In
concorso all80ª Mostra Internazionale dArte Cinematografica di Venezia, Nikolaj
Arcel – qui anche in veste di co-sceneggiatore – presenta Bastarden
a undici anni di distanza dal suo unico grande successo, Royal Affair (2012),
miglior interpretazione maschile (Mikkel Boe Følsgaard) e migliore
sceneggiatura alla Berlinale di quellanno. Ispirandosi al romanzo Kaptajnen
og Ann Barbara (2020) di Ida Jessen, il regista di Copenaghen sbarca
a Venezia come autpentico outsider nella corsa al Leone doro, infiammata come
non si vedeva da anni. A produrre questo film a metà strada tra un western e un
(melo)dramma storico è la “leggendaria” casa di produzione Zentropa, fondata
nel 1992 dal regista Lars von Trier e dal produttore Peter Aalbæk
Jensen e recentemente salita alla ribalta grazie al successo planetario di Un
altro giro (2020) di Thomas Vinterberg. Una scena del film Intorno
alla metà del XVIII secolo, il soldato in congedo Ludvig Kahlen (Mads
Mikkelsen) propone alla corte danese di fondare una colonia, in nome del re,
in cambio di un titolo nobiliare da sempre bramato. I funzionari accettano la
sua offerta consapevoli che limpresa si rivelerà impossibile da attuare: le
terre scelte dalluomo, site nella regione dello Jutland, risultano essere
riarse, brulle, aride. A rendere ancora più ardua la missione è la presenza di
nomadi, di apolidi ma soprattutto dellavido e sadico latifondista Frederik de
Schinkel (Simon Bennebjerg), disposto a tutto per ostacolare Ludvig e preservare
sia il proprio potere sullintera brughiera sia il rapporto con la propria
cugina e promessa sposa, invaghitasi nel frattempo proprio di Ludvig. Questultimo
viene convinto dal parroco della zona (Gustav Lindh) a nascondere una
coppia di servi di Schinkel da lui fuggiti: proprio con Ann Barbara (Amanda
Collin) il protagonista intesserà una relazione sentimentale fiorita
inaspettatamente e ostacolata nel tempo da insormontabili angherie nonché
condizioni avverse, metereologiche ma soprattutto “umane”.
Sullinterpretazione
di Mikkelsen torna utile una dichiarazione del suo connazionale Carl Theodor
Dreyer: «niente al mondo può essere paragonato al volto umano. È una terra
che non ci si stanca mai di esplorare». Il viso dellattore di Copenaghen
riesce infatti, attraverso impercettibili movimenti, a riassumere con
unefficacia incredibile tutta una serie di numerose emozioni, sensazioni,
drammi e desideri. La collaborazione tra Arcel e lattore risale proprio ai
tempi di Royal Affair, nello stesso anno in cui Mikkelsen firmava uno
dei titoli più incisivi della propria carriera: Il sospetto (2012) di
Vinterberg. Nel calderone delle questioni sollevate da Arcel è opportuno
menzionare la superstizione frutto dellignoranza, la lotta di classe,
lemancipazione femminile e il perseguimento dei propri sogni a discapito di
tutto. Anche la violenza assume un ruolo di rilievo in Bastarden, senza
tuttavia mai cadere nello splatter, lasciando anzi grande spazio
allimmaginazione dello spettatore. La parola chiave, per citare lantagonista,
è “caos”, condizione che anima luomo e la società in un crescendo di dolore,
orrori, sevizie e soprusi.  Una scena del film
Ma
il film è anche una storia damore, fatta di scelte sbagliate, di sogni
infranti come di slanci di orgoglio, di perdoni e di vendette. Lautore gioca
sul sicuro? Rimane in una zona confortevole? Si poggia forse un po troppo su
una struttura consolidata senza mai protendere verso scelte registiche
coraggiose? Forse sì. Sta di fatto che limpianto drammaturgico – ancorato abilmente
al dramma storico – è intrigante, struggente e avvincente dal primo allultimo
minuto. Salvo qualche inserto didascalico abbiamo di fronte un film solido, maturo
e inattaccabile dal punto di vista della scrittura, della messa in scena e
anche delle interpretazioni. Insomma, come prima volta al Lido è stato per
Arcel un battesimo sicuramente memorabile.
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