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Paola Daniela Giovanelli

Paola Daniela Giovanelli, 1759: aspetti trascurati e controversi della polemica Diderot-Goldoni

Data di pubblicazione su web 09/03/2009
copertina de <i> La serva amorosa <i/> edizione Marsilio

Il saggio ripercorre e sviluppa alcuni aspetti della complessa vicenda teatrale della Serva amorosa goldoniana in Francia, già trattata nel capitolo Nota sulla fortuna per l’edizione del volume C. Goldoni, La serva amorosa, a cura di P.D. Giovanelli. Cura filologica di C. Mazzotta, Edizione Nazionale, Venezia, Marsilio, 2007, pp. 313-448, in particolare pp. 313-319, 327-329. Apparirà negli Atti del Convegno Internazionale  Parola, musica, scena, lettura: percorsi nel teatro di Goldoni e di  Gozzi, tenutosi  all'Università Ca' Foscari di Venezia (dicembre 2007) in corso di stampa.

 

1. Certo, senza lo scalpore suscitato dal plagio diderottiano de Le fils naturel ai danni del Vero amico, la Francia avrebbe dovuto attendere ancora, prima di conoscere la drammaturgia goldoniana. È proprio la risonanza che si crea attorno al nome di Goldoni fin dal giugno del 1757 a indurre il letterato e commediografo Charles Sablier a interessarsene e a tradurre La serva amorosa, ricavando cinque atti in versi dagli originali tre in prosa, con relativo «adattamento» al gusto francese [1].

Sarà la prima commedia di Goldoni ad approdare sulla scena della Comédie-Française, tre anni prima dell’arrivo di Goldoni a Parigi e subito dopo l’evento storico che segna l’eliminazione dei posti a sedere sul palcoscenico, caratteristici della struttura della scena francese [2]. Col titolo La suivante généreuse gli attori della Comédie-Française la misero in scena il 23 maggio 1759 con esito così deludente che ne venne data una sola replica, il 26 maggio successivo, assieme a Les précieuses ridicules di Molière, particolare che suscita l’interrogativo su possibili tagli dell’ultim’ora ai cinque atti della Suivante, come del resto la recensione che ne conserviamo sembra confermare. Le 45 scene complessive del testo di Sablier nelle posteriori versioni a stampa del 1761 e del 1765, edite anonime [3], sono infatti considerevolmente ridotte nell’analisi capillare del critico teatrale che altri non è se non Denis Diderot [4], spettatore d’eccezione la sera della replica [5], alla quale assiste con lo scopo di stendere il resoconto critico dello spettacolo da passare a Grimm, in vista della sua diffusione nei fogli della Correspondance littéraire. Ma circa il numero e l’estensione delle scene, non sappiamo quale testo Sablier possa aver consegnato agli attori della Comédie, né se la seconda sera sia stato presentato in una forma ridotta rispetto alla prima [6].

La versione di Sablier rivela aspetti interessanti, alcuni dei quali ancora inesplorati: certo Sablier conosceva molto bene le commedie goldoniane, tanto da rifonderne spunti e motivi diversi nella sua traduzione. Traduzione che poneva innanzitutto un problema non da poco: la trovata risolutiva della commedia goldoniana (l’espediente del “finto morto”) era ripresa totalmente da quella del Malato immaginario di Molière che certo Sablier non avrebbe potuto riproporre al pubblico francese [7], proprio come il Goldoni dei Mémoires che, narrandone il plot, avrebbe glissato sulla conclusione, col dire genericamente che Corallina riesce a risolvere la situazione «par son esprit» [8], espressione che provocherà in Edgardo Maddalena una sorridente boutade: questa volta però, scrive, era «l’esprit d’un autre» [9]. Comunque Sablier è costretto a modificare il finale puntando sulla sola abilità dialettica della protagonista (qui Marine) e, per rafforzare un lieto fine davvero generale, corregge la soluzione originale che prevede l’espulsione di Béatrix, la matrigna colpevole, con un artificio romanzesco molto simile a quello presente nel Vero amico (come Florindo salva l’amico Lelio, aggredito da furfanti, così Clitandre salva il fratellastro Éraste) [10]: impresa decisiva che spinge Béatrix a stringere fra le braccia il figliastro con relativa pacificazione universale. Lo stesso episodio è naturalmente anche nel Fils naturel (Dorval salva da un’aggressione Clairville) [11], ma nella recensione Diderot ne fa appena un cenno, raccontando la trama, senza aggiungere commenti, certo per non risvegliare il ricordo del proprio plagio.

Sablier si serve anche, nel corso del suo adattamento, di motivi e argomentazioni che probabilmente erano nell’aria della riforma diderottiana, ma senza dubbio erano anche nel testo della Pamela goldoniana (tradotta in francese quello stesso 1759 e comunque nel I tomo della Paperini che conteneva anche La serva amorosa), tanto da riprendere alla lettera sia le ragioni del legame della protagonista con la padrona morta [12], sia il comune richiamo alla «ragione» e all’«onore» [13], sia le motivazioni del rifiuto di Pamela di sposare Lord Bonfil: ma la battuta con la quale Pamela sostiene le sue ragioni presso di lui («Che volete, signore, che dica il mondo di voi, se vi abbassate cotanto con una serva?») [14], che torna nel dialogo Corallina-Florindo della Serva amorosa («Figlio unico, di casa ricca, e civile, vorreste avvilirvi collo sposare una serva?») [15], in Sablier diventa un testo diverso e più articolato, che certo non ha dimenticato quanto Lord Artur dice a Bonfil [16], ma che precisamente, nelle parole che Marine rivolge a Clitandre, diventa:



Vous voulez m’épouser! d’un hymen inégal/Vous ne sentez donc pas toute la conséquence;/Votre pere sera justement irrité;/Vous vous verrez deshérité;/Vous tomberez dans l’indigence;/Alors le prestige cessé,/Dans les réflexions votre amour éclipsé,/Vous aurez devant vous la présence importune/Du sujet de votre infortune;/De vos transports passés vous viendrez à rougir./Par une suite inévitable,/Vous pousserez le repentir/Jusqu’à me mépriser, peut-être à me hair;/Vous rendrez mon sort déplorable;/Et le vôtre, à son tour, par cet enchaînement,/N’en sera que plus misérable. [17]



Facilmente immaginabile il sussulto che attraversa Diderot nell’udire questa battuta, che non è né nella Pamela né nella Serva amorosa goldoniane, bensì nel suo stesso Père de famille:



Écoutez et tremblez sur le sort que vous lui préparez. Un jour viendra que vous sentirez toute la valeur des sacrifices que vous lui aurez faits. Vous vous trouverez seul avec elle, sans état, sans fortune, sans considération […]. Vous la haïrez; vous l’accablerez de reproches. Sa patience et sa douceur achèveront de vous aigrir; vous la haïrez davantage; vous haïrez les enfants qu’elle vous aura donnés, et vous la ferez mourir de douleur. [18]



Naturalmente Diderot non manca di riferirne all’amico Grimm: esagerando un po’, scrive che questa battuta è una «traduction littérale, de ce que le Père de famille dit à son fils, lorsqu’il montre toutes les suites fâcheuses de son mariage avec Sophie. Vous la haïrez, vous haïrez ses enfants. Vous vous souvenez bien de cela», precisando che è stato questo «le seul endroit du second acte qu’on ait goûté» e aggiungendo con la modestia che gli è propria: «encore ma prose m’a-t-elle paru meilleure que les vers qu’ils en ont faits» [19].

Dall’accusa di plagio Diderot si era difeso scrivendo fra l’altro che a sua volta Goldoni, nel Vero amico, si era ispirato all’Avaro di Molière [20]. Evidentemente non conosceva La serva amorosa, altrimenti non si sarebbe lasciato sfuggire la ben più ghiotta occasione di mettere in luce quel finale tanto smaccatamente molieriano. Non se la lascia sfuggire, invece, Charles Collé che, nel suo Journal, scrive: «Comme Goldoni a pris une partie de son sujet, ou du moins ce qu’il y a de meilleur, et les caractères surtout, dans le Malade imaginaire de Molière, il n’est pas étonnant que celui qui nous a voulu donner la pièce de Goldoni ne nous ait rien donné de nouveau, du moins de passable. Il a été obligé, pour éviter de ressembler trop cruement à Molière, de faire des changements considérables à la comédie de Goldoni, et notamment au dénouement, qui est exactement celui du Malade imaginaire» [21].

In ogni caso, ora Diderot può sostenere di essere stato lui plagiato da Goldoni. O da Sablier, che peraltro – a differenza di Goldoni [22] – non viene mai nominato nella recensione [23], quel Sablier che certo per diversi motivi non poteva rientrare nella cerchia dei suoi: era più che amico di Nivelle de La Chaussée, l’“ideatore” della comédie larmoyante, delle cui opere avrebbe curato nel 1762 l’edizione in cinque volumi [24]; quel Sablier protetto del duca d’Aumont – definito da Grimm «despote sans goût et sans lumière» della Comédie-Française [25] – del cui figlio era il precettore [26], ma soprattutto quel Sablier che sceglieva di tradurre Goldoni il cui solo nome riversava e continuerà a riversare nell’animo di Diderot un’eco tanto negativa [27].

Che Sablier non fosse certo un seguace “diderottiano” è provato dalla sua introduzione alla pubblicazione della Suivante, vero e proprio trattatello di poetica teatrale scritto sotto forma di lettera a Madame** [28], nel quale allude in vario modo al plagio dell’enciclopedista: «un homme de Lettres fit imprimer une Comédie, sous le titre du Fils Naturel. Soit qu’il connût le Véritable Ami de Goldoni, soit que le hasard lui eût donné la même idée, la Pièce de M. D… eut beaucoup de succès. Cette réussite m’encouragea […]» [29] E dopo una professione di modestia, che credo sincera, aggiungeva: «Ma Serva amorosa m’a sans doute moins d’obligation que Merope à M. de Voltaire, & le Véritable Ami à M. D…» [30] Giustificava quindi le proprie traduzioni goldoniane col dire che in Francia pochi sono i traduttori di Goldoni e che Goldoni, pur mancando della «notre délicatesse»,




a le mérite d’avoir ouvert une nouvelle carriere, & d’avoir hasardé le haut Comique dans un Pays où l’on ne connoissoit que les farces & les scènes à l’impromptu; & c’est dans les Ouvrages de ce dernier genre, qu’on trouve des moeurs & des personnages aussi nobles que dans les Pièces de MM. Destouches & de la Chaussée. [31]

 

Ha ben ragione Ginette Herry quando sottolinea l’importanza di questa affermazione di Sablier, che mette in luce una spiegazione interessante della ricezione di Goldoni in Francia: «Il Goldoni “serio” si vede così fortunatamente salvato dal Goldoni “popolare” in nome non della commedia di carattere alla Molière ma della commedia lacrimosa e di costume sperimentata in Francia negli anni 1730-1760» [32].

________________________

[1] «Il y a sept à huit ans que les Comédies du Vénitien Goldoni se répandirent à Paris: elles me tomberent entre les mains; je fus charmé […]. Entre les pièces de Goldoni, celle qui m’affecta le plus, fut la Serva amorosa: je succombai à la tentation de l’accomoder pour notre scène» ([C. Sablier], A Madame**, in [Id.], Théâtre d’un inconnu, Paris, Duchesne, 1765, pp. 1-32, in partic. pp. 3-4). Sulla questione degli adattamenti al gusto francese cfr. infra, nn. 54-55.

[2] Fino a questo momento esistevano ancora, ai lati della scena, «des gradins où s’asseyaient des spectateurs. Cernés par une balustrade, ces gradins qu’on nommait “les balcons”, occupaient un bon quart du “plateau” et supprimaient les premières coulisses. Les décors, par suite, se réduisaient à peu de chose. Les changements néanmoins en étaient longs et difficiles, car le public qui “s’étalait sur les ailes du théâtre”, entravait la besogne des machinistes» (J.-J. Olivier, Introduction à Voltaire, Sémiramis, Paris, Droz, 1946, pp. VII-XLIX, in partic. pp. XXI-XXII). Già due anni prima, negli Entretiens sur Le fils naturel, Diderot aveva proposto di disimpegnare il palcoscenico a favore del libero movimento degli attori e dell’estensione della scenografia («En ôter tout ce qui resserre un lie<u> déjà trop étroit. Avoir des décorations»: D. Diderot, Entretiens sur Le fils naturel, in Id., Oeuvres complètes, édition critique et annotée présentée par J. Chouillet et A.-M. Chouillet, Paris, Hermann, 1980, t. X, Le drame bourgeois. Fiction II, p. 110) e solo l’anno precedente, nella lettera di risposta a Mme Riccoboni che gli aveva scritto: «Les Français ayant du monde sur leur théâtre, ne peuvent décorer que le fond», Diderot aveva replicato: «Je vous dirai donc qu’il me semble d’abord que vous excusez le vice de notre action théâtrale par celui de nos salles, mais ne vaudrait-il pas mieux reconnaître que nos salles sont ridicules. Qu’aussi longtemps qu’elles le seront, que le théâtre sera embarrassé de spectateurs, et que notre décoration sera fausse, il faudra que notre action théâtrale soit mauvaise?… “Nous ne pouvons décorer que le fond, parce que nous avons du monde sur le théâtre”. C’est qu’il n’y faut avoir personne et décorer tout le théâtre…» (Id., Lettre à Madame Riccoboni, ivi, pp. 429-451, in partic. pp. 435, 437-438). Nel corso della pausa pasquale del 1759 (31 marzo-23 aprile 1759) i posti a sedere sulla scena vennero rimossi e quando ripresero le rappresentazioni, il teatro mostrava un aspetto nuovo: all’inizio del mese di maggio, con una lettera datata «à Paris, ce 1er mai 1759», Diderot scriveva a Grimm: «Grâces à Mr de Lauraguai[s], enfin nous avons quelque chose qui ressemble à un théâtre. S’il faut aller là pour vous, j’irai» (Id., Correspondance, recueillie, établie et annotée par G. Roth, Paris, Les Éditions de Minuit, 1955-1970, 16 voll., vol. II [1956], p. 128). Ugualmente soddisfatto dell’innovazione Charles Sablier, che più tardi affermerà: «Cet embaras de Spectateurs, dont on a dégagé la Scène, nuisoit-il moins à la Comédie qu’à la Tragédie? Je disois dans le moment, Madame, que le Théâtre François est le spectacle du coeur & de l’esprit, & non celui des yeux: je conviens cependant que la vue doit y être satisfaite. Elle l’est aujourd’hui; nous en avons l’obligation à ces Protecteurs des Arts, qui ont senti la nécessité de remédier à un inconvénient dont on se plaignoit avec justice. Le changement judicieux qu’ils ont procuré au Théâtre, mérite toute notre reconnoissance. Tous les nuages qui obscurcissoient les talens de nos Acteurs sont dissipés […]. Il n’y a pas encore deux ans que le Théâtre, trop rempli, me faisoit perdre, à regret, une partie de ce que je trouve aujourd’hui. Une scène libre me met à portée de reconnoître mille agrémens qui m’avoient échappés. Oui, Madame, nous n’avons à présent rien à desirer dans l’exécution de nos Pièces; & l’illusion (je le repete) est aussi parfaite dans le comique que dans le tragique» ([C. Sablier], A Madame**, cit., pp. 23, 24-25). Cfr. anche infra, n. 5.

[3] [C. Sablier], Oeuvres de M***, Londres [Paris], 1761; [Id.], Théâtre d’un inconnu, cit.: i due volumi contengono, oltre alla Suivante généreuse, una «traduction exacte» (ma cfr. infra, n. 63) della Serva amorosa con il titolo La domestique généreuse e quella de I malcontenti (Les mécontens). Le scene della Suivante généreuse a stampa sono così scandite: A. I, 9 scene; A. II, 9 scene; A. III, 12 scene; A. IV, 5 scene; A. V, 10 scene (cfr. [C. Sablier], La suivante généreuse, in [Id.], Théatre d’un inconnu, cit., pp. 1-84).

[4] La scansione delle scene stesa da Diderot è la seguente: A. I, 5 scene; A. II, 7 scene; A. III, 3 o 4 scene (qui Diderot scrive, di seguito alla «Scène 2», «Scène 4»: i curatori del testo diderottiano osservano che Diderot «oublie la scène 3» («La suivante généreuse» de Goldoni et Sablier, in D. Diderot, Oeuvres complètes, édition critique et annotée présentée par J. Varloot, Paris, Hermann, 1980, t. XIII, Arts et lettres (1739-1766). Critique I, pp. 50-61, in partic. p. 56), ma il confronto fra il testo di Sablier e il riassunto che della pièce fa Diderot porta piuttosto a pensare che Diderot abbia sbagliato a scrivere «Scène 4», intendendo invece appunto «Scène 3»); A. IV, 6 scene; per quanto riguarda il quinto atto, procedendo diversamente, Diderot non descrive le singole unità interne, ma si limita a un riassunto complessivo dell’intero atto (cfr. D. Diderot, [La suivante généreuse], ivi, pp. 53-61, in partic. pp. 54-58). Cfr. anche infra, n. 57.

[5] È alla novità del palcoscenico sgombro di spettatori che si riferisce Diderot nella recensione quando scrive: «J’ai été charmé du théâtre. Cela est on ne peut pas mieux [.] Les décorations et de la pièce nouvelle, et des Précieuses qu’on a données après, m’ont fait plaisir. Tout poète qui a du génie doit être content de cette réforme» (D. Diderot, [La suivante généreuse], cit., p. 61). Il riferimento a Les précieuses ridicules, rappresentate il 26 maggio, prova che Diderot assistette non alla première della Suivante, ma alla replica, come del resto subito dopo scrive apertamente: «Ma Sophie, sa mère, sa soeur, Mademoiselle Boilleau, étaient à la seconde des premières; ce qui ne m’a pas autant empêché de voir et d’entendre que je l’aurais dû» (ibid., corsivo mio).

[6] Cfr. infra, n. 57.                                     

[7] «Nella conclusione della Suivante généreuse non si tiene conto alcuno dell’astuzia di Corallina che nella commedia originale la motiva. Il traduttore dev’essersi accorto subito che il Goldoni l’aveva tolta di sana pianta al Malade imaginaire, commedia ch’ogni buon Parigino sapeva a mente» (E. Maddalena, «La serva amorosa» del Goldoni, in «Rivista dalmatica», I, V, gennaio 1900, pp. 1-16, in partic. p. 10).

[8] C. Goldoni, Mémoires [II, cap. XIV], in Id., Tutte le opere, a cura di G. Ortolani, Milano, Mondadori, 1935-1956, 14 voll. [d’ora in poi MN], vol. I, p. 304.

[9] E. Maddalena, «La serva amorosa» del Goldoni, cit., p. 16.

[10] Cfr. rispettivamente Il vero amico [II.4, 7], MN, vol. III, pp. 600-601, 602-603; [C. Sablier], La suivante généreuse [V.9], cit., pp. 80-83.

[11] Cfr. D. Diderot, Le fils naturel [II.7-8; III.1], in Id., Oeuvres complètes, t. X, cit., pp. 38-39, 40-42.

[12] Pamela a Lord Bonfil: «Queste massime delle quali ho parlato, questi sentimenti coi quali mi reggo e vivo, sono frutti principalmente della dolcissima disciplina della vostra genitrice defunta» (C. Goldoni, Pamela fanciulla [I.6.67], in Id., Pamela fanciulla. Pamela maritata, a cura di I. Crotti, Edizione Nazionale, Venezia, Marsilio, 1995, p. 93). A Oronte che le chiede: «où prenez-vous de pareils sentimens?», Marine risponde: «Je le dois aux leçons de ma bonne maîtresse;/J’ai puisé dans son sein la vertu, la sagesse./Je dois à ses avis, à ses soins surveillans,/Le peu de bien qu’en moi vous croyez reconnoître./Je dois à ses bontés tout ce que je puis être./[…] Et je n’ai fait que rendre au fils/Ce que je devois à la mere» ([C. Sablier], La suivante généreuse [IV.4.6-7], cit., p. 64).

[13] Pamela a Lord Bonfil: «Signore, io sono una povera serva, voi siete il mio padrone. Voi Cavaliere, io nata sono una misera donna; ma due cose eguali abbiam noi, e sono queste la ragione e l’onore» (C. Goldoni, Pamela fanciulla [I.6.67], cit., p. 92; cfr. anche infra, n. 16). Marine a se stessa: «Du courage, Marine, en cette circonstance./La raison & l’honneur sont de notre côté» ([C. Sablier], La suivante généreuse [II.9.1], cit., p. 35).

[14] C. Goldoni, Pamela fanciulla [I.6.67], cit., p. 92.

[15] Id., La serva amorosa [II.12.37], cit., p. 137.

[16] «Fermatevi a considerare per un momento questo principio vero: esser dovere dell’uomo onesto preferire il decoro all’amore, sottomettere il senso all’impero della ragione […]: udite le infallibili conseguenze, ch’evitare non si possono, e preparatevi a soffrirle, se avete cuore di farlo. I vostri congiunti si lagneranno aspramente di voi, si crederanno a parte dell’ingiuria, che fatta avrete al vostro medesimo sangue, e vi dichiareranno debitore in perpetuo del loro pregiudicato decoro. Ne’ circoli, nelle veglie, alle mense, ai ridotti si parlerà con poca stima di voi. Ma tutto questo può tollerarsi da un uomo, che ha sagrificato il mondo tutto al suo tenero amore. Udite, Milord, udite ciò che non avrete cuor di soffrire: gli oltraggi, che si faranno alla vostra sposa. Le donne nobili non si degneranno di lei; le ignobili non saranno degne di voi. Vi vedrete quanto prima d’intorno un suocero con le mani incallite ed una serie di villani congiunti, che vi faranno arrossire. L’amor grande, quell’amore che accieca e fa parer tutto bello, non dura molto. Lo sfogo della passione dà luogo ai migliori riflessi; ma questi, quando giungono fuor di tempo, accrescono il dolore e la confusione. Vi parlo da vero amico, col cuor sulle labbra. Mirate da un canto le dolci lusinghe del vostro Cupido, mirate dall’altro i vostri impegni, i vostri doveri, i pericoli a’ quali vi esponete; e se non avete smarrito il senno, eleggete da vostro pari, preferite ciò che vi detta l’onore» (Id., Pamela fanciulla [II.2.31], cit., pp. 120-121).

[17] [C. Sablier], La suivante généreuse [II.8.34], cit., pp. 34-35.

[18] D. Diderot, Le père de famille [II.6.34], in Id., Oeuvres complètes, t. X, cit., p. 231. È anche vero che a sua volta il Diderot de Le père de famille può essere stato influenzato dalla Pamela fanciulla, oltre che dal Padre di famiglia di Goldoni… Ne è convinto Pietro Toldo discutendone nel saggio Se il Diderot abbia imitato il Goldoni, in «Giornale storico della letteratura italiana», vol. XXVI, 2° semestre 1895, pp. 350-376, in partic. pp. 356, 371-374.

[19] D. Diderot, [La suivante généreuse], cit., p. 59.

[20] «Goldoni avait fondu dans une farce en trois actes l’Avare de Moliere avec les caractères de l’Ami vrai»; «Charles Goldoni a écrit en italien une comédie ou plutôt une farce en trois actes, qu’il a intitulée l’Ami sincère. C’est un tissu des caractères de l’Ami vrai et de l’Avare de Moliere»; «Goldoni […] s’était emparé de l’Avare, sans que personne se fût avisé de le trouver mauvais» (Id., Discours sur la poésie dramatique, in Id., Oeuvres complètes, t. X, cit., pp. 343, 363-364).

[21] C. Collé, Journal et Mémoires sur les hommes de lettres, les ouvrages dramatiques et les événements les plus mémorables du règne de Louis XV (1748-1772), nouvelle édition avec une introduction et des notes par H. Bonhomme, Paris, 1868, 3 tt. (ora Genève, Slatkine reprints, 1967), t. II, pp. 180-181. Il brano così prosegue: «Si c’est là une des meilleures pièces de cet auteur comique italien, je dirai que M. Goldoni, qui passe pour le plus excellent poëte dramatique qu’on ait encore vu en Italie, est bien éloigné même d’être aussi bon que Montfleury, et qu’il est par conséquent à une distance immense de Molière, auquel bien des gens ici l’ont voulu comparer. Si ce sont-là les bonnes comédies des Italiens, leur théâtre est à cent cinquante ans du nôtre» (ivi, p. 181).

[22] H. Dieckmann, pubblicando parzialmente il manoscritto diderottiano (cfr. infra), prima scrive che il documento «è importante per comprendere l’atteggiamento di Diderot nei confronti di Goldoni e la sua valutazione letteraria»; successivamente che «Goldoni non è nominato nel giudizio sulla commedia» (cfr. H. Dieckmann, Appendice a Diderot e Goldoni [1961], in Id., Il realismo di Diderot, Bari, Laterza, 1977, pp. 89-93, in partic. pp. 90, 92, 93). Pur se, come sembra probabile, Dieckmann si riferisce alla sola seconda parte dello scritto diderottiano – quella che contiene appunto il giudizio vero e proprio sulla rappresentazione – è bene precisare che il nome di Goldoni appare in testa alla recensione («On vient de donner aux Français une imitation de la Serva amorosa de Charles Goldoni, sous le titre de la Suivante généreuse»: D. Diderot, [La suivante généreuse], cit., p. 53).

[23] È probabile che non si conoscesse il nome del traduttore della Suivante: Collé, nel passo sopra citato a testo, scrive «celui qui» e più avanti: «La versification m’en a paru assez aisée, mais on ne peut guère décider de sa valeur qu’à la lecture; je la crois plus forte que celle de l’Ile déserte [la commedia, di Jean-Baptiste Collet de Messine, era stata rappresentata alla Comédie-Française il 23 agosto 1758], quoique l’on ait dit que c’étoit l’auteur de cette pièce qui avoit fait celle-ci […]. J’ai tout lieu de penser actuellement que cette comédie n’est point de M. Collet, mais de M. Richelet, ci-devant conseiller au Châtelet, qui a fait quelques opéras-comiques et une très-médiocre traduction des tragédies de Métastase» (C. Collé, Journal et Mémoires, cit., pp. 181-182). Una nota di Honoré Bonhomme precisa: «L’auteur de la Suivante généreuse est resté inconnu» (ivi, p. 182). Circa altre ipotesi sull’identità del traduttore cfr. infra, n. 76.

[24] Charles Sablier (Paris, 27 giugno 1693-ivi, 10 marzo 1786) era amico fin dagli anni giovanili di Pierre-Claude Nivelle de La Chaussée (1692-1754) col quale aveva scritto una critica alle Fables di Antoine-Charles de Houdar de La Motte (Fables nouvelles, Paris, G. Dupuis, 1719), apparsa nel 1719 con il titolo Lettre de Mme la Marquise de*** à une de ses amies sur les «Fables nouvelles», Avec la réponse de M. D. Servant d’apologie (Paris, N. Pepie e J.-F. Moreau, 1719). Nel 1728, a trentacinque anni, Sablier tenta la via del teatro con La jalousie sans amour al Th. Italien, ritirata alla seconda rappresentazione e, lo stesso anno allo stesso teatro, Les effets de l’amour et du jeu, arrivata alla decima rappresentazione. Ma, dopo qualche ripensamento, dà alle fiamme le sue opere: «Sentant bien que je ne pourrois réussir, je proposai à la Chaussée d’essayer d’entrer dans la carriere. Il venoit de donner son Epître de Clio, qui avoit eu le plus grand succès; il suivit mon conseil, & je connus que mes avis valoient mieux que mes ouvrages». Una nota redazionale precisa: «La Chaussée, pour procurer à son ami ses entrées à la Comédie-Française, donna aux comédiens sa piece du Préjugé a la mode, sous le nom de M. Sablier» (Notice sur feu M. Sablier communiquée aux auteurs de ce Journal par M. Cochu, docteur-régent de la faculté de médicine en l’université de Paris &c., &c., in «Journal encyclopédique», t. VIII, deuxième partie, 1er décembre 1786, pp. 330-335, in partic. p. 332). Lo stesso Sablier avrebbe poi curato «avec soin», precisa I. Bernard (curatrice del volume di P.-C. Nivelle de La Chaussée, L’école des mères, Genève, Droz, 1982), l’edizione in cinque volumi delle Oeuvres de théâtre di Nivelle de La Chaussée – una nuova edizione accresciuta, rispetto alla precedente del 1741-1747 in tre volumi, di varie pièces ancora inedite – pubblicata a Parigi da Prault petit-fils nel 1762 (ora, in volume unico, Genève, Slatkine reprints, 1970). Al teatro di Nivelle de La Chaussée accenna inoltre Sablier nella prefazione al suo Théâtre d’un inconnu (cfr. [C. Sablier], A Madame**, cit., pp. 13-14). Una possibile ragione dell’avversione nutrita da Diderot nei confronti di Nivelle de La Chaussée può risiedere nel fatto che la sua drammaturgia non dava l’importanza che Diderot avrebbe voluto al ruolo sociale del teatro (cfr. M. Grilli, Introduzione a D. Diderot, Teatro e scritti sul teatro, Firenze, La Nuova Italia, 1980, p. 5; L. Binni, La vita e l’opera, in D. Diderot, Teatro, a cura di L. Binni, Milano, Garzanti, 1982, p. XXVII). Ma i curatori delle Oeuvres complètes di Diderot avanzano anche l’ipotesi, certo non improbabile, di una rivalità sul piano del consenso popolare, tanto che, ancora dieci anni dopo, in seguito al successo riportato dal suo Père de famille alla Comédie-Française il 9 agosto 1769, Diderot si illudeva di «pouvoir crier victoire sur La Chaussée» («La suivante généreuse» de Goldoni et Sablier, cit., p. 51). Supposizione non inverosimile se, dopo avere descritto a Sophie Volland i pregi e l’ottimo esito del proprio dramma («On n’a pas mémoire d’un succès pareil, surtout à la première représentation, où la pièce étoit, pour ainsi dire, presque nouvelle. Il n’y a qu’une voix à laquelle je ne sçaurois m’empêcher de joindre la mienne; c’est, je vous assure, un très grand et très bel ouvrage. […] Duclos disoit en sortant, que trois pièces comme celle là par an tueroient la tragédie»), aggiungerà: «Qu’ils se fassent à ces émotions là, et qu’ils supportent après cela, s’ils le peuvent, Destouches et Lachaussée» (lettera datata «ce 23 aoust 1769», in D. Diderot, Correspondance, cit., vol. IX [1963], pp. 117-121, in partic. p. 119).

[25] Cfr. Correspondance littéraire, philosophique et critique par Grimm, Diderot, Raynal, Meister, etc., par M. Tourneux, Paris, Garnier frères, 1877-1882, 16 tt. (ora Nendeln, Kraus reprint, 1968), t. IV [1878], pp. 182-188, in partic. p. 183 (puntata del «15 février 1760»).

[26] Cfr. W[eis]s, in Biografia universale antica e moderna, Venezia, G. B. Missiaglia, 1829, vol. L, ad vocem); [s. f.], Nouvelle biographie générale, Paris, Firmin Didot frères, 1863, t. 42me, ad vocem.

[27] Ancora cinque anni dopo, in occasione della pubblicazione in due volumi di Variétés sérieuses et amusantes di Sablier – edito però senza il nome dell’autore – la Correspondance littéraire pubblicherà una breve ma feroce recensione che si chiude con queste parole: «On ne finirait pas si l’on voulait parler de toutes les choses insipides que le triste compilateur de ces Variétés a amassées sans choix et sans goût. Le fléau du ciel ne tombera-t-il jamais sur les guêpes des régions littéraires?» (Correspondance littéraire, cit., t. VI [1878], p. 156, puntata del «15 décembre 1764»). Nel 1769 usciva una seconda edizione delle Variétés, ampliata a quattro volumi e con la firma di Sablier, che veniva recensita da Diderot: «Et cela se réimprime? Ce sont ces réimpressions qui constatent bien la multitude des sots. […] C’est un fatras de pièces rassemblées sans esprit et sans goût. […] Savez-vous à quoi je compare M. Sablier et les autres écrivains de la même classe, lors même qu’ils valent mieux que lui? A Arlequin, qui se croyait la force de Samson, parce qu’il s’était fait faire une perruque de ses cheveux» (D. Diderot, Oeuvres complètes, par J. Assézat, Paris, Garnier frères, 1875-1877, 20 tt. [ora Nendeln, Kraus reprint, 1966], t. VI [1875], pp. 362-365, passim; e in Id., Oeuvres complètes, édition critique et annotée présentée par J. Schlobach avec J. Carriat, Paris, Hermann, 1984, t. XVIII, Arts et lettres (1767-1770). Critique II, pp. 253-257, in partic. pp. 255, 257).

[28] Cfr. supra, n. 1. Si tratta di Jeanne Françoise de Lavau (1715-1764), moglie di Albert François de Floncel: Goldoni la ricorda sia nella Lettera di dedica de Il padre per amore (MN, vol. VI, pp. 725-726), sia nei Mémoires [III, cap. X], MN, vol. I, p. 482) – e proprio riferendosi alla lettera introduttiva di Sablier in Théâtre d’un inconnu – citando ammirato entrambe le volte la sua traduzione dei primi due atti dell’Avvocato veneziano, pubblicati a Parigi nel 1760.

[29] [C. Sablier], A Madame**, cit., p. 4.

[30] Ivi, p. 7.

[31] Ivi, pp. 31-32. Circa l’atteggiamento di Sablier nei confronti di Diderot cfr. anche infra.

[32] G. Herry, Una posizione diversa del problema in Francia sin dal Settecento, in Il mondo e le sue favole. Sviluppi europei del teatro di Goldoni e Gozzi/Inszenierte Wirklichkeit und Bühnenillusion. Zur Europäischen Rezeption von Goldonis und Gozzis Theater, a cura di/herausgegeben von S. Winter, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006, pp. 179-195, in partic. p. 189.

 

 

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