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Dal teatro in pagina al teatro in scena

di Benedetta Colasanti
  La seconda sorpresa dell'amore
Data di pubblicazione su web 29/11/2021  

Per la prima volta in lingua italiana, La seconda sorpresa dell’amore di Pierre de Marivaux va in scena a Firenze al teatro della Pergola. Lo spettacolo, diretto da Beppe Navello, nasce nell’ambito di un più vasto progetto: diffondere l’opera dell’autore francese in Italia, tramite l’edizione dell’opera omnia curata da Paola Ranzini col sostegno dell’editore Mattia Visani (CUE Press).

La Seconde Surprise de l’amour, commedia in tre atti, viene rappresentata per la prima volta a Parigi alla Comédie-Française nel dicembre 1727. Al centro della trama due personaggi in preda a sofferenze amorose: la marchesa (vedova) e il cavaliere (sedotto e abbandonato). I protagonisti ritroveranno la felicità nell’amore reciproco grazie agli intrighi dei rispettivi servitori – Lisette e Lubin – e dopo aver superato gli ostacoli posti dalla ragione (incarnata dal “pedante” Hortensius) e dal conte, rivale in amore del cavaliere. L’operazione drammaturgica compiuta dal regista consiste soprattutto nella traduzione, nella riduzione a un unico atto e nell’inserimento di inserti anacronistici di sapore più contemporaneo, come quello dei due servitori che, compiaciuti e divertiti dalla situazione da loro creata, spiano la scena mangiando popcorn come se fossero al cinema.

Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
© Luca Passerotti

«Di lui, i suoi contemporanei dicono che ha sempre scritto la stessa commedia, solo con titoli diversi» afferma Navello su Marivaux nell’intervista di Angela Consagra. In effetti, la commedia segue uno schema “classico” in cui si possono riconoscere alcuni topoi quali, per esempio, il gioco degli opposti: i briosi servitori e i padroni seriosi, la semplicità e la cultura raffinata, la passione e la ragione. Il personaggio di Lubin (o Lubino) rimanda allo zanni Arlecchino della Commedia dell’Arte: il suo costume è nero con qualche toppa; il suo movimento atletico, affidato all'attore napoletano Fabrizio Martorelli, richiama non tanto la maschera “diabolica” delle origini (Tristiano Martinelli) ma quella acrobatica di Domenico Biancolelli (poi divenuta canonica e ripresa da Evaristo Gherardi, Tommaso Visentini, Antonio Sacco, fino allo strehleriano Ferruccio Soleri). Come Arlecchino, Lubino è un tombeur de femmes: motore dell’azione è il suo stesso amore, non platonico (come quello che unirà marchesa e cavaliere) ma carnale. Viene in mente a tal proposito una nota incisione della Raccolta Fossard che ritrae Arlecchino con i suoi tanti figlioletti (1584 circa).  

Consapevoli dell’impossibilità di riproporre una versione filologicamente attendibile rispetto alla recitazione settecentesca, si possono tuttavia cogliere in questa Seconda sorpresa dell’amore diversi elementi appartenenti all’immaginario consolidato del sistema dei ruoli dei comici italiani. Viene in mente un’altra nota incisione in cui lo studente Elomire (anagramma di Molière) impara dal maestro Scaramouche o Scaramuccia (l’italiano Tiberio Fiorillo), a denunciare il debito del teatro francese nei confronti del Théâtre des Italiens. Se è vero che, come insegna Siro Ferrone, la Commedia dell’arte non è solo commedia (La Commedia dell’Arte. Attrici e attori italiani in Europa (XVI-XVIII secolo), Torino, Einaudi, 2014, pp. 16-21), non si può negare in questa sede l’importanza della componente giocosa che suscita il riso degli spettatori della Pergola.

Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
© Luca Passerotti

Nella commistione di semiserio e comico, l’acme dell’intreccio consiste nella presa di coscienza da parte della marchesa di essere stata vittima del tranello dei due servitori e delle lusinghe dei due spasimanti. Entrano in gioco la gelosia e l’orgoglio. Gli intrighi di Lubino e Lisetta, causa della rottura dell’equilibrio, sono anche la chiave per la risoluzione e lo strumento per smorzare toni eccessivamente seriosi. Si pensi al momento del licenziamento di Hortensius o Ortensio: su di lui – e sulla ragione – la vittoria del sentimento è anticipata dal gesto del cavaliere di strappare le pagine di Seneca.

Dietro al comparto attoriale è forte la presenza invisibile del navigato Navello, ex allievo di Mario Missiroli, con quasi cinquant’anni di esperienza alle spalle. La fiorentina Daria Pascal Attolini, nei panni della protagonista, collabora col regista piemontese fin dal 2013, a partire dalla trilogia “civile” Il divorzio di Vittorio Alfieri, Il trionfo del dio denaro di Marivaux e Una delle ultime sere di carnovale di Carlo Goldoni (in scena al teatro Stabile di Torino). Dall’alternanza di momenti di trasognante trasporto e altri di esilaranti escandescenze risulta una recitazione equilibrata, alla quale fa da contraltare quella di Marcella Favilla (Lisetta) – marsalese diplomatasi alla scuola del Piccolo Teatro di Milano –, capace di accentrare l’attenzione con brio e ritmo. La bravura delle due attrici, insieme all’estro del già citato Martorelli (Lubino), tende spesso a oscurare i colleghi: il figlio d’arte Lorenzo Gleijeses (il cavaliere), intrappolato in un ruolo quasi isterico, e Stefano Moretti (Ortensio) e Giuseppe Nitti (il conte), interpreti dei due caratteri secondari.

Interessante il lavoro di Luigi Perego su costumi e scenografie. I primi rimandano alla moda settecentesca fatta di pizzi, corpetti, nastri, colori pastello e forme che richiamano la struttura del guardinfante. Tuttavia – soprattutto nel vestiario della marchesa del cavaliere – sono presenti elementi altri a rappresentare la “licenza poetica” del costumista: si pensi allo spacco nel vestito di lei e alla giacca di lui, lunga da un lato (secondo la moda dell’epoca) e corta dall’altro (secondo la moda attuale). La scenografia è minimale ma evocativa: pochi tendaggi rimandano a un’abitazione elegante, i libri agli intrattenimenti intellettuali della padrona di casa. I cambi di scena avvengono a vista: uno specchio (la toeletta) scende dall’alto, tre tappeti d’erba sintetica vengono srotolati dai due servitori, mentre le tonalità del fondale cambiano seguendo il filo della storia. I colori hanno valore drammaturgico: il nero iniziale indica il lutto, il rosso-arancio il nuovo sentimento amoroso, il verde la gelosia, il bianco le nozze e il lieto fine. La messinscena si conclude con i personaggi bloccati in un tableau vivant o – come suggerisce il regista – in un richiamo ai quadri di Jean Antoine Watteau, sotto una pioggia di pagine che sembrano voler rimarcare il debito di questo spettacolo nei confronti della sua componente letteraria.



La seconda sorpresa dell'amore
cast cast & credits
 



Spettacolo visto il
27 novembre 2021
al teatro della Pergola di Firenze


 
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