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Uomini e pupi

di Benedetta Colasanti
  I PUPI - Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori…
Data di pubblicazione su web 06/09/2022  

Quello tra corpo performante e marionetta è un rapporto di lunga durata: da Lo schiaccianoci di Marius Petipa (1892) a Petruška di Michel Fokine (1911), fino a numerosi e più recenti contributi. Tra questi ricordiamo – sulla scena fiorentina – quelli di Virgilio Sieni: una rivisitazione dello stesso Petruška (2018) e un lavoro sul rapporto tra uomo e pupo in collaborazione col puparo palermitano Mimmo Cuticchio dal titolo Nudità.

Ed è proprio adottando la grammatica dei pupi siciliani che Giuseppe Muscarello propone una rilettura dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, I PUPI - Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori…, in scena al teatro Cantiere Florida nell’ambito della XXIX edizione di Fabbrica Europa. La tradizione dei pupi trae tutt’oggi ispirazione dalla letteratura cavalleresca: il pupo è un soldato in bilico tra armi e amore.

Quattro danzatori in nero rievocano l’universo puparo tramite movimenti stilizzati e un emblematico piumaggio sul capo. In scena si fondono plurimi linguaggi, quello del corpo, la voce, la mimica facciale, la musica. Le battute dei performers in dialetto siciliano e la colonna sonora originale di Pino Basile – con l’insistenza dello scacciapensieri – rimandano a una sicilianità arcaica ma ancora persistente. La trama, messa in scena tramite quadri coreografici corali, duetti e assoli, esprime le tappe dell’Orlando furioso, il combattimento, l’innamoramento, la follia.

Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo

Muscarello porta in scena un microcosmo a immagine e somiglianza del mondo, in cui il pupo-performer prende coscienza del proprio status. Torna in mente il passo pirallendiano de Il fu Mattia Pascal, in cui il signor Paleari chiede al signor Meis che cosa succederebbe se improvvisamente si facesse uno strappo nel cielo di carta del teatrino di marionette.

Il punto di maggiore tensione drammatica corrisponde al momento in cui Orlando viene a conoscenza della presunta relazione tra Angelica e Medoro attraverso la scoperta dei loro nomi incisi sulla corteccia di un albero. Muscarello amplifica la portata del dolore del protagonista proiettando all’infinito sul piano del palco la scritta “Angelica + Medoro”. Allo stesso tempo Orlando sembra rendersi conto della propria condizione di pupo-performer – o di “supermarionetta”, per citare Edward Gordon Craig – e impazzisce.

Lo spettacolo si conclude con la svestizione dei danzatori. Ognuno tiene in mano copricapo e bastone, richiamando il topos antico dell’attore che contempla la maschera. Dopo aver riposto ai propri piedi gli oggetti di scena, il performer riprende possesso dell’uso delle mani e delle infinite possibilità del proprio corpo. Una danza liberatoria sembra accompagnare il viaggio di Astolfo sulla Luna, simboleggiato da una esplicita citazione di Georges Méliès (Le voyage dans la Lune, 1902) proiettata sullo sfondo nero.

I PUPI - Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori si inserisce senza presunzione nel panorama della danza contemporanea degli ultimi anni, ormai ben codificato e riconoscibile. L’impegno nella ricerca sul movimento sta nell’originale capacità di fondere diversi linguaggi e di concertare le capacità poliedriche dei performers. 



I PUPI
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