Nel villaggio delle donne
Nel gioco del “se
fosse”, questo spettacolo, a un tempo delicato e di forte impatto,
anche emozionale, sarebbe una gemma di smagliante purezza. Negli
ultimi anni l'arte attoriale di Sonia Bergamasco è andata
completandosi e arricchendosi. Nello stesso tempo quest'artista che
non conosce confini e limitazioni sta rivelando doti non comuni anche
quale regista teatrale. E se il Il ballo (prossimo allestimento al Franco Parenti) era già a suo modo una
prima prova di regia, l'esordio “ufficiale” in questa veste è
avvenuto lo scorso anno al Piccolo con Louise e Renée,
drammaturgia di Stefano Massini da Mémoires de deux jeunes
mariées di Balzac, dove l'attrice (ma non interprete)
ha brillantemente diretto due colleghe di ottima classe,
Federica Fracassi e Isabella Ragonese.
Con L'uomo seme
Sonia Bergamasco è tornata in scena e si è avvalsa di notevoli
compagni di strada: il maestro Rodolfo Rossi, già altre volte
partner musicale, nel ruolo del titolo; il quartetto di musiciste e
danzatrici salentine Faraualla (Loredana Savino, Gabriella
Schiavone, Maristella Schiavone, Teresa Vallarella);
il consueto Cesare Accetta, sempre straordinario autore delle
luci; Barbara Petrecca, scenografa e costumista di vaglia,
ideatrice di un elemento di scena che assume anche una valenza
drammaturgica: un bellissimo albero, riccamente ramificato e mobile,
posto al centro della scena, che ci ha virtuosamente ricordato lo
stile delle sculture sceniche di Mario Ceroli per Ronconi
con echi di Alexander Calder.
Lo spettacolo è tratto
da un racconto lungo di Violette Ailhaud (nella traduzione di
Monica Capuani). Ultraottantenne quando lo scrisse nel 1919,
la Ailhaud narra, come in un mémoire, una vicenda ambientata
nella bassa Provenza, essendo stata testimone, poco più che
adolescente, del momento storico dirompente da cui la storia prende
avvio: la decimazione degli uomini durante l'insurrezione
repubblicana del 1851, sotto Luigi Napoleone Bonaparte, cui
farà seguito una seconda decimazione, stavolta causata dalla Grande
Guerra.
Un momento dello spettacolo
Nel prologo la
Bergamasco, in piedi sopra una sedia, legge l'antefatto. Poi entra
a tutti gli effetti nella scena della storia e se ne fa voce
narrante, come eco della stessa Ailhaud, con sapienti movimenti
coreografici eseguiti con le Faraualla e ottimamente curati da Elisa
Barucchieri. L'attrice dà metaforicamente voce a tutte le
donne del villaggio che si divideranno il primo uomo che arriverà.
Un racconto a mo' di monologo interiore o, meglio ancora, di flusso
di coscienza, al quale l'attrice ha conferito quasi il suono di un
canto. Non nel senso specifico del termine, perché Bergamasco non
canta, ma in senso poetico. Nella sua magistrale polifonia vocale
l'artista condensa le sensazioni che provano le donne del
villaggio: paura e desiderio, passione e speranza, attesa. Del
resto, a proposito dei ricorrenti rapporti tra parole
voce suoni musica, l'attrice-regista nel programma di sala scrive
che l'idea di dare voce a questo antico racconto è dovuta in primo
luogo a «un'intuizione musicale». Nonché a una suggestione che
deriva da un libro di Svetlana Aleksievič (La
guerra non ha un volto di donna, 1985), dove si racconta di
villaggi abitati solo da donne che parlano di uomini assenti; donne
che, scrive il premio Nobel, piangono o cantano a mo' di pianto.
Tutto ciò nello
spettacolo è orchestrato come una fiaba o un racconto
magico-fiabesco, che la gamma di luci e colori di Accetta marca con
toni pastello o intensi blu notturni; e che l'albero modella
accogliendo le donne che vi si adagiano, come in una confortevole
dimora. Valenze etno-antropologiche emergono da una storia piena di
rabbia quanto di tenerezza, nonché dalle articolate sonorità di
Rossi: il suo maniscalco giunge in palcoscenico come una delicata
epifania. Ancora una volta un testo non teatrale viene piegato a
racconto di scena, immerso – come già in Louise e Renée –
in forti suggestioni visive, in particolare legate a possibili –
anche se non evidentemente citati – modelli pittorici
ottocenteschi. Anche la virtuosa calibratura cronometrica suggella un
armonioso incontro tra narrazione e teatro, musica e poesia,
recitazione e regia.
L'uomo seme
La locandina dello spettacolo
Cast & credits
Titolo
L'uomo seme |
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Origine
Italia |
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Anno
2018 |
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Durata
75 min. |
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Città rappresentazione
Milano |
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Luogo rappresentazione
Teatro Franco Parenti |
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Prima rappresentazione
16 gennaio 2018 |
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Titolo testo d'origine
L'uomo seme |
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Autori testo d'origine
Violette Ailhaud |
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Traduzione
Monica Capuani |
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Regia
Sonia Bergamasco |
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Interpreti
Sonia Bergamasco Rodolfo Rossi Loredana Savino Gabriella Schiavone Maristella Schiavone Teresa Vallarella |
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Produzione
Teatro Franco Parenti / Sonia Bergamasco |
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Scenografia
Barbara Petrecca |
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Costumi
Barbara Petrecca |
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Movimenti scenici
Elisa Barucchieri |
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Luci
Cesare Accetta |
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Musiche
Rodolfo Rossi, quartetto vocale Faraualla |