Londra, 2020. In lockdown
causa Covid lei, donna in carriera organizzatrice di eventi, lui autista di
camion dal passato burrascoso, si ritrovano segregati a condividere una
profonda crisi di coppia. Inaspettatamente il destino li metterà di fronte a
una scelta (non solo di vita) che potrebbe cambiare per sempre le loro esistenze.
Già diverse riviste
specializzate (quali «Bianco e nero» e «Segnocinema») si sono occupate
dellimpatto che ha avuto il Covid sul cinema: al di là della questione sale- streaming-ricavi-mancate
uscite, la riflessione si è concentrata, e si dovrà ancora concentrare, non
solo su come i registi si sono “adattati al virus” tecnicamente, ma anche
narrativamente: loggettività del quotidiano, lesposizione sempre più
massiccia agli schermi ( monitor, tablet, smartphone) per
trovare una rinnovata “vicinanza”, la centralità dellimmagine della casa come
“rifugio”. Su queste prospettive si era già mosso Malcolm & Marie (primo
film a essere realizzato in piena pandemia). Sulla stessa linea donda si
sviluppa questa nuova pellicola di Doug Liman.
Già il titolo è
emblematico: da un lato indica la chiusura forzata che tutti conosciamo,
dallaltro il concetto stesso di “blocco”, questa volta quanto mai chiaramente emotivo
più che fisico. Girato in una Londra completamente vuota causa lockdown,
il regista sfrutta la serrata sceneggiatura di Steven Knight (noto per La
promessa dellassassino, 2007) spingendosi verso quella che poi diventa una
profonda indagine sociale di tipo sperimentale. Tornano utili le parole di Krzysztof
Kieślowski in unintervista del 1989: «Ogni uomo, quando è osservato,
presenta sempre un lato chiaro e uno oscuro: il primo è quello sociale, il
secondo è il complesso delle sue sensazioni, dei suoi stati danimo, dei suoi
pensieri. Nel film di fiction, posso tentare di narrare direttamente il lato
oscuro, quel mistero che ogni uomo porta dentro di sé e che deriva dal suo
rapporto unico nei confronti della vita». Non a caso le prime inquadrature
ritraggono un piccolo riccio che cerca di arrampicarsi su dei gradini: metafora
chiarissima dei protagonisti che, appena messi di fronte a delle scelte
(positive e non) o dei pericoli, tirano fuori gli aculei, pronti ad attaccare
ma soprattutto a proteggersi (forse non solo sé stessi).
Una scena del film
Tralasciando la
spettacolarità, il regista esce dai suoi canoni action-fantascientifici
(ha diretto linteressante Edge of Tomorrow - Senza domani, nel 2014, e
il primo film dedicato alla serie del misterioso Jason Bourne, The Bourne
Identity, nel 2002) e si chiude in casa con i protagonisti, teatralizza
i loro movimenti, li tallona (con precisi movimenti di macchina a spalla), dando
la possibilità ai due attori protagonisti di esprimersi al meglio e poggiare
sulle loro interpretazioni tutto il film. Chiwetel Ejiofor e Anne
Hathaway non sono che un pretesto per rappresentare la dualità dellessere
umano di fronte allemergenza pandemica, sociale e privata (e si noti ancora la
vicinanza con il già citato Malcolm & Marie: coppia rinchiusa in una
casa, crisi profonda, soluzione finale ambigua). Il primo dona una recitazione
nervosa e schizofrenica, controcorrente rispetto al passato e impaurito dal presente
(usa una sorta di bandana da bandito come mascherina); la seconda è cinica, spietata,
ambigua, fumatrice incallita e quasi alcolizzata, ma rinchiusa in casa
terrorizzata dal virus, la prima a indossare la mascherina. Liman, per
aumentare il senso di distacco, non solo sociale, ma intimo tra i protagonisti
(metafora di un discorso molto più ampio), li moltiplica attraverso schermi di tablet,
portatili, programmi di videocall, per catapultarci nella problematicità
del rapporto morboso tra contemporaneo e nuovissimi media.
Discorso a parte merita
la componente sonora: il silenzio regna nel film e lunica musica
extradiegetica è nei minuti finali, a enfatizzare il passaggio della decisione dei
protagonisti e a trasformare, purtroppo, quello che era partito come un film
stimolante (e quasi documentaristico) in un heist movie, più nelle corde
del regista. Più Kieślowski e meno action: forse il film avrebbe vinto in
drammaturgia, originalità, spinta metaforica.
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