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La Storia in salsa soap

di Sara Mamone
  A Royal Affair
Data di pubblicazione su web 17/02/2012  

 

Ci risiamo: un altro film ben fatto, dispendioso, elegante e non immune da pretese (più o meno come White deer plain di Wang Quan’an dedicato alla storia di un villaggio cinese tra il 1912 e il 1937) ma sostanzialmente inerte. Non certo nelle intenzioni (che anzi anche in questo somigliano per la volontà dei loro autori di fare i conti con la storia del proprio paese) ma nel risultato privo di interesse se non storiografico certo cinematografico. Se l’opera del cineasta cinese rimanda almeno ai fasti visivi dell’opulenza immaginifica di Zhang Yimou, il giovane danese sceglie invece il nitore luministico dell’atmosfera nordica e un taglio narrativo “illuministico” cioè didattico che ben si attaglia alla storia da raccontare ma non travolge certo lo spettatore. Che se ne sta lì davanti ad un teleromanzone assai corretto nella grammatica filmica ma non così immune da libertà creative da valer almeno come ripasso scolastico.

 


 

Il protagonista infatti, il dottor Johann Friedrich Strunsee (poi conte, favorito del folle re Cristiano VII di Danimarca e quindi amante della di lui moglie la povera innocente Carolina Matilde d’Inghilterra) che i ritratti ci presentano come uno slavatone viene incarnato da Mads Mikkelsen, dall’aspetto di irresistibile avventuriero mediterraneo. Il che mette subito in secondo piano la sua fede illuminista e il suo legame, anche ideologico, coi fragili sovrani. La sua abilità nel controllare gli alterati stati mentali del sovrano e la sua sincera fede nell’avvento dei lumi, i suoi interventi a favore dei contadini e i suoi tentativi di riforma restano come proclami. Tutto l’interesse si volge all’“affair” con la regina: ai balli, agli amplessi, ai turbinii di trine e sospiri. Sì, uno sparuto numero di figuranti di tanto in tanto viene inquadrato lacero e stizzoso, alcuni personaggi secondari si assumono il compito di rappresentare la corte retriva e la sua corruzione ma la regina madre ha lo sguardo inflessibile di una inevitabile Malefica e a poco servono le crudezze finali, con il vertiginoso riassunto dell’esecuzione sulla ghigliottina, della deposizione del re e dell’allontanamento della regina dal trono e dai suoi figli. I quali, ormai cresciuti, vengono finalmente edotti da una lettera nella quale la madre (che non avrebbero mai più rivisto) narra l’intera storia, mettendo in luce sia pur indirettamente la violenza a cui, anche di condizione regale, la donna era di fatto sottoposta. Ma anche questi temi sono ormai merce corrente.

 


 
Stanno tornando, dopo anni di demonizzazione, le voci off, i racconti in prima o terza persona che fanno da filo conduttore all’intera vicenda. Per una curiosa coincidenza creativa l’identica struttura è la protagonista del ben diversamente interessante War Witch in cui la giovanissima madre bambina-guerriera congolese racconta al proprio figlio non ancora nato la storia della sua tragica vita, sperando che questa confidenza la induca a non odiarlo e allontani da lui il rancore per lo stupro di cui è stata vittima.



A Royal Affair
cast cast & credits
 
La locandina




 
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