Omaggio a Oriana Fallaci
![Morirò in piedi](../recensioni/img/cat6/1121_fallaci_big.jpg)
Afferma il regista: «Oriana ha conosciuto i potenti del mondo che ha sfidato dialetticamente, ma pochissimi sono stati suoi amici veri. Appartiene a questo ristretto novero, Riccardo Nencini (interpretato da Fulvio Cauteruccio, ndr) […] depositario del suo testamento morale: la confessione delle sue paure, i suoi sogni, le fragilità, la segreta solitudine». Fisicamente – ma non mentalmente – piegata dalla malattia, Fallaci rivela un'identità privata, inedita e tuttavia leggibile tra le righe di alcune sue opere.
La scenografia (Barbara Bessi) è evocativa: in un salotto d'altri tempi, il fumo di sigaretta rende l'aria tangibile; sul pavimento e sul tavolo giacciono fogli sparsi, vinili, bicchieri di champagne. Sullo sfondo nero sono proiettate immagini e filmati d'archivio. Privato e pubblico si sovrappongono: la scrittrice non può evitare di portare il lavoro a casa; le pareti della sua stanza diventano scenario di attualità, di guerra, di distruzione. Il regista esprime così la differenza tra l'immagine idealizzata dello “scrittore” – tutto genio e ispirazione – e la realtà del processo di scrittura: il continuo fare e disfare, il rigore, la dipendenza e insieme l'ossessione provocata del ticchettio della macchina da scrivere e delle lancette dell'orologio, segni del tempo che passa.
Giulia
Weber veste con
rispetto i panni della protagonista. La leggera cadenza toscana rimanda alle
origini fiorentine del personaggio. Il fumare ossessivo – gesto onnipresente
nella recitazione e nelle fotografie d'epoca proiettate sul fondale –
preannuncia la tragedia privata della malattia. Nel dialogo con Nencini
emergono gli ideali combattuti per una vita: la debolezza dei valori
occidentali, l'inaffidabilità della politica, del fascismo e dell'antifascismo,
l'utopia del connubio politica-etica e il valore del passato come essenza della
nostra esistenza; e gli eventi che l'hanno segnata: le rivolte studentesche a
Città del Messico, i conflitti bellici.
![Un momento dello spettacolo](img/cat6/1121_fallaci_int.jpeg)
Un momento dello spettacolo
«Morirò come Emily Brontë […] in piedi» (Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci, Milano, Corriere della Sera, 2004, p. 55). Classe 1929, Fallaci ha vissuto l'occupazione nazifascista di Firenze. Da bambina, mentre portava provviste a Carlo Levi in piazza Pitti, scavalcava i corpi esanimi di chi non aveva corso abbastanza veloce sotto spari e granate. Alla resa dei conti conclusiva, la sua memoria torna alla città natale. Indifferente alle parole di Tiziano Terzani, che in una lettera le descriveva Firenze come una città decaduta (parafrasando: “degenerata a causa di globalizzazione, turismo e ricchezza”), Oriana ripensa alla casa d'infanzia, piccola ma piena di libri e caratterizzata da una rigida morale, e alla sua casa di Porta Romana, dove ha vissuto con il rivoluzionario Alekos Panagulis, dedicatario di Un uomo (Milano, Rizzoli, 1979).
Superati due aborti spontanei, a partire da un'inchiesta sulle interruzioni di gravidanza scrive Lettera a un bambino mai nato (Milano, Rizzoli, 1975). La questione della legalità dell'aborto è ancora attuale (si pensi a L'évenement, film recentemente insignito del Leone d'oro a Venezia). Il concetto di maternità prende forma nell'immagine della madre di Oriana (interpretata da Flavia Pezzo). Se la figlia confessa il rimorso di essere stata sempre «da un'altra parte», la madre esprime col volto le parole del “profeta”: «i vostri figli non sono figli vostri […] potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire» (Khalil Gibran, Il profeta, New York, Knopf, 1923).
Infine un ultimo desiderio, quello di finire i suoi giorni sulla torre dei Mannelli. L'edificio, affacciato su Ponte Vecchio, faceva parte del primo progetto del corridoio vasariano, commissionato da Cosimo I de' Medici per collegare Palazzo della Signoria a Palazzo Pitti; a seguito dell'opposizione dei proprietari, Vasari fu costretto a modificare il disegno. Oriana aveva visitato la torre, roccaforte del gruppo partigiano del padre, nel 1944; doppio simbolo di resistenza, rappresentava in punto di morte «the end of the road»: parole che riecheggiano Jack Kerouac, la beat generation e i relativi ideali di libertà.Cast & credits
Titolo
Morirò in piedi |
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Data rappresentazione
14 novembre 2021 |
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Città rappresentazione
Firenze |
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Luogo rappresentazione
Teatro Niccolini |
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Soggetto
Riccardo Nencini, "Oriana Fallaci. Morirò in piedi" |
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Adattamento
Roberto Petrocchi |
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Regia
Roberto Petrocchi |
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Interpreti
Giulia Weber (Oriana Fallaci) Fulvio Cauteruccio (Riccardo Nencini) Flavia Pezzo (Madre di Oriana Fallaci) |
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Produzione
Teatro Niccolini |
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Scenografia
Barbara Bessi |
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Costumi
Sandra Cardini |
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Luci
Michele Forni |
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Note
Aiuto regia: Fulvio Cauteruccio; direttore di scena: Matilede Niccolai |