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Hic et nunc

di Benedetta Colasanti
  IMA
Data di pubblicazione su web 11/10/2023  

«Così ci facciamo risucchiare dal futuro, incapaci di vivere veramente un solo minuto della nostra vita», afferma Thich Nhat Hanh in un suo saggio del 1974, Il miracolo della presenza mentale (Roma, Ubaldini, 1992, p. 17). Sofia Nappi e la sua compagnia KOMOCO chiudono il cartellone di danza di Fabbrica Europa, presentando al Teatro Cantiere Florida Ima, un omaggio al momento presente come fonte di vita.

Mentre il buio pian piano si dilegua, lasciando la visione di un’atmosfera crepuscolare dai colori caldi, nella sala si diffonde un motivo suonato al pianoforte che ricorda quello di Pëtr Il’ič Čajkovskij per Il lago dei cigni. Entrano in scena cinque figure dai tratti deformati, esagerati, che avanzano lentamente, trascinando valigie di diverse misure, simbolo del viaggio, riecheggiando un recente lavoro di Versiliadanza, proposto in occasione dei trent’anni della compagnia fiorentina: Prochain Arręt, ma soprattutto i due anziani amanti del Tango delle capinere di Emma Dante.

I personaggi, simili a pupi di siciliana memoria, hanno volti segnati dall’età ma corpi giovani e flessibili. La scenografia si compone movimento dopo movimento con le stesse valigie, la più grande delle quali si apre a mo’ di camerino, di scrigno pieno di costumi e oggetti con cui creare sempre nuovi quadri. I performer si vestono e si svestono, cambiano posizione e atteggiamento, come in una casa di bambole o in un teatrino di marionette. Si preparando per un concerto; e infatti, mentre utilizzando alcuni strumenti musicali in maniera impropria, chi a rovescio, chi impugnando archi immaginari, in teatro risuona ad alto volume il valzer n. 2 di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, pezzo iconico della storia dello spettacolo – e del cinema, con Eyes Wide Shut (1999) di Stanley Kubrick – che sembra un po’ denunciare la volontà di Nappi di porsi a metà strada tra mainstream e sperimentazione.



Un momento dello spettacolo
© Maks Richter

La ricerca c’è, valorizzata dai contrasti e dalla contaminazione. La coreografia, così come la scenografia, si trasforma continuamente, in bilico tra la maniera e l’eccezione alla regola, tra soli, duetti e movimenti d’insieme, tra swing e charleston, tra tribalità e hip hop, senza prescindere dalle linee dell’accademismo e dalla dolcezza del valzer. Ne risulta un movimento ben saldo sui propri modelli ma capace di superarli, con la potenzialità di guadagnarsi una posizione privilegiata di livello internazionale. 

I costumi pensati da Luigi Formicola e le luci di Alessandro Caso sono essi stessi elementi narrativi; i primi – più che semplici abiti – sono estensioni del corpo con i quali i danzatori quasi duettano; le luci creano atmosfera e talvolta si fanno entità con cui interagire. Komoco propone una danza costruita sulla musica, sui ritmi, sulle melodie; se da una parte – a fronte di tanta produzione contemporanea basata sul silenzio – ciò risulta sovversivo, dall’altra si avverte la paura dell’horror vacui, coerentissima col concetto che Ima ha l’ambizione di proporre.



Un momento dello spettacolo
© Silvia Cingano

Emblematico, poi, il togliere la maschera, il mostrare l’essenza che – probabilmente – pur in questo vortice di continuo cambiamento, rimane la medesima. I volti degli interpreti tornano a somigliare ai loro corpi possenti ed elastici mentre la perdita di un volto artificiale, o forse sarebbe meglio dire sedimentato, lascia abbondante spazio in scena all’espressione di sentimenti ed emozioni. Le maschere tuttavia non spariscono ma incombono sul palcoscenico, custodite nella grande valigia: saranno le ultime a uscire di scena, illuminate nella penombra fino a dopo gli inchini al pubblico. Il lavoro dei danzatori (Arthur Bouilliol, Leonardo de Santis, Glenda Gheller, India Guanzini e Paolo Piancastelli) – certamente supportato dalla coreografa Nappi – è notevole. Nel complesso, si tratta di un lavoro di penetrante pregio estetico, perfettamente in equilibrio tra arte e intrattenimento.



IMA
cast cast & credits
 




© Pablo Lorente

Spettacolo visto a Fabbrica Europa (Teatro Cantiere Florida) l’8 ottobre 2023
 
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