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Dimenticare la vendetta

di Benedetta Colasanti
  Le lacrime dell'Eroe
Data di pubblicazione su web 21/03/2023  

Le lacrime dell’Eroe è il terzo capitolo della trilogia che Enzo Cosimi ha dedicato all’Orestea. L’opera di Eschilo, composta dalle tragedie Agamennone, Coefore e Le Eumenidi e che fruttò al tragediografo la vittoria delle Grandi Dionisie del 458 a.C., viene riletta dal danzatore e coreografo romano in chiave squisitamente contemporanea.

La scena richiama un ambiente domestico: un tavolo, una sedia, un frullatore, due schermi laterali e alcune figure scure che, coperte da teli, incombono nella penombra sul lato destro. La danza contemporanea attinge spesso dal mondo classico, facendolo proprio e interrogandosi, attraverso di esso, su valori antichi e nuovi. All’epoca l’assoluzione di Oreste il matricida aveva determinato la nascita della democrazia; con un rito post-contemporaneo, Cosimi affida a un’intelligenza artificiale – creata appositamente da Marcello Cualbu e Felice Colucci – il compito di giudicare l’imputato. Non è un caso che oggi, nell’era della post-verità e della sovranità dell’algoritmo, le sorti dell’umanità siano affidate a una macchina.

L’intelligenza artificiale, interrogata da uno dei performer tramite il servizio di messaggistica Telegram, espone giudizi e opinioni che vengono proiettati sui suddetti schermi laterali. Il suo logos è irruente, meccanico, privo di toni, scarso di punteggiatura, difficile da afferrare. Dopo un primo dialogo tra uomo e macchina, lo spettacolo dal vivo prende il sopravvento, avvalendosi di tre danzatori abili e multiformi.

Le tematiche trattate sono varie e complesse: su quali basi poggia la “nostra” democrazia? Quali sono le derive del progresso tecnologico? Che ne sarà di categorie, se non minoritarie, maltrattate come quella femminile? Gli abiti di scena sembrano quasi violentare il corpo della donna, già storicamente tradito, sacrificato e maltrattato: lo scotch che copre appena il seno della danzatrice richiama – forse con obiettivi ed esiti diversi – l’abito verde di Calore, lavoro che nei primi anni Ottanta ha sancito il successo di Cosimi.

La ricerca di quest’ultimo è continua. Il coreografo attinge continuamente dall’esterno senza rinunciare ai propri riferimenti. Riesce inoltre a catturare lo spettatore all’interno del proprio mondo, in una dimensione colorata, pop, stravagante e al tempo stesso altamente significativa e comunicativa. Nonostante l’efficacia emotiva di alcune immagini, in Le lacrime dell’Eroe non c’è spazio per la provocazione: lo scopo è riflettere e farsi portavoce di istanze politico-sociali arcaiche ma ancora attuali.

Un momento dello spettacolo © Gino Rosa

Un momento dello spettacolo
© Gino Rosa

Il titolo del lavoro rimanda a un antieroe, raccontato nelle proprie debolezze. Ma al centro della scena c’è Clitemnestra, madre di Oreste, moglie e assassina di Agamennone. Sugli schermi laterali le parole dell’intelligenza artificiale lasciano spazio a truci proiezioni di un cuore triturato in un frullatore. È il simbolo dell’organo vitale dell’eroina, delle sue ragioni, delle sue azioni dettate dal sentimento eppure non giustificate. Allo stesso modo l’imputato, macchiato di un simile se non più grave delitto, viene assolto in nome di motivazioni ritenute nobili (vendicare il padre e punire così l’uxoricidio).

La coreografia mette in risalto le doti atletiche dei danzatori. Un notevole passo a tre sembra mostrare il femminile come entità a sé stante in balìa degli uomini, del loro “trattamento” e del loro giudizio. Alice Raffaelli è un’Eumenide (dea vendicatrice dei crimini contro la famiglia), è Clitemnestra, è madre, è donna tradita, è assassina. Nell’ambiguità dei numerosi passaggi da un ruolo all’altro è forte ed evidente il suo status di sposa e di donna mercificata e maltrattata. Ciò emerge in maniera acuta in una scena di nudo integrale: nella penombra, al ritmo incessante di una musica house, una donna svestita balla freneticamente mentre viene filmata da due individui con lo smartphone in mano. I video – non provocanti ma miseri e dissacranti – vengono proiettati sugli schermi laterali in tempo reale. Come sperimentiamo ogni giorno navigando in Internet o sui Social, le immagini amplificano la realtà, la vivisezionano, mostrano parti per il tutto, impedendoci una visione panoramica e più oggettiva.

Anche le sagome incappucciate poste a lato della scena vengono scoperte a mostrare corpi femminili devastati e segnati di vernice rossa. Lo stesso colore vermiglio campeggia sul petto di uno dei danzatori (Oreste?): «MOTHERS NEVER DIE». Anche in tempi contemporanei la maternità è un dovere – non vale lo stesso per la paternità – e l’invincibilità delle madri è data per scontata.

Lo spettacolo si conclude con la sentenza dell’intelligenza artificiale: Oreste è innocente, anche perché ha agito in nome del dio Apollo. Ha compiuto un gesto orribile ma viene assolto. Enzo Cosimi accetta la sentenza ma lascia un messaggio importante e necessario, suggerendo di «dimenticare la vendetta e trovare una giustizia che non abbia il sapore del sangue». Dopo secoli di battaglie sociali vinte solo in parte, è forse il momento di trovare una nuova strada?



Le lacrime dell'Eroe
cast cast & credits
 



© Hans Schubert  Spettacolo visto a CANGO (Firenze) il 4 marzo 2023

© Gino Rosa

Spettacolo visto a CANGO (Firenze) il 12 marzo 2023


 
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