drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

L’eterna lotta tra “arte” e “mestiere”

di Benedetta Colasanti
  L'arte della commedia
Data di pubblicazione su web 10/01/2024  

Il sipario si apre sulla messinscena de L’arte della commedia (1964) tra giochi di ombre e voci dai toni manieristici; si tratta del nuovo spettacolo adattato, diretto e interpretato da Fausto Russo Alesi che – dopo aver dato eccellente prova di sé in diverse occasioni teatrali e cinematografiche (si pensi soltanto ai “bellocchiani” Esterno notte (2022) e Rapito (2023) si cimenta nuovamente con la regia teatrale e, in particolare, con Eduardo De Filippo. Una voce narrante introduce alcuni personaggi che, forti del proprio carattere, descrivono e trasmettono abilmente scenari e sensazioni, come quella del freddo, trasportando lo spettatore nel mondo “altro” della cornice teatrale.  

La storia ruota intorno all’impresario Oreste Campese (Russo Alesi), capocomico che decide di rivolgersi alle istituzioni per far valere i propri diritti. Campese incede a tempo di musica – elemento dalla forte valenza drammaturgica – e fa il proprio ingresso nell’ufficio del prefetto, al quale ha intenzione di chiedere un sussidio e di far costruire un nuovo teatro: quello dove si esibiscono abitualmente è andato a fuoco e quello comunale non attrae un giusto pubblico. Si tratta di una compagnia di tradizione famigliare (come del resto quella dei De Filippo e del “predecessore” Eduardo Scarpetta) e caratterizzata dal nomadismo. Il repertorio è principalmente quello shakespeariano, «la solita zuppa», come afferma il prefetto, poco impegnato e finalizzato al “solo” intrattenimento. 


Un momento dello spettacolo
© Filippo Manzini

L’arte della commedia mette in scena una “crisi” del teatro ma soprattutto l’eterna lotta tra i “due” teatri italiani: quello di sapore intellettuale, squisitamente novecentesco, e quello “di mestiere”, realizzabile anche su poche tavole di palcoscenico, con scenografie essenziali, dove i principali ingredienti sono l’attore, l’imprevisto e la presenza del pubblico. È dunque una storia sì politica ma di carattere meta-teatrale attraverso la quale Russo Alesi – senza pretese storiografiche – riflette soprattutto sullo statuto attuale del teatro e del performer che, all’interno di un panorama troppo spesso caratterizzato dal “politicamente corretto”, non dovrebbe necessariamente svolgere un servizio socialmente “utile” né essere censurato o censurarsi. «Il potere è un’ambizione che fa parte del genere umano, ed è qualcosa con cui bisogna imparare a dialogare», dichiara il regista palermitano. «Saperlo gestire bene e renderlo al servizio degli altri: questa è la sfida. Chi detiene il potere deve sempre mettersi nei panni degli altri e cercare di ascoltare profondamente le domande che vengono poste» (Il teatro come necessità, intervista a Fausto Russo Alesi, di Angela Consagra).

Mentre il capocomico Campese rivendica il proprio status di lavoratore, Russo Alesi – nei panni del personaggio – ironizza sul luogo comune dell’attore-artista privilegiato, libero, spensierato, lontano da problemi ed esigenze concreti che in realtà molto riguardano il sistema di produzione spettacolare, nonché il ruolo produttivo del teatro all’interno della società. E proprio il suo essere cangiante, trasformabile, inafferrabile dell’attore – e indefinibile ancora oggi – è in grado di inibire non solo le autorità ma anche chi delle dinamiche del palcoscenico è ignaro. L’adattamento di Russo Alesi propone una scenografia essenziale ma funzionale, che all’inizio dello spettacolo si avvale di un’apertura sul piano del palco che consente agli attori di comparire e scomparire. 


Un momento dello spettacolo
© Filippo Manzini

Tra i personaggi, il “narratore” rimane sempre visibile e gestisce il tempo della messinscena appendendo un orologio a un chiodo e togliendolo al momento opportuno. Oltre al capocomico, uno dopo l’altro si presentano in prefettura il dottore, la maestra, il sacerdote, il farmacista, ognuno rivendicando i propri diritti con tesi inattaccabili e mantenendo vivo il dubbio (sia nel prefetto sia negli spettatori) se siano reali lavoratori o attori della compagnia sotto mentite spoglie. È una commedia dichiaratamente pirandelliana, a carattere fortemente musicale: una processione, capitanata dal crocefisso e dalla bandiera tricolore, sfila al ritmo di Valzer per un amore di Fabrizio De André; mentre Tango italiano di Milva rimanda al ballo come momento lieto del Dopoguerra (il periodo in cui è ambientata la storia) e il suono ovattato della radio rimanda ai tempi passati.


L'arte della commedia
cast cast & credits
 


Un momento dello spettacolo visto al Teatro della Pergola di Firenze il 26 novembre 2023
© Filippo Manzini
 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013