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72° Festival internazionale del cinema di Berlino 2022

di Giuseppe Mattia
  Berlino 2022
Data di pubblicazione su web 08/02/2022  

«Il cinema è un modo per presentare e portare differenti culture qui a Berlino. Come ha detto Mariette Rissenbeek la selezione di quest’anno è stata come sempre molto eccitante, un lungo viaggio, ma è stata anche una sfida più grande del solito. Abbiamo deciso di portare avanti il Festival in presenza perché pensiamo che l’esperienza collettiva sia centrale». Così il direttore artistico Carlo Chatrian mette in chiaro, nonostante la risalita dei contagi dovuta alla stagione invernale, l’intenzione di prendere di petto la situazione con prudenza ma anche con decisione. Es lebe das Kino!

Per la prima volta dal 2020 nella capitale tedesca si ritorna in presenza, seppur con una riduzione del numero dei giorni, della capienza delle sale (ridotta al 50%) e delle opere presenti. La direttrice esecutiva Rissenbeek e Chatrian, tramite una diretta Facebook, hanno annunciato qualche settimana fa i film in concorso dell’attesissimo 72° Festival internazionale del cinema di Berlino che avrà luogo dal 10 al 20 febbraio 2022. I due principali organizzatori hanno confessato di aver incontrato numerose difficoltà per via dei provvedimenti sanitari dovuti alla pandemia. Tra le decisioni più drastiche quella di trasferire in rete eventi come il Film Market e il Talent Campus. A proposito degli spettatori, sarà consentito l’accesso solo a quelli in possesso della dose booster o, qualora ne siano sprovvisti, di un tampone negativo eseguito entro le ventiquattro ore precedenti all’entrata in sala. I biglietti potranno essere acquistati solo on line e saranno obbligatorie per tutti le mascherine FFP2.

La sezione principale è composta da diciotto film provenienti da ben quindici paesi. L’Italia sarà rappresentata da Paolo Taviani che presenterà Leonora addio, a dieci anni di distanza dalla vittoria dell’Orso d’oro con Cesare deve morire (2012), co-diretto insieme al compianto fratello Vittorio: il maestro di San Miniato racconta dei (ben) tre funerali di Pirandello, intrecciando le vicende con l’uccisione, avvenuta a Brooklyn, di un giovane immigrato siciliano. Il film d’apertura sarà Peter Von Kant di François Ozon, libero adattamento del quasi omonimo capolavoro di Rainer Werner Fassbinder Le lacrime amare di Petra von Kant (Die bitteren Tränen der Petra von Kant, 1972). Tra gli altri contendenti si segnalano la regista elvetica Ursula Meier con La ligne, dramma familiare tra madre e figlia – con la presenza della sempre più “internazionale” Valeria Bruni Tedeschi – e il documentarista cambogiano Rithy Panh con Everything will be ok, titolo che trae origine da uno slogan sulla t-shirt di un adolescente ucciso durante le proteste in Myanmar. L’opera si avvarrà di marionette che porteranno in scena i lati oscuri del totalitarismo e della democrazia. Nel film cinese Yin Ru Chen Yan (Return to Dust), Li Ruijun ritrae invece una coppia abbandonata dalle famiglie e costretta a un matrimonio combinato.

Attenzione particolare va riservata anche a Call Jane, film d’esordio dell’autrice teatrale Phyllis Nagy sceneggiatrice di Carol (2015) di Todd Haynes – con protagoniste Elizabeth Banks e Sigourney Weaver, sul movimento clandestino Jane Collective a favore dell’aborto nella Chicago degli anni Sessanta. A quattro anni dalla buona prova Amanda, presentata a Venezia nella sezione Orizzonti, il regista francese Mikhaël Hers ritorna al cinema con Les passagers de la nuit, interpretato da attrici del calibro di Emmanuelle Béart e Charlotte Gainsbourg. Dopo aver interpretato un ruolo di rilievo nel fantascientifico High Life (2018), Juliette Binoche torna a lavorare con Claire Denis in Avec amour et acharnement, storia di un triangolo amoroso nel quale una donna si ritrova tra due ingombranti figure maschili: l’attuale partner di lunga data e il suo migliore amico nonché ex fidanzato. Attesa trepidante per Rimini del pluripremiato regista austriaco Ulrich Seidl, storia di due fratelli che vivono a migliaia di chilometri di distanza tra loro ma che saranno uniti e raggiunti da un passato incombente.

Il pluripremiato autore sudcoreano Hong Sangsoo – vincitore l’anno scorso dell’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura per Introduction – partecipa con So-seol-ga-ui yeong-hwa, storia di una scrittrice in visita a una libreria gestita da una collega più giovane di cui ha perso i contatti. L’anteprima mondiale Drii Winter (A Piece of Sky) di Michael Koch esplora invece i tentativi di una coppia in crisi volti a salvare la propria relazione, il tutto in un remoto villaggio di montagna. Grande attesa anche per l’autobiografico Alcarràs, secondo lungometraggio di Carla Simón che ripercorre la propria infanzia minacciata da uno sfratto che sembra inevitabile. Mina vagante Nana (Before, Now & Then) della regista indonesiana Kamila Andini sulla voglia di rivalsa di una moglie e di un’amante in cerca di libertà. La riscoperta dell’amore (impossibile) tra una signora e un ragazzo è al centro di A E I O U - Das schnelle Alphabet der Liebe di Nicolette Krebitz, mentre il navigato Andreas Dresen racconta in Rabiye Kurnaz gegen George W. Bush della struggente lotta per la libertà del figlio, prigioniero a Guantanamo, da parte della madre turca che si ritrova a battagliare presso la Corte Suprema di Washington.

Altro esordio alla regia quello della montatrice Natalia López Gallardo in Robe of Gems, sul rapporto tra una donna e la sua governante invischiata in affari loschi legati al narcotraffico, mentre il regista di Girona Isaki Lacuesta, in Un año, una noche, segue il percorso di una coppia di giovani per superare il trauma psicologico originato da un attacco terroristico al quale sono sopravvissuti. A concludere la rassegna Un été comme ça del regista canadese Denis Côté sul tentativo di tre donne di giungere alla fine di un percorso terapeutico che ingloba paure, trami e problemi sessuali.

Nel complesso, la selezione sembra segnare un ritorno ai cosiddetti “film d’arte” (Taviani, Lacuesta) a discapito di film “di contenuti”. Emerge inoltre una netta prevalenza delle cinematografie più tradizionali (quattordici) rispetto a quelle emergenti (quattro), rappresentate da produzioni provenienti da Indonesia, Cina, Cambogia e Corea del Sud. Anche questo è un segno dei tempi, in un contesto globale afflitto dalle difficoltà di comunicazione dell’era Covid e dalla scelta obbligata di ripiegare su orizzonti più angusti rispetto alla tendenza esplorativa e sperimentale degli anni passati.

Per quanto riguarda la giuria ufficiale, essa sarà presieduta dal regista di origini indiane M. Night Shyamalan, che si avvarrà di una compagine variegata e di tutto rispetto: il produttore tunisino Saïd Ben Saïd; il regista giapponese Ryûsuke Hamaguchi, vincitore nel 2022 del Golden Globe con Drive My Car; l’attrice danese Connie Nielsen; la regista e sceneggiatrice di Erfurt Anne Zohra Berrached; il regista brasiliano Karim Aïnouz; e infine la scrittrice zimbabwese Tsitsi Dangarembga. I membri della giuria che assegneranno i premi della sezione Encounters saranno invece Chiara Maranon, direttrice dei contenuti della piattaforma Mubi, il regista inglese Ben Rivers e il regista svizzero Silvan Zürcher. Interessante e coraggiosa la scelta di nomi provenienti da realtà così diverse tra loro.

La sezione Berlinale Special sarà composta da quindici titoli provenienti da dodici paesi: otto lungometraggi di finzione, sei documentari e due cortometraggi. A dieci anni di distanza da Dracula 3D (2012), ci sarà l’atteso ritorno al cinema di Dario Argento con il suo Gli occhiali neri, interpretato dalla figlia Asia e da Ylenia Pastorelli. Tra i nomi più roboanti in questa sezione si annoverano Emma Thompson in Good Luck to You, Leo Grande di Sophie Hyde; il cantautore Nick Cave nel documentario This Much I Know to Be True di Andrew Dominik; Nikolaj Coster-Waldau in Against the Ice di Peter Flinth; l’immensa Isabelle Huppert (vincitrice dell’Orso onorario) in About Joan di Laurent Lariviere.

Più Italia sicuramente nella sezione Panorama, solitamente dedicata a piccole produzioni indipendenti e artistiche: tra i tredici titoli presenti spiccano Una femmina di Francesco Costabile – su una donna che fronteggia la ’ndrangheta dopo che la madre è stata uccisa a causa di un codice che pochi osano sfidare – e la storia di formazione adolescenziale Calcinculo di Chiara Bellosi. In Panorama Dokumente ci sarà invece il documentario Nel mio nome di Nicolò Bassetti, storia di tre uomini transessuali. Si segnala inoltre la sezione “cinefila” Encounters, finalizzata a promuovere opere esteticamente audaci, ambiziose, di registi indipendenti e innovativi; tra i titoli più attesi Flux Gourmet di Peter Strickland e Coma di Bertrand Bonello.

Tornando alla sezione principe, quella del Covid sarà una tematica programmaticamente “evitata” dagli autori, che si soffermeranno su contesti familiari e sulla presenza, positiva o meno, del sentimento amoroso, delle emozioni, delle sensazioni: praticamente tutto ciò che più ci è stato negato negli ultimi due anni. Duecentocinquantasei titoli in totale, tra corti e lungometraggi, con l’auspicio di poter riavvicinare gli spettatori alla tanto agognata “normalità”.

 

IN CONCORSO

 

AEIOU – Das schnelle Alphabet der Liebe di Nicolette Krebitz (Germania, Francia)


Alcarràs di Carla Simón (Spagna, Italia)


Avec amour et acharnement di Clair Denis (Francia)


Call Jane di Phyllis Nagy (Stati Uniti d’America)


Drii winter di Michael Koch (Svizzera, Germania)


Un été comme ça di Denis Côté (Canada)


Everything will be ok di Rithy Panh (Francia, Cambogia)


Leonora addio di Paolo Taviani (Italia)


La ligne di Ursula Meier (Svizzera, Francia, Belgio)


Nana di Kamila Andini (Indonesia)

 

Les passegers de la nuit di Mikhaël Hers (Francia)

 

Rimini di Ulrich Seidl (Austria, Francia, Germania)

 

Rabiye Kurnaz gegen George W. Bush di Andreas Dresen (Germania, Francia)

 

Robe of Gems di Natalia López Gallardo (Messico, Argentina, Stati Uniti d’America)

 

So-seol-ga-ui yeong-hwa di Hong Sangsoo (Corea del Sud)

 

Un año, una noche di Isaki Lacuesta (Spagna, Francia)

 

Yin Ru Chen Yan di Li Ruijun (Cina)

 

Peter von Kant di François Ozon (Francia)






Per l’elenco completo dei film, visita il sito ufficiale della Berlinale










M. Night Shyamalan, 
presidente di giuria al 
72° Festival internazionale del cinema di Berlino 

 
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