81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2024

di Giuseppe Mattia

Data di pubblicazione su web 27/08/2024

81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2024

Dal 28 agosto al 7 settembre il Lido di Venezia ospiterà l'81ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Alberto Barbera, alla sua sedicesima edizione in veste di direttore artistico, nel suo abituale discorso di presentazione del programma ha rivolto l'attenzione alla mutevolezza della settima arte e alle modalità con cui i cambiamenti delle nostre abitudini hanno influenzato, di fatto, la forma filmica: dalla durata delle pellicole allo stravolgimento del sistema dei generi filmici fino alla fruizione che dai grandi schermi sta sconfinando sempre più a quelli (ahinoi) di tablet o smartphone. In controtendenza con quest'ultimo aspetto, osserva sempre Barbera, le durate di molti film sembrano ormai destinate a dilatarsi sempre più, avviando un «processo destinato a imporre un nuovo parametro spettacolare».

La sezione ufficiale accoglie, come ogni anno, un corposo numero di pellicole all'interno delle sezioni ufficiali: Concorso, Fuori Concorso, Orizzonti, Biennale College - Cinema e Venezia Classici; a completare il quadro le Proiezioni Speciali e l'ormai consolidata sezione Venice VR Expanded. Anticipando la suggestiva varietà e apertura a un catalogo quanto mai eterogeneo per generi, forme e stili, ad aprire le danze di questa ottantunesima edizione sarà Beetlejuice Beetlejuice, sequel del fortunatissimo cult di Tim Burton del 1988 dove figurano nuovamente, a distanza di quasi quarant'anni, Michael Keaton e Winona Ryder. La convivenza tra film d'autore e blockbuster sembra essere studiata a tavolino per cercare, anche giustamente, di accontentare tutti i palati. Se la scorsa edizione della Mostra del Cinema risentiva degli strascichi degli scioperi di Hollywood, questa volta le star hollywoodiane torneranno con gli interessi: da Brad Pitt a George Clooney, da Lady Gaga ad Angelina Jolie, da Tilda Swinton a Julianne Moore, da John Turturro a Nicole Kidman, da Joaquin Phoenix a Jenna Ortega. A questi nomi si aggiungano anche i due Leoni d'oro alla carriera Sigourney Weaver e Peter Weir.

La giuria del concorso principale è anche quest'anno composta da personalità di spicco del mondo del cinema provenienti da diverse parti del mondo. A presiedere il gruppo che elargirà i premi più agognati è la due volte vincitrice della Coppa Volpi (1988 e 1995) Isabelle Huppert, la quale si inserisce nel ristretto elenco di attrici che nei decenni hanno presieduto questa giuria: Irene Papas (1987), Gong Li (2002), Catherine Deneuve (2006), Annette Bening (2017), Cate Blachett (2020) e Julianne Moore (2022). Insieme alla diva francese, la giuria sarà composta principalmente dai registi James Gray, Andrew Haigh, Agnieszka Holland, dal brasiliano Kleber Mendonça Filho, dal mauritano Abderrahmane Sissako, dalla regista tedesca Julia von Heinz, dall'attrice cinese Zhang Ziyi e dal nostro Giuseppe Tornatore. Altra presidente di giuria, nella sezione Orizzonti, è la statunitense Debra Granik, coadiuvata dal regista iraniano Ali Asgari, dalla siriana Soudade Kaadan, dal greco Christos Nikou, dalla svedese Tuva Novotny, dall'ungherese Gábor Reisz e dalla sceneggiatrice e regista partenopea Valia Santella. Su ventuno autori presenti (due in meno della passata edizione), ben dodici sono debuttanti nella sezione regina. A bilanciare questo dato la presenza di autori pluripremiati: dai premi Oscar Pedro Almodóvar e Alfonso Cuarón a ben cinque vincitori del Leone d'oro nelle passate edizioni, tra cui l'americano Todd Phillips e il calabrese Gianni Amelio, la cui prima presenza a Venezia risale al lontano 1982 – ai tempi di Colpire al cuore – aggiudicandosi il Leone d'oro con Così ridevano nel 1998.

I film che quest'anno giocano “in casa”, distribuiti nelle varie sezioni, sono in totale dodici. In concorso figura per la prima volta la promettente Giulia Steigerwalt con Diva Futura – a distanza di due anni da Settembre – sulla storia dell'omonima agenzia di casting e produzione fondata nel 1983 da Riccardo Schicchi e Ilona Staller, con il comparto attoriale formato da Pietro Castellitto, Denise Capezza e da Barbara Ronchi (che figura anche nei film Familia di Francesco Costabile, Nonostante di Valerio Mastandrea e nel cortometraggio Se posso permettermi Capitolo II di Marco Bellocchio). A seguire, l'antimilitarista Campo di battaglia di Amelio con protagonisti Alessandro Borghi e Gabriel Montesi – ambientato in Friuli-Venezia Giulia durante la Grande Guerra – e Iddu - L'ultimo padrino di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, con Toni Servillo nei panni di un politico condannato per associazione mafiosa a cui viene chiesto di collaborare per la cattura del figlioccio Matteo Messina Denaro (Elio Germano). Trepidante attesa per Queer di Luca Guadagnino, adattamento per il grande schermo dell'omonima novella di William S. Burroughs, scritta tra il 1951 e il 1953 ma pubblicata solo nel 1985. Il film prende le mosse a Città del Messico durante gli anni Quaranta ed è incentrato su Lee (Daniel Craig), fuggito da New Orleans dopo un arresto per possesso di stupefacenti: qui conoscerà un militare della Marina in congedo (Drew Starkey) con cui intreccerà una turbolenta relazione amorosa. Mina vagante è Vermiglio della bolzanina Maura Delpero – alla seconda prova nel lungometraggio di finzione dopo il pluripremiato Maternal (2019) –, che racconta la storia travagliata di tre sorelle in un piccolo paese di montagna, in Trentino, durante gli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale.

Rispetto allo scorso anno le produzioni a stelle e strisce presenti sono numericamente inferiori; salvo una serie di co-produzioni con paesi europei, tra queste spicca senz'altro Joker: Folie à Deux di Phillips, sequel del Leone d'oro 2019 Joker. Questa volta ad accompagnare le gesta folli e iconiche del protagonista “made in DC Comics” (Joaquin Phoenix) ci sarà la cantante e attrice Lady Gaga, che ritorna a Venezia dopo aver presentato nel 2018 A Star Is Born di e con Bradley Cooper. La regista di Amsterdam Halina Reijn con Babygirl mette invece in scena la tribolata relazione extraconiugale (dalle “sfumature” sadomaso) tra un'amministratrice delegata (Nicole Kidman) e il suo stagista molto più giovane di lei (Harris Dickinson). Fortemente atteso il ritorno al Lido di Almodóvar con The Room Next Door, suo primo film in lingua inglese, con le dive Tilda Swinton (che con lo spagnolo aveva precedentemente lavorato nel cortometraggio The Human Voice) e Julianne Moore, rispettivamente nei ruoli di una reporter di guerra e della sua amica romanziera che, dopo anni di lontananza, finiscono per ritrovarsi tentando di intrecciare nuovamente una relazione.

Diversi i film la cui ambientazione affonda le radici nel passato. Tra questi The Brutalist di Brady Corbet (la cui durata si aggira intorno ai 215 minuti): produzione britannica con il premio Oscar Adrien Brody e Felicity Jones incentrata sui coniugi ungheresi Toth che, sopravvissuti all'Olocausto e giunti negli Stati Uniti nell'immediato dopoguerra, vedono le loro vite andare in crisi con l'arrivo di una misteriosa e controversa figura. Se la produzione canadese The Order dell'australiano Justin Kurzel porta in scena i tentativi di un agente dell'FBI (Jude Law) di sgominare una banda di suprematisti bianchi che semina il panico nel nord Ovest degli Stati Uniti negli anni Ottanta, il cileno Pablo Larraín ritorna nella sua confort zone, il biopic, raccontando e reinterpretando la romanzesca esistenza di Maria Callas (Angelina Jolie) durante il suo soggiorno parigino negli anni Settanta: nel cast anche Pierfrancesco Favino, Valeria Golino e l'onnipresente Alba Rohrwacher. Il brasiliano Ainda estou aqui di Walter Salles mette invece in scena una storia realmente accaduta di una donna (Fernanda Torres) decisa a scoprire la verità sul marito scomparso durante gli anni Settanta ai tempi della dittatura militare, iniziata nel 1964 e finita solo vent'anni dopo.

Per quanto riguarda la quota transalpina un curioso appunto: due dei tre film francesi in concorso sono stati diretti a quattro mani da due fratelli (o sorelle). Il primo, Leurs enfants après eux dei gemelli Ludovic e Zoran Boukherma, tratto dall'omonimo romanzo di Nicolas Mathieu, segue le vicende di tre adolescenti nell'estate del 1992 alle prese con le prime significative esperienze e con le prime sofferenze sentimentali. Jouer avec le feu delle sorelle Delphine e Muriel Coulin racconta invece di una famiglia composta da un padre (Vincent Lindon) che cresce da solo i suoi due amati figli, fino a quando il più grande non decide di avvicinarsi a gruppi estremisti di destra incrinando definitivamente il rapporto con il genitore. Terzo titolo francese è Trois Amies di Emmanuel Mouret, commedia incentrata su tre amici alle prese con problemi amorosi, tradimenti, bugie, apparizioni e sparizioni misteriose.

A portare una spolverata di thriller è El jockey dell'argentino Luis Ortega, con due amanti che tentano di sopravvivere a un malavitoso uomo d'affari con cui l'uomo è in debito di molti soldi. A distanza di trentotto anni, da X di Oddvar Einarson, un film norvegese torna per concorrere alla vittoria del Leone d'oro: si tratta di Kjærlighet di Dag Johan Haugerud, il quale esplora le vite di una dottoressa e di un infermiere indagando le pieghe della sessualità e delle rigide norme sociali che avviluppano i protagonisti. Altro dramma presente in concorso viene dalla Georgia: Ap'rili di Dea K'ulumbegashvili, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, racconta infatti l'odissea di cui è suo malgrado vittima una ginecologa, accusata di eseguire clandestinamente degli aborti. Della greca Athina Rachel Tsangari è Harvest, una sorta di omaggio-parodia del genere western che racconta di due amici alle prese con l'irruzione della modernità in un contesto agricolo e tecnologicamente arretrato. Come nei suoi due film precedenti, il cinese Wang Bing ritorna con Qīngchūn: Guī sull'emancipazione di giovani lavoratori nell'industria tessile del paese del dragone, con un focus mirato sul mondo familiare e sentimentale. Per la prima volta in concorso a Venezia un film di Singapore, Stranger Eyes di Yeo Siew Hua: un'opera astratta densa di suspense incentrata su una giovane coppia che, dopo la scomparsa della figlia, inizia a ricevere dei filmati che riprendono la loro vita quotidiana, anche intima, sgretolando il loro già precario rapporto.

L'onore di aprire la sezione Orizzonti spetta a Nonostante di e con Valerio Mastandrea, seconda regia dopo Ride del 2018. Altri italiani in concorso nella medesima sezione sono Familia di Costabile (con Francesco Di Leva) e Diciannove di Giovanni Tortorici. Sempre in Orizzonti si segnala L'attachement di Carine Tardieu con la torinese Valeria Bruni Tedeschi. Altri titoli italiani presenti al Lido sono L'orto americano dell'ottantacinquenne Pupi Avati (con Filippo Scotti e Chiara Caselli) e Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini (con Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano); per quanto riguarda i corti figurano Se posso permettermi Capitolo II dell'inesauribile Bellocchio (con Fausto Russo Alesi) e Allégorie citadine di Alice Rohrwacher, in collaborazione con l'affermato artista francese JR. In Orizzonti Extra si segnala invece la presenza di Vittoria dei talentuosi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman.

Anche quest'anno, nella sezione Fuori concorso, si registra la presenza di grandi autori internazionali la cui assenza nella sezione principale, come spesso accade, assume i contorni di un mistero insondabile: da Why War di Amos Gitai (con Iréne Jacob) a Baby Invasion di Harmony Korine; da Broken Rage di Takeshi Kitano a Cloud di Kiyoshi Kurosawa; da Finalement di Claude Lelouch a Phantosmia del Leone d'oro filippino Lav Diaz (con 246 minuti di splendore assicurato) giungendo ai blockbuster americani Wolfs – Lupi solitari di Jon Watts e Horizon: An American Saga – Chapter 2 di Kevin Costner.

Per cercare di imbastire un solido legame con la serialità cine-televisiva e con un pubblico sempre più avvezzo (o meglio assuefatto) a tale forma, quest'anno verrà riservato ampio spazio, in maniera pionieristica e rivoluzionaria per gli standard festivalieri, alla serialità, con quattro progetti di grande respiro autoriale e con approcci stilistici e formali vicini all'universo prettamente cinematografico: da Alfonso Cuarón (Disclaimer) – con Cate Blanchett e Kevin Kline – a M – Il figlio del secolo di Joe Wright, adattamento dall'ormai celebre romanzo di Antonio Scurati, dove a interpretare Mussolini ci sarà Luca Marinelli; le altre due attesissime serie sono Los años nuevos del geniale Rodrigo Sorogoyen e Families like ours di Thomas Vinterberg, l'anno scorso in concorso con Bastarden. A queste si aggiunge anche la miniserie Leopardi. Il poeta dell'Infinito di Sergio Rubini, con Leonardo Maltese, Cristiano Caccamo, Alessandro Preziosi, Valentina Cervi e il sempre eccellente Fausto Russo Alesi.

Dunque un'edizione che non fluttua nell'etere come fosse un'isola partorita dalla fantasia di qualche romanziere bensì come una realtà ancorata quanto mai alla realtà. Le scelte da parte della direzione artistica non fanno che rivendicare il ruolo del cinema come specchio dei fenomeni socio-culturali che imperversano nella contemporaneità – a partire dalle ineluttabili tragedie quotidiane come i conflitti, la povertà, i cambiamenti climatici e i flussi migratori – ergendosi a imprescindibile momento di profonda riflessione e strumento di confronto.

 

  

IN CONCORSO

 

Ainda estou aqui di Walter Salles (Brasile, Francia)

(1° settembre 2024, ore 09:00 – Sala Darsena)

                                                   

Ap'rili di Dea K'ulumbegashvili (Georgia, Francia, Italia)

(4 settembre 2024, ore 19:30 – Sala Darsena)

 

Babygirl di Halina Reijn (Stati Uniti d'America)

(30 agosto 2024, ore 09:00 – Sala Darsena)

 

The Brutalist di Brady Corbet (Regno Unito)

(31 agosto 2024, ore 19:15 – Sala Darsena)

 

Campo di battaglia di Gianni Amelio (Italia)

(31 agosto 2024, ore 09:00 – Sala Grande)

 

Diva Futura di Giulia Louise Steigerwalt (Italia)

(4 settembre 2024, ore 08:30 – Sala Grande)

 

Harvest di Athina Rachel Tsangari (Grecia, Regno Unito, Stati Uniti d'America, Germania, Francia)

(3 settembre 2024, ore 08:30 – Sala Grande)

 

Iddu – L'ultimo padrino di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (Italia, Francia)

(5 settembre 2024, ore 08:45 – Sala Darsena)

 

El jockey di Luis Ortega (Argentina, Spagna, Messico, Danimarca, Stati Uniti d'America)

(29 agosto 2024, ore 09:00 – Sala Grande)

 

Joker: Folie à Deux di Todd Phillips (Stati Uniti d'America)

(4 settembre 2024, ore 08:15 – Sala Darsena)

 

Jouer avec le feu di Delphine e Muriel Coulin (Francia)

(3 settembre 2024, ore 19:45 – Sala Darsena)

 

Kjærlighet di Dag Johan Haugerud (Norvegia)

(6 settembre 2024, ore 09:00 – Sala Grande)

 

Leurs enfants après eux di Ludovic e Zoran Boukherma (Francia)

(30 agosto 2024, ore 19:30 – Sala Grande)

 

Maria di Pablo Larraín (Italia, Germania, Stati Uniti d'America)

(29 agosto 2024, ore 09:00 – Sala Darsena)

 

Stranger Eyes di Yeo Siew Hua (Singapore, Taiper, Francia, Stati Uniti d'America)

(5 settembre 2024, ore 08:30 – Sala Grande)

 

The Order di Justin Kurzel (Canada)

(31 agosto 2024, ore 09:00 – Sala Darsena)

 

Queer di Luca Guadagnino (Italia, Stati Uniti d'America)

(3 settembre 2024, ore 09:00 – Sala Darsena)

 

Qīngchūn: Guī di Wang Bing (Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi)

(5 settembre 2024, ore 19:30 – Sala Perla)

 

The Room Next Door di Pedro Almodóvar (Spagna)

(2 settembre 2024, ore 08:45 – Sala Grande)

 

Trois Amies di Emmanuel Mouret (Francia)

(30 agosto 2024, ore 08:45 – Sala Grande)

 

Vermiglio di Maura Delpero (Italia, Francia, Belgio)

(2 settembre 2024, ore 09:00 – Sala Darsena)



Cast & Credits



Per l'elenco completo dei film, visita il sito ufficiale della Biennale Cinema di Venezia





Isabelle Huppert,
presidente di giuria alla 
Mostra del Cinema di Venezia