrappongono in un modello femminile guerrigliero,
ribelle, forse anche un po carnefice, che con le mani sporche di sangue
imprime messaggi forti e significativi.
Eppure quella donna, che recita la poesia di Audre
Lorde, A Litany for Survival (Litania per la sopravvivenza),
sembra anchessa destinata a fallire nel suo intento. La rivisitazione del mito
in chiave pop può sconfinare
nel già visto; sorge infatti spontaneo il confronto con alcune rappresentazioni
iconiche della danza contemporanea, come ad esempio i lavori di Enzo Cosimi:
si pensi ad esempio alla sua trilogia dedicata allOrestea,
nella quale dimostra particolare
premura nel non ridurre il mito a concetto ma anzi di rendergli omaggio pur con
una personalissima – e modernissima – poetica. Anche i momenti
coreografici più deliranti di Of
the Nightingale I Envy the Fate non possono che rimandare a Calore (1982),
che già nel 2012 era stato – non a caso – scelto da Marinella Guatterini
per il Progetto RIC.CI (Reconstruction Italian Contemporary
Choreography) al fine di individuare un repertorio di danza contemporanea da
essere valorizzato e tramandato.
Il
suono dal vivo e le luci di Theo
Longuemare sono forse i veri grandi protagonisti dello spettacolo; entrambi
producono allucinazioni, effetti e colori sempre nuovi e conseguenti emozioni
contrastanti. Sono in grado, soprattutto, di evocare diversi personaggi sebbene
in scena ci sia soltanto Tansini, alla quale non si può non riconoscere
linstancabilità e la capacità di tenere sempre saldi su di sé gli occhi avidi dello
spettatore.
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