Questo nuovo numero di «Hystrio» “espone” in Vetrina i profili di alcuni protagonisti dello spettacolo internazionale. Roberto Canziani ripercorre
la carriera del regista russo Andrey Moguchy fino ai recenti
allestimenti al Tovstonogov Bolshoi Drama Theatre di San Pietroburgo. Laura
Caretti orienta l'attenzione su Robert
Lepage: alle polemiche canadesi per l'allestimento di Slav (2018) (basato
sul canto degli schiavi interpretati in scena da bianchi) si contrappongono le
applaudite rappresentazioni di Kanata – Épisode I: Controverse al
Théatre du Soleil di Parigi (2019) e dello shakespeariano Coriolanus
allo Stratford Festival di Montreal (2018).
Il marchigiano Alessandro Sciarroni è un
danzatore legato alle arti visive e alla cultura pop che, come bene illustra Laura
Bevione, si è affermato anche in campo internazionale soprattutto con Turning
(2014) e con il recente Augusto (2018).
Con il contributo di Roberto Canziani si entra
nell'ambito della scrittura drammaturgica di David Foster Wallace,
recentemente rivalutata da artisti italiani attraverso interessanti spettacoli quali
Human Animal curato da La Ballata dei Lenna o Rave Foster Wallace,
omaggio al noto scrittore americano morto suicida quarant'anni fa offerto da Stefano
Bartezzaghi e Fanny & Alexander.
Alle quattro Sale Civiche di Milano è dedicata un'intervista
di Ilaria Angelone a Monica Gattini Bernabò, direttrice della
Fondazione che gestisce da sei anni questa importante istituzione.
A vent'anni dalla prematura scomparsa di Sarah
Kane, Giulia Morelli sottolinea come la drammaturga britannica «abbia
lasciato un solco profondo nel teatro contemporaneo» (p. 11): se a lei ancora si
ispirano molti nuovi autori teatrali inglesi, sui palcoscenici italiani è rimasto
ben poco della sua eredità a eccezione del recente 4.48 Psychosis con Elena
Arvigo e dell'omaggio dell'Intercity Festival di Firenze 2018.
Il lungo viaggio di Teatromondo inizia dal
parigino Festival d'Automne diretto da Emmanuel Demarcy-Mota. Dislocata nell'intera
regione e impegnata nella promozione della drammaturgia contemporanea internazionale,
la manifestazione (racconta Giuseppe Montemagno) ha ospitato, tra i tanti, Silvia Costa con Nel
paese d'inverno tratto dai Dialoghi con Leucò di Pavese, la performer Marion Sièbert
con Il grande sonno, il giapponese Takahiro Fujita con il
sorprendente Gettate i libri, usciamo per le strade.
Sandro Avanzo offre un dettagliato resoconto
dell'ottobre teatrale londinese caratterizzato dal successo dei musical: Mythic
di Marcus Stevens al Charing Cross Theatre, Strictly Ballroom
curato dal regista e coreografo Drew McOnie al Piccadilly Theatre e la
novità The Great Gatsby di Francis Scott Fitzgerald.
La scena viennese – come sottolineato da Irina Wolf
– segue il doppio binario dell'allestimento di testi classici e di copioni
inediti. Oltre a Fede, speranza, carità di Ödön von Horvàth rappresentato in chiave grottesca da Michael
Thalheimer al Burgtheater e a Hotel Strindberg del regista Simon
Stone che unisce estratti da Strindberg
(produzione Akademietheater), è doveroso segnalare almeno l'adattamento del
romanzo Mephisto di Klaus Mann firmato da Bastian Kraft nonché
gli spettacoli di denuncia sociale Quattro drammi contro la solitudine
di Martin Gruber e Un insostenibile lungo abbraccio di Ivan
Vyrypaev.
Franco Malcovati guida il lettore alla
scoperta della creatività moscovita. Al Teatro Fomenko Sergei Dyachkovsky
ha scritto e diretto un travolgente Ospiti del Barone di Münchhausen e
ha recuperato il suo surreale La Folle de Chaillot (2002). Al
Teatro d'Arte Evgenij Krymov ha realizzato un provocante Sereža, libera
rielaborazione di Anna Karenina.
Franco Ungaro ha partecipato al festival Bitef
di Belgrado caratterizzato da tematiche legate alla paura, al fallimento, all'avanzata
di nuovi nazionalismi e fascismi. Nella vicina Novi Sad eletta a Capitale Europea
della Cultura 2021, l'annuale Synergy#WTF Festival dedicato ai teatri
delle minoranze linguistiche presenti nel territorio ha dimostrato la sua
sorprendente vitalità artistica.
Della nuova edizione del Festival del Teatro
Nazionale di Bucarest si occupa Irina Wolf. In occasione del centenario della
nascita dello Stato romeno moderno, diversi spettacoli affrontano problemi
politici e sociali (Nel nome del padre di Elena Vlădăreanu; Gardenia
della polacca Elzbieta Chowaniec);
altri sono rivolti al mondo dell'infanzia e dell'adolescenza. C'è spazio anche
per la neonata drammaturgia incarnata da Andrej
Măjeri con Master Manole o dalla visionaria messinscena di MoSIAnderstanding
di Alexa Băcanu.
Pino Tierno alza il sipario sul tormentato
Isra Drama Festival di Tel Aviv, ostacolato dalla censura statale ma capace di
proporre spettacoli di grande qualità, tra i quali Go della coreografa Galit Liss, l'esilarante A Winter
Funeral di Yair Sherman e Mothers, Three di Lahar Timor.
Teatromondo
si conclude a Tokyo, precisamente negli spazi alternativi visitati da Franco
Ungaro quali il Super Deluxe, il Setagaya Public Theatre o la Sogetsu Hall
dove si svolge il festival Dance New Air.
Teatro e periferie è il titolo del dossier
curato da Claudia Cannella e da Alessandro Toppi.
Roberto Saviano, intervistato dalla stessa
Cannella, presenta un quadro allarmante delle periferie napoletane, segnate da
assenze politiche e progetti culturali. Diversa è la situazione di Milano dove,
come racconta Sara Chiappori, è in corso pur tra mille difficoltà un
processo di integrazione delle zone marginali nel tessuto urbano anche mediante
un sistema teatrale rivolto soprattutto alle sale “off”.
Manhattan, spiega Laura Caparrotti, ha ceduto
a Brooklyn lo scettro della sperimentazione e dei nuovi linguaggi teatrali, là
dove non sono trascurabili gli ambienti inclusivi multietnici presenti nel
Bronx. La geografia dell'hinterland di Roma è ricostruita da Luca Lòtano
che posiziona nella struttura policentrica della capitale i cosiddetti Teatri
in Comune. Con il contributo di Carlotta Clerici ci si trasferisce a
Parigi. Le centoventi sale nelle banlieue funzionano fin dal secondo dopoguerra
con lo scopo ultimo di rendere “democratica” la fruizione della cultura,
obiettivo non sempre raggiunto per via di scelte artistiche complicate.
Il dossier prosegue con una dettagliata ricognizione
della situazione nelle diverse regioni italiane, registrando un sensibile
divario tra nord, centro e sud. In Piemonte, informa Laura Bevione, sono
attive dal 1998 residenze multidisciplinari. Secondo Laura Santini, in Liguria bisogna distinguere tra
Levante e Ponente. Se Milano detiene il primato lombardo, pullula nella regione
una variegata “marginalità” caratterizzata da pregevoli festival e progetti di
formazione del pubblico, come informa Roberto Rizzente. Chiara
Marsilli si occupa del Triveneto, da cui emergono importanti esperienze
rivolte in modo particolare al sociale e all'integrazione. Un'analoga direzione
operativa, che comprende anche la promozione di giovani artisti, si riscontra
secondo Michele Pascarella in Emilia Romagna.
Marco Menini individua per la Toscana un
limitato numero di province in cui risultano presenti teatri sostenitori di
progettualità congiunte al territorio. In Umbria, spiega Ilaria Rossini,
esiste una valida rete di contatti tra i centri maggiori e minori, là dove nelle
Marche – rileva Pierfrancesco Giannangeli – il teatro partecipa alla
ricostruzione del tessuto socio-culturale nelle zone terremotate. Claudia
Cannella riconosce in Abruzzo una serie di valide iniziative teatrali legate
all'inclusione e alla valorizzazione della tradizione popolare. Renato Savo
si addentra nel contesto laziale evidenziando la ricchezza dell'area romana ma
non trascurando l'impegno culturale della provincia.
Il lungo elenco dei teatri compilato da Alessandro
Toppi a proposito della Campania dimostra un grande impegno sociale per la
promozione di attività formative legate allo spettacolo cui mancano però
sostegni da parte degli enti amministrativi. In merito alla Puglia, scrive Nicola
Viesti, sono attive molte compagnie, associazioni e singoli artisti che
agiscono nel territorio con risultati lusinghieri. Positive le coeve esperienze
riscontrate da Paola Abenavoli in Calabria, regione «diventata punto di
riferimento per il [teatro] contemporaneo del sud» (p. 47). Filippa Ilardo
si sposta in Sicilia per ricordare la vivacità e la creatività anche
laboratoriale dei centri maggiori e minori dell'isola. Infine Rossella
Porcheddu ritrova in Sardegna molte compagnie che hanno scelto come
residenza luoghi periferici per costruire un solido dialogo interattivo.
Lina Cavalieri ricostruisce la storia del
decentramento teatrale ricordando i primi esperimenti realizzati dal fascismo
nel 1929 con i Carri di Tespi ideati da Giovacchino
Forzano, cui seguì nel secondo dopoguerra l'azione dei primi Teatri Stabili
come il Piccolo di Milano e lo Stabile di Torino che continuarono l'attività di
coinvolgimento popolare fino agli anni Sessanta. Rimane difficile, secondo le
stime di Diego Vincenti, definire oggi la “periferia” per via delle sue
tante ramificazioni sociali e culturali (si pensi ai casi di Bologna,
Bruxelles, Roma, Milano). Il mondo delle periferie, accompagnato dai
corrispettivi dialetti, costituisce un proficuo filone della drammaturgia
italiana, come ribadisce Renzo Francabandera nel suo percorso geografico
dalla Sicilia al Nord-Est incontrando, via via, Emma Dante, Oscar De
Summa, Saverio La Ruina, Ascanio Celestini, Ermanna
Montanari.
Si passa poi all'approfondimento delle singole
esperienze a partire dal Teatro delle Albe raccontato da Marco Martinelli,
uno dei suoi fondatori, nell'intervista rilasciata a Laura Mariani. Si
prosegue con la compagnia Atir diretta da Serena Sinigaglia che, nella
conversazione con Maddalena Giovannelli, illustra l'esperienza artistica
vissuta per dieci anni alla direzione del Teatro Ringhiera nella periferia sud
di Milano. Con l'azione culturale attenta anche all'integrazione etnica
sostenuta da Veronica Cruciani ci si trasferisce nel quartiere
Quarticcioli di Roma. Giusi Zippo si occupa del progetto “Arrevuoto”
attivo da quattordici anni a Scampia allo scopo di promuovere la cultura e
l'inclusione in contrasto alla camorra, come spiega Maurizio Braucci.
Chiude questo interessante, esauriente dossier il contributo di Nicola
Pianzola dedicato ai festival organizzati in luoghi dove le condizioni di
vita non sono agevoli: Lapponia (Festival Float Kalosset), Corea e India
(Tepantar Theatre Village), Argentina (Festival Internazionale Teatro Para el
Fin del Mundo), Kosovo (Festival Internazionale del Kosovo KIT).
Mario Bianchi passa in rassegna le principali
fasi e gli artefici del Teatro di Figura:
Romano Danielli (Ginevra degli Almieri), Marta Cuscunà, Gigio Brunello.
La consueta e corposa sezione delle Critiche ordina
le tante recensioni degli spettacoli secondo criteri regionali. Seguono le
pagine dedicate alla danza e alla lirica.
Exit è un
omaggio a
Eimuntas Nekrošius, celebre regista lituano recentemente
scomparso, del quale
Giuseppe Liotta ricorda gli spettacoli più
significativi e le fasi salienti della sua straordinaria carriera artistica.
Il testo pubblicato è Maleducazione
transiberiana di Davide Carnevali, vincitore del Premio Hystrio alla
Drammaturgia 2018.
Nella ricca Biblioteca Ilaria
Angelone e Albarosa Camaldo raccolgono le schede relative
alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.
Le tante e utili informazioni de La società teatrale sono offerte da Roberto Rizzente.
di Massimo Bertoldi