Un
libro denso nel contenuto e fluido nello stile. Breve e documentato. È
apprezzabile il lavoro della giovane ricercatrice Maddalena Giovannelli. Il
focus dellindagine è la commedia di Aristofane: un oggetto di studio
multidisciplinare (letterario-filologico, performativo, politico, storico) che
lautrice ha il merito di inquadrare nellampio contesto del teatro greco
comico e non solo. Sono infatti numerosi i riferimenti alla tragedia. Il
metodo è dichiarato apertis verbis
nellintroduzione: «il ritorno al testo antico alla luce di nuove categorie,
nuove tendenze artistiche e nuovi studi capaci di rischiarare zone dombra
delloriginale» (pp. 9-10). È il movimento inverso rispetto allavvicinamento
del mondo classico al presente e al tentativo di individuare nel teatro antico
chiavi esegetiche della contemporaneità. Lo studio si pone programmaticamente
nella prospettiva dei performance studies
che propongono lanalisi del dramma antico alla luce dello spettacolo
contemporaneo. Presupposto imprescindibile: una solida conoscenza delle
specificità della comunicazione teatrale che Giovannelli dimostra di possedere.
Il risultato è una sintesi chiara sia delle peculiarità della commedia antica sia
delle sue eredità sulla scena di oggi, sulla scia dei molteplici studi di Martina Treu (e.g. Il teatro antico nel
Novecento, Roma, Carocci, 2009). La
trattazione affronta i problemi legati allo spazio con particolare attenzione
alle indicazioni sceniche e alla porta (pp. 15-52); la partecipazione attiva
dellattore e del pubblico nellambito della drammaturgia aristofanea (pp.
53-89); le traduzioni e le riscritture di Aristofane (91-108). La
raccolta delle cosiddette “didascalie sceniche” presenti in Rane, Acarnesi, Uccelli e Donne al parlamento (pp. 20-25) ne
evidenzia la complessiva esiguità. È infatti il “linguaggio figurale”
aristofaneo che amplifica la fruizione multisensoriale della commedia. Opsis inclusa. È propriamente riferibile
anche alla commedia archaia la
“scenografia verbale” intesa da Masolino
Damico come il mezzo del teatro elisabettiano con il quale «si “creava”
nella fantasia del pubblico lambiente necessario allazione» (Scena e parola in Shakespeare, Torino,
Einaudi, 1974, p. 7). Lo
spazio caleidoscopico aristofaneo è difficilmente realizzabile in scena, ieri
come oggi. Si pensi alle diverse tappe del viaggio fino allapprodo nel regno
degli Inferi nelle Rane. Per questo
motivo «particolarmente felice risulta la scelta di una scena scarna,
antinaturalistica, con pochi elementi che permettano […] unagile
risemantizzazione» (p. 29). Efficace la scena astratta, fortemente
geometrizzata a cura di Alberto Favretto
per lallestimento della commedia aristofanea con la regia di Teatro Due (2011;
cfr. la foto p. 31). La
porta intesa non solo come varco di accesso agli ambienti interni e domestici
(spazio retroscenico) ma anche come veicolo evocativo di luoghi non visibili e
fantastici (spazio extrascenico) è stata indagata già in passato da Giovannelli
(Lo spazio scenico oltre la porta. Luso
della facciata scenica nel teatro di Aristofane, «Dionysus ex machina», II,
pp. 88-108). A questo proposito è apprezzabile la soluzione adottata da Antonio Latella nel suo spettacolo Nuvole prodotto dal Teatro Stabile
dellUmbria (2009). La scenografia, a cura di Emanuela Annecchino, prevedeva quale unico elemento una porticina
utilizzata di volta in volta come Pensatoio o come casa di Socrate (foto p.
51). Merita
attenzione il terzo capitolo dedicato allattore. La mimesis comica è definita antimimesis
poiché «discontinua, intermittente, pronta a negare sé stessa con la complicità
del pubblico e a superare lo stretto perimetro della rappresentazione» (p. 61).
Per questi caratteri lattore della commedia antica è ritenuto lantenato di
molti comici moderni e contemporanei: Ettore
Petrolini, Antonio De Curtis, Eduardo De Filippo, Dario Fo. Riuscita
linterpretazione di Salvo Ficarra e Valentino Picone di
Dioniso e del servo Santia nelle Rane andate in scena a
Siracusa nel 2017. È efficace la sovrapposizione tra i ruoli dei due comici
nelle gag televisive (prepotente il primo e remissivo il secondo) e i
personaggi aristofanei. Non solo. Durante lo spettacolo si alternavano il prosopon comico e il volto
degli attori noto al grande pubblico con il tipico procedimento metateatrale
che Aristofane, come è noto, insegnò al teatro occidentale. Eppure
la metateatralità aristofanea non è pienamente espressa sulle scene
contemporanee. Permane da un lato la resistenza dei registi a instaurare con
gli spettatori un rapporto di comunicazione diretta, dallaltro la scarsa
disponibilità del pubblico a lasciarsi assorbire dalla performance. A questa
frattura si aggiungano le difficoltà di rappresentare oggi alcuni aspetti delle
commedie di Aristofane: i linguaggi tecnici, le allusioni politiche ma
soprattutto la parodia comica dei fenomeni culturali e letterari dellepoca.
Basti citare gli insegnamenti sofistico-socratici derisi nelle Nuvole oppure la contesa tra Eschilo ed
Euripide nelle Rane. Pochi sono gli
esempi di trasposizioni riuscite di tali parodie. Calzante è il riferimento di
Giovannelli al film Totò contro Maciste
(1962) in cui De Curtis deride il celebre protagonista del genere peplum. In
merito alle traduzioni di Aristofane, tema affrontato nel quinto capitolo, vale
quanto disse a suo tempo Edoardo
Sanguineti: «in Italia le
traduzioni teatrali, specie di testi classici, sono sempre state segnate da un
alto tasso di letterarietà» (Teatro
antico: traduzioni e ricordi, Milano, BUR, 2006, p. 14). Ancora oggi le
traduzioni delle commedie antiche presentano imponenti apparati di note in cui
gli ingranaggi comici sono smontati a favore della comprensione analitica del
testo. Tali edizioni sono adottate acriticamente dalla maggior parte delle
compagnie italiane che ne traggono poi un copione. Sarebbe invece opportuno che
il regista si avvalesse della collaborazione di un drammaturgo o di un
traduttore specialista. Lunico caso di efficace lavoro di équipe a livello nazionale è, allo stato attuale, quello dellINDA. Concludendo,
il volume è una sintesi utile per lo specialista di antichità classica nonché
uno strumento agile di lavoro per i registi che si accingono a mettere in scena
Aristofane.
di Diana Perego
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