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English Folk Expo/Manchester Folk Festival

di Michele Manzotti
  English Folk Expo/Manchester Folk Festival
Data di pubblicazione su web 06/11/2019  

«Il nostro simbolo è l’ape operaia, che deriva dalla nostra storia industriale. Oggi l’economia è cambiata, ma siamo una città in pieno sviluppo. Inoltre Manchester è sempre più multiculturale e qui insegniamo la tolleranza. Siamo quindi molto contenti di ospitare il festival folk». È stato il sindaco (Lord Mayor) Abid Latif Chohan, originario del Punjab, a dare il benvenuto ai delegati dell’English Folk Expo, un organismo di operatori culturali che ogni anno si riunisce a Manchester in sinergia con il Manchester Folk Festival, rassegna aperta al pubblico. I delegati dell’Expo hanno comunque la possibilità di partecipare anche a concerti collaterali dove scoprire artisti emergenti.

I giovani. Partiamo proprio da questi, anche se in alcuni casi ci troviamo di fronte ad artisti che hanno già ottenuto riconoscimenti importanti. Ad esempio, la Showcase Scotland Expo ha presentato quattro realtà, tra cui Brìghde Chaimbeul, arrivata sull’onda della vittoria nella categoria Horizon ai Bbc Folk Awards. Un’artista coraggiosa che si presenta da sola con la bagpipe presentando un recupero prezioso dei suoni della propria terra. Citiamo anche i Talisk, nominati gruppo scozzese dell’anno nel 2017. Un trio caratterizzato da un virtuosismo che vuole catturare l’ascoltatore, un po’ troppo basato su dinamiche forti rispetto a sfumature melodico-armoniche.


Brìghde Chaimbeul
@ Foto ufficiale dal programma del festival

La mattinata curata dall’English Folk Dance and Song Society, che sovvenziona progetti specifici di supporto ai musicisti, è iniziata con un artista straordinario. Thom Ashworth è cantante e bassista: con il suo basso acustico accompagna canzoni originali e tradizionali con classe. Voce baritonale di grande fascino, può ambire a traguardi importanti se ben supportato da una produzione dal vivo e da una buona distribuzione discografica. Anche la giovane violinista Nicola Beazley ha convinto per la sua proposta di abbinare il suono degli archi folk a una banda di ottoni, una prassi tipica del Nord dell’Inghilterra. Brani interamente strumentali tra originali e della tradizione sono eseguiti con freschezza e competenza. Altri giovani sono stati protagonisti al Late Night Bar, i concerti a tarda sera organizzati nel ristorante del centro polivalente Home. Citiamo per tutti Amy May Ellis. La giovane cantautrice con voce e ukulele ha presentato quattro brani in uno stile acustico con suoni essenziali ma efficaci e con un canto che parte a volume basso per poi raggiungerne uno alto e dalla frequenza perfetta. Già sostenuta dall’etichetta Rough Trade per il suo primo Ep, non ci stupiremmo di trovarla nel giro di qualche anno sul Main Stage di un festival importante.

I big. Ci piace chiamarli così perché sono molto conosciuti oltremanica, non necessariamente in ambito folk. La presenza femminile in questo caso è stata preponderante. Partiamo da colei che, secondo formule abusate, potrebbe considerarsi l’erede di Billy Bragg. Grace Petrie, cantautrice di Leicester, è una forza della natura; si definisce artista di protesta e considera il suo tour un modo per mandare a casa i conservatori. Sa come coinvolgere il pubblico sia con le parole con cui introduce i brani sia, e specialmente, con la musica. Armata della sola chitarra, presenta canzoni piene di ritmo e di grande qualità, con la melodia che arriva immediatamente a chi ascolta.

Completamente differente come stile, ma altrettanto efficace nella realizzazione della sua proposta, è Kate Rusby. Protagonista di un set affascinante, ha dimostrato le grandi doti di scrittura della folksinger ascoltata da noi la prima volta ai Bbc Folk Awards del 2006. Da allora la sua fama si è consolidata grazie alla sostanza del materiale che ha scritto in questo lasso di tempo. La voce, accompagnata da un solido quartetto di musicisti, è l’altro punto di forza. Le canzoni, a partire da quelle dell’ultimo disco Philosophers, Poets & Kings, mostrano al meglio come la tradizione venga incanalata in una contemporaneità di livello eccellente.

Citiamo con piacere anche due progetti dove la musica si sposa a testi scritti per accompagnare la narrazione alle note: quello di Rowan Rheingans, chiamato Dispatched on the Red Dress, è la storia della nonna nella Germania degli anni ’40. Vicende personali e collettive si intrecciano in uno spettacolo raffinato e dai momenti musicali di eccellenza. Rowan, che suona violino, viola, banjo e chitarra, talvolta usa una base per supportare il testo recitato. L’altro progetto, Inversion, curato da Belinda O’Hooley, è un ritorno alle origini irlandesi del padre scomparso due anni fa. Belinda ha eseguito musica per pianoforte solo, tranne che in due brani in cui ha anche recitato versi, e in uno affidato alla sola voce. Le atmosfere popolari sono state trasformate con un linguaggio classico eseguite con un’ottima tecnica evidenziando la cantabilità.


Kathryn Roberts & Sean Lakeman
@ Foto ufficiale dal programma del festival

Concludiamo la sezione big con la coppia nella vita e nell’arte formata da Kathryn Roberts e Sean Lakeman. Il duo ha presentato un programma ben bilanciato fra brani tradizionali, originali e cover. Il materiale proprio è costruito con gusto ed eseguito con maestria, con la chitarra di Lakeman che colpisce per la cantabilità nelle corde basse e per la vocazione al ritmo. Roberts canta con autorevolezza nel suo registro medio. Vario anche il loro stile con momenti legati ai linguaggi popolari e altri con il gusto del vaudeville.

Bbc Folk Awards. La serata non faceva parte del festival, ma ne è stato il giusto prologo. La cerimonia annuale di consegna dei riconoscimenti si è tenuta alla Brigdewater Hall ed è stata presentata come d’abitudine da Mike Harding, conduttore su Bbc Radio 2 di un suo programma dedicato al folk. Rispetto alle tre edizioni precedenti (2006, 2015 e 2016) alle quali abbiamo assistito, è parsa un’edizione sottotono, anche se la buona musica non è mancata. Guardando al gruppo degli artisti nominati e i vincitori, stavolta abbiamo notato la tendenza ad andare oltre i confini isolani. Sechou Keita infatti si è imposto come musicista dell’anno e come componente del miglior duo insieme alla gallese Catrin Finch. Originario del Senegal (quindi non di un paese anglofono), con la sua kora si è saputo integrare al meglio nella musica folk inglese trasportando suoni che si sono accompagnati senza sforzo apparente con l’arpa di Finch. Un brano strumentale eseguito durante la serata lo ha dimostrato al meglio. I premi alla carriera Lifetime Achievement Awards sono andati agli irlandesi Dervish, che hanno chiuso la serata, e a Wizz Jones. È stato l’ottantenne chitarrista e cantautore l’altra star della serata: il suo stile strumentale, ispirato dal blues e accompagnato nella sua storia musicale a quelli di John Renbourn e Bert Jansch, ha testimoniato la grande sostanza del folk acustico inglese, una scuola che è punto di riferimento imprescindibile per le generazioni future.



English Folk Expo/Manchester Folk Festival



cast cast & credits
 
trama trama



















da sinistra Tom Besford (English Folk Expo), Abid Latif Chohan (sindaco di Manchester), Michele Manzotti, David Agnew (Manchester Folk Festival)



























Grace Petrie
@ Foto ufficiale dal programma del festival

 
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