Arturo Cirillo conquistò lattenzione di pubblico e critica nel 2002 con la “bizzarra” messinscena di Mettiteve a fà lammore cu me! di Eduardo Scarpetta, dove gli attori interpretavano una tipica commedia borghese con gestualità e vocalità esasperatamente meccaniche, sovrapponendo alle maschere scarpettiane nuovi personaggi secondo uno stile “mejercholdiano”. Seguirono gli allestimenti di Lereditiera di Annibale Ruccello (2003 - Premio Ubu come miglior regia), La Piramide di Copì (2004), Le Intellettuali di Molière (2005 – Premio Ubu come miglior attore non protagonista), Le cinque rose di Jennifer di Ruccello (2006) e il Don Fausto di Antonio Petito (2007). Segno del suo lavoro è la ricerca intorno allespressione corporea e vocale degli attori, compiuta da anni con lo stesso gruppo di interpreti. Legato comunque alla tradizione, non è un caso che la maggior parte dei testi scelti dal regista napoletano rientrino nella “memoria storica partenopea”, portati in scena sperimentando nuove forme di interpretazione e ritmicità.
Luciano Saltarelli e Arturo Cirillo
Conoscendo il percorso artistico della compagnia di Cirillo, quindi, un po stupisce la messinscena dellOtello di Shakespeare, ben lontana dai virtuosismi e dalle sperimentazioni precedenti: gli attori sono misurati nella recitazione e la regia è molto semplice, ma non banale. I risvolti leggeri e comici dellopera vengono evidenziati sin dallinizio, quando Barbanzio (Rosario Giglio) e il Doge (Salvatore Caruso) indossano i costumi (di Gianluca Falaschi) e le maschere di Pulcinella e Pantalone; anche se tale scelta, che viene fatta solo nelle prime due scene, sembra non troppo adeguata ad un allestimento che nel suo insieme rimane abbastanza fedele al testo dorigine. Lo stesso discorso vale per linterpretazione del personaggio di Bianca en travesti.
Rosario Giglio e Salvatore Caruso
Molto commovente, invece, la disperazione di Desdemona (Monica Piseddu) ed Emilia (Sabrina Scuccimarra), che alla fine spezzano latmosfera leggera che si respira per gran parte dello spettacolo.
Sabrina Scuccimarra e Monica Piseddu
«Otello è la tragedia della parola. La parola inventa i luoghi, costruisce i sentimenti, determina l'agire dei personaggi», annota il regista. Ed infatti solo due muri riempiono la scena (di Dario Gessati), spostati dagli attori per delimitare gli spazi chiusi che imprigionano le parole di Iago e la conseguente gelosia di Otello. Unossessione senza limiti che in un attimo elimina tutte le virtù e la saggezza del moro. Otello è un “uomo di guerra” e la sua integrità morale non smentisce la sua ignoranza e la sua istintività. Ed è per questo motivo che nella messinscena di Cirillo non è connotato come uomo di colore, ma ha solo una parte del viso truccata di nero, come se fosse “sporco”. Macchiato dalla sua rozzezza e incapacità di controllo, ma anche dal suo disturbo mentale (da sottolineare la sua crisi epilettica quando è ormai conquistato dal sospetto).
Una scena dello spettacolo
Risulta molto accattivante questa versione di Iago: Cirillo sottolinea il lato più viscido e codardo del personaggio, rendendolo un inetto, uno di quei soggetti insignificanti che per uscire dallanonimato arrivano a commettere terribili crimini. Ad appoggiarlo nei suoi intrighi Roderigo (Luciano Saltarelli) e l'altra vittima dei suoi raggiri Cassio, che non sembra tanto ingenuo e onesto, ma alquanto ambiguo nellinterpretazione di Michelangelo Dalisi.
Michelangelo Dalisi e Arturo Cirillo
Delicata e ingenua la Desdemona di Monica Piseddu, resa con eleganza (grazie anche alla particolare voce roca dellattrice) e proposta in una forma piuttosto moderna che non dispiace: ricorda, infatti, una moglie dei giorni nostri. Non molto convincente, invece, lOtello di Danilo Nigrelli, ottimo attore dellAmleto e di altri allestimenti di Antonio Latella, che qui appare forzato nel suo ruolo, riprendendosi solo sul finire dello spettacolo quando la sua imponente presenza scenica rende giustizia ad un Otello furioso e violento. Viene da riflettere sulla difficoltà di interpretare questo personaggio, in equilibrio tra lenergico e il virtuoso, forse anche a causa della netta contrapposizione con il suo antagonista, poiché altre volte abbiamo visto interpretazioni poco credibili, non ultima quella di Michele Placido nel 2001 con la regia di Antonio Calenda.
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