Nel
febbraio 2015, a dieci anni dal convegno internazionale I Gonzaga e lImpero. Itinerari dello spettacolo e dalla pubblicazione dellomonimo volume nella collana «Storia dello
spettacolo. Fonti» diretta da Siro
Ferrone, la Fondazione “Umberto Artioli”-Mantova Capitale
Europea dello Spettacolo e il Dipartimento di Filologia, Letteratura e
Linguistica dellUniversità di Verona hanno organizzato delle giornate
di studio per ricordare il magistero di Umberto
Artioli (1939-2004), professore ordinario presso lUniversità di Padova,
fondatore dellistituto a lui oggi dedicato e ideatore del progetto Herla.
Un
archivio informatico pensato nel 1999 per raccogliere e catalogare i documenti
relativi alla scena dei Gonzaga nellepoca del loro massimo splendore
(1480-1630) con una particolare attenzione alle testimonianze sulla Commedia
dellArte. Costruito grazie a un severo e paziente lavoro déquipe, Herla
censisce materiale eterogeneo – volumi a stampa,
cronache, atti notarili, pagamenti, corrispondenze – conservato nei maggiori archivi italiani ed europei: Parigi,
Londra, Madrid, Vienna, Monaco, Lione e Lisbona. Un prezioso strumento
di lavoro per gli storici del teatro, liberamente consultabile on line e che può essere proficuamente fatto
interagire con analoghe iniziative come lArchivio Multimediale degli Attori
Italiani (AMAtI) dellUniversità di Firenze.
Lo
testimoniano anche gli interventi che si sono susseguiti nelle tre giornate mantovane
(26-28 febbraio 2015), ora raccolti nel volume curato da Simona Brunetti: Maestranze,
artisti e apparatori per la scena dei Gonzaga (1480-1630). Storici del teatro, della musica, dellarte e della
letteratura si sono confrontati per indagare
un ampio panorama di forme dello spettacolo e, nonostante qualche fastidiosa
polemica, alcune lacune bibliografiche e imprecisioni, quelle pagine permettono
di meglio chiarire momenti significativi della spettacolarità gonzaghesca.
Dopo lomaggio di Elena
Randi allattività scientifica di Artioli, Brunetti illustra le
funzionalità di Herla e le proficue collaborazioni instaurate in sedici anni di
attività, come quella con i Musei Civici che ha portato al progetto Il banchetto degli dei illustrato da Stefano Benetti o con il centro internazionale darte e di cultura di Palazzo
Te che promuove liniziativa Banche
dati Gonzaga di cui parla Daniela
Sogliani. Le essenziali coordinate
storiografiche fissate da Blythe
Alice Raviola sono necessaria premessa per entrare nel vivo delle tematiche
gonzaghesche con il contributo di Alessandra
Veronese che, attraverso le inedite carte dellArchivio ebraico di Mantova,
dimostra come sia in ampia parte ancora da scoprire il contributo di quella
comunità alla vita spettacolare di corte.
Filippo
Lapaccini (Lapacino), Niccolò da Correggio, Ercole Albergati, Atlante
Migliorotti sono alcuni degli artisti al centro delle trattazioni di Licia Mari e Marzia Maino. Segue una sezione dedicata ai passaggi mantovani di
Carlo V, con Marsel Grosso sui
principali itinerari del viaggio imperiale del 1529-1530 e Roberto Alonge sulla rappresentazione mantovana della Calandria di Bibbiena nel 1532.
Proseguendo in ordine cronologico, Roberta
Benedusi si sofferma sui festeggiamenti organizzati per il carnevale del
1542 quando, nel giro di pochi giorni, andarono in scena tre commedie (Il ragazzo di Ludovico Dolce, I captivi di Plauto e Lamor costante di Alessandro
Piccolomini), una danza moresca, una quintana e due feste.
Da
Mantova a Ferrara con Sabine Meine e
Alessandra Pattanaro, e dalla
spettacolarità di corte a quella accademica con Raffaele Tamalio e Paola
Tosetti Grandi per arrivare a trattare, con la Brunetti, la messa in scena
delle mitiche origini di Mantova in occasione del passaggio in città di ospiti
illustri. Una valida premessa alle successive riflessioni sui rapporti con il
Giappone, (Kathryn Bosi e Aki Takahashi) e con Napoli (Teresa Megale). Implicazioni
cerimoniali e di rappresentanza che furono alla base anche dellingaggio del
compositore Jacques Colembault da parte del cardinale Ercole Gonzaga qui analizzato
da Iain Fenlon.
Siamo
ormai alle soglie del Seicento e, come dimostrano Paola Besutti e Philiep
Bossier, i rapporti tra i committenti e gli artisti subiscono profondi
mutamenti stilistici e gestionali. Accanto al concetto di “maestranza” si
afferma quello di “professionista” con un immediato rimando al mondo della
Commedia dellArte. E proprio agli attori sono dedicati tre saggi che
propongono nuove riflessioni sulla donna in scena (Francesca Simoncini) e su Giovan Battista Andreini (Maria Ines Aliverti e Fabrizio Fiaschini). Senza dimenticare
altre componenti essenziali per la messa in scena quali la drammaturgia (Andrea Boni) o il ruolo di apparatori
come Antonio Maria Viani e Giuseppe Bertazzolo (Giulio Girondi e Carlo
Togliani).
Con le pagine di Susan Parigi dedicate alle feste
organizzate nel 1618 in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita
del beato Luigi Gonzaga si conclude un denso volume che ha tra i principali
pregi quello di restituire spessore storico a quelle
figure spesso minori e poco conosciute di apparatori,
pittori, decoratori, falegnami, architetti e ingegneri che contribuirono in
maniera determinante a realizzare, accanto ad attori, musici, danzatori e
poeti, le attività spettacolari patrocinate dai Gonzaga.
di Lorena Vallieri
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