Il libro raccoglie esperienze
darte e di vita, nate da uno sguardo concentrato sulle manifestazioni
performative e interessato alla loro documentazione, fra storia, sociologia e
originalità creativa dei mezzi impiegati. Due artisti, autori ciascuno di unopera
dal soggetto comune, collaborano a un lavoro di fusione ulteriore e ne nasce il
resoconto delle loro singolarità e interferenze. Ad esso saggiunge il
contributo della studiosa e storica del teatro, Béatrice Picon-Vallin, frutto
dellosservazione critica delle attività spettacolari dedicate allo spazio
pubblico e ai loro documenti (cfr. la nostra recensione a Les Théâtres
documentaires). Il tema qui affrontato riguarda il fenomeno dellesclusione e della
morte solitaria nelle società «liberali». Situazioni e comportamenti consueti
nelle città, dove tante persone marginalizzate vivono e muoiono, sconosciute e
abbandonate.
Emmanuel Vigier, autore di video per il web,
tratta qui della sua opera Terres communes (2012). Alix Denambride è
lautrice di Terre commune, testo ispirato a quellesperienza e da lei
messo in scena (2017). In quanto ricerca di portata sociale, oltre che
artistica, la composizione di Vigier partecipa allimpegno dun gruppo di
cittadini di fronte alla morte e alla vita dei senza-fissa-dimora, e lo
rappresenta in un «film hybride et interactif [qui] convoque différentes
matières, textes, photographies, créations sonores, séquences de cinéma
documentaire» (p. 39). Sadegua alle tecniche di codificazione e conservazione
standardizzate della rete, per cui il lettore può fruire dellopera accedendovi
mediante QR code.
Nellorganizzazione testuale della pièce, la
drammaturga comprende lutilizzazione delle immagini e di altri complementi
espressivi, in un copione destinato alla rappresentazione allaperto e di sera.
Il dispositivo scenico e le sue funzioni sono progettati per condizioni
periferiche urbane. Una baracca e un cartellone pubblicitario indicano
sinteticamente la convivenza assurda e tragica della società dei consumi con
gli esclusi chessa produce: «Le décor se fait lécho du réel. Le réel des lieux des vies,
mais aussi des lieux des morts. Tout dabord
terrain vague, lespace devient peu à peu celui du cimetière» (p. 57).
La vicenda si svolge in cinque
scene. Momenti tipici della scrittura e della tensione drammatica sorgono
dallambientazione presso un cumulo di rifiuti (Au rebut), dove
sintrecciano le voci dei protagonisti. Si distinguono le voci della morta
Marie e di X, suo fantasma (interpretate dallautrice), fra quelle dun uomo (con più ruoli), duna giornalista e di altri,
provenienti da altoparlanti piazzati al suolo. È il guidatore del furgone,
anche becchino, a scoprire il cadavere di Marie/X nella spazzatura. Così si
forma il mélange di verità straziante e di dolente immaginazione nel
dialogo della figura sdoppiata: due voci, due personalità che rievocano le
circostanze e i sentimenti di chi vive in strada: «Dehors était chez nous! Pourquoi je dis dehors? Parce
que cest beau dehors? Parce que cest poétique dehors! Parce que dehors cest une promesse» (p. 62).
In Paysage doutre-tombe, figurazioni simboliche, ma
topograficamente vere, nascono dallenumerazione della morta mentre depone
fiori sulle tombe in una sequenza danzata. Danza che si ripete quando
Étienne, sfruttando limmagine duna donna sullo schermo, coinvolge X in un
macabro rito funebre. Linumazione di Marie è fatta interagire con
lidentificazione della morta con una miss o diva del cinema. La toilette
richiama metaforicamente la necessità di purezza e dinnocenza, in persone
pervase da un insistente senso di colpa. Lavare il corpo, comporlo per la
sepoltura, acutizza il desiderio, fino al bisogno di fare lamore. Avviene al cimitero,
con accenti ironici e surreali. La veillée usa la celeberrima canzone
Bang bang come una specie di antidoto alla retorica della preghiera
proposta da un Prete. X / Marie indossa la fascia, con la scritta «divertissement
intéressant», raccolta da una corona funebre. La parodia di Miss France muta
nellapprezzamento del ritorno alla terra, nel «revenir si concrètement à ses
racines» (p. 78). La pièce si
chiude con la demolizione della baracca e laccensione duno slogan luminoso
augurale: «Passer une nuit à la belle étoile» (p. 79).
Alla rappresentazione, lautrice
aggiungeva una notizia sullo spunto del lavoro e sui rapporti personali che dal
2013 la coinvolgono e che comprendono tre personaggi reali, inseriti
nellindagine filmata e nella fiction.
Da testimoni diventati protagonisti, essi si chiamano Mireille Denoyer (1936), Étienne
Grosdidier (1969-2014), Mihajl Sabo, detto Michaël (1943). Nellincontro con
Mireille, Alix scopre laccompagnamento alle sepolture in fosse comuni nel
cimitero Saint-Pierre di Marsiglia. Il bisogno di teatralizzare unassenza e un
oblio imperdonabili, per restituire alla città il senso della morte che
veramente accomuna tutti, è confessato. Gli autori colgono infatti da Jean
Genet, LÉtrange Mot d…, lexergo ammonitore sulla necessaria
funzione celebrativa dei morti nel luogo della convivenza umana.
NellIntervista,
Picon-Vallin raccoglie e analizza il significato del lavoro, i motivi delle
scelte, le tappe problematiche del percorso. Riesce a fare emergere, per sé e
per i lettori, i nuclei importanti dellavventura, gli stili compositivi sia
del documentario, sia del racconto scenico. Non sempre le domande trovano
risposte esaurienti; ma sempre, suscitandone di nuove, concorrono a un bilancio
equo fra realtà e finzione, fra il documento e la sua poetica espressione.
di Gianni Poli
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