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Senza legge né tetto

di Giuseppe Mattia
  En los márgenes
Data di pubblicazione su web 11/09/2022  

«Il film esplora l’impatto della crisi economica sulle relazioni di coppia, e tra genitori e figli. E all’interno di ciò, il ruolo delle madri come garanti dell’amore e del benessere della famiglia». Così commenta il film l’attore argentino Juan Diego Botto, al suo debutto dietro la macchina da presa dopo diverse esperienze nella regia di cortometraggi. La pellicola En los márgenes – co-prodotta da Amazon Prime Video e presentata in anteprima mondiale nella sezione Orizzonti della 79ª Mostra del Cinema di Venezia – mette in scena un segmento esistenziale, della durata di ventiquattro ore, di un gruppo di cittadini “ai margini”, come già preannunciato dal titolo, nel bel mezzo della recessione spagnola. L’atmosfera plumbea che aleggia sul Paese, tra speculazione e privatizzazione, è scandita dall’aumento delle tasse e delle bollette, dalla chiusura di attività commerciali ma soprattutto dalla piaga degli sfratti, qualificati dalla triste media attuale di circa cento al giorno: tale questione in Spagna è stata parzialmente affrontata anche nella miniserie televisiva Antidisturbios (2020) diretta dal talentuoso regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen (tra l’altro giurato nella sezione principale della Mostra). Altro componente imprescindibile in questa corsa contro il tempo dei personaggi è la dissoluzione familiare, fortemente condizionata dallo stress economico e dalla paura della povertà, in un’amara catena di cause ed effetti.



Una scena del film

Il primo intreccio chiama in causa la figura di Rafa (Luis Tosar), avvocato attivista che sembra addossarsi il peso di tutte le ingiustizie sociali. Nella giornata rappresentata prende a cuore le sorti di una cliente, una madre araba single a cui stanno per togliere la custodia della figlia. L’uomo risulta però incapace di conciliare il suo lavoro con la gestione dei legami familiari: sia con la compagna nonché assistente sociale Helena (Aixa Villagrán) sia con il figlio di lei (Christian Checa), che brama una figura paterna più attenta e presente. Altro intreccio è quello dell’apparentemente benestante Teodora (Adelfa Calvo), madre di un operaio (Font García) pagato quattro euro l’ora, costretto a reinventarsi dopo aver visto fallire la propria precedente attività commerciale e aver mandato in fumo tutti gli ingenti aiuti ricevuti dalla famiglia. Sconfortato dalla vergogna e dal rimorso di aver rovinato la vita ai propri genitori, questi evita qualsiasi contatto con la donna, anch’ella sul punto di essere sfrattata per insolvenza e costretta a un estremo gesto per catalizzare l’attenzione su di sé e sui suoi problemi.



Una scena del film

L’ultimo nucleo si sviluppa attorno a un’altra cliente di Rafa, la magazziniera Azucena (Penélope Cruz), madre e moglie intenta a fronteggiare il destino ineluttabile di essere cacciata di casa insieme alla famiglia. L’unico sostegno alla donna viene da un’associazione formata da innumerevoli cittadini che si oppongono al sistema economico, alla polizia e alle misure giudiziarie, rivendicando altresì misure sociali in una solidarietà di classe spesso chiamata in causa nel cinema italiano del secondo dopoguerra (non a caso la recitazione della Cruz ammicca molto a quella di Anna Magnani) o più recentemente nella filmografia di Ken Loach. Da segnalare un certo gusto documentaristico per quanto riguarda la rappresentazione della resistenza collettiva contro l’implacabilità delle banche.

Quella di Azucena è sicuramente la storia più intensa e riuscita del film, retta da un’attrice per cui ormai si sprecano gli aggettivi, capace di condensare sul volto, sulla voce e sulla microgestualità tutta la tensione, il senso di colpa, l’ansia, la paura ma anche la risolutezza e la volontà di contrastare l’inevitabile. Il percorso di crescita professionale della Cruz è a dir poco encomiabile, considerando anche la quantità di lavori dell’ultimo periodo: dieci film negli ultimi cinque anni, quattro dei quali presentati a Venezia negli ultimi due: Madres paralelas di Pedro Almodóvar (2021), Competencia oficial di Mariano Cohn e Gastón Duprat (2021), En los márgenes e L’immensità, l’ultimo e atteso lavoro di Emanuele Crialese. Un talento maturo, quello dell’attrice spagnola, che, coadiuvato da una spiccata intelligenza, riesce a garantirle di essere scritturata a prescindere dal ruolo, dalla produzione o dal genere.



Una scena del film

Quello di Botto è un titolo che tutto sommato resta in piedi nonostante il rischio di incoerenza legato alla struttura episodica a più livelli, nella quale i personaggi escono dal proprio “quadro” esondando in quello altrui, incrociandosi per strada, nei negozi, a lavoro, inconsapevoli di condividere la stessa scena. Forse il merito maggiore del regista è quello di porre in secondo piano l’aspetto stilistico, evitando virtuosismi sterili tipici degli esordienti, per dar risonanza (senza tuttavia peccare di eccessiva retorica) a urgenti tematiche sociali, gettando luce su dure realtà che quotidianamente affliggono il ceto meno abbiente.




En los márgenes
cast cast & credits
 


La locandina del film



 
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