Migrazioni teatrali e artistiche tra Europa e Americhe

A cura di Gianni Cicali, Elena Mazzoleni e Anna Maria Testaverde

Bulzoni, 2024, 320 pp., euro 24,00
ISBN 978-88-6897-326-1

Data di pubblicazione su web 27/08/2024

La copertina

I saggi raccolti nel volume Migrazioni teatrali e artistiche tra Europa e Americhe (Bulzoni, 2024) contribuiscono a far luce su un fenomeno di crescente interesse nel panorama attuale degli studi di Storia dello spettacolo: la migrazione degli artisti europei – e in particolar modo italiani – negli Stati Uniti. Selezionati dai curatori Gianni Cicali, Elena Mazzoleni e Anna Maria Testaverde per varietà tematica, i contributi spaziano dal teatro di prosa a quello d'opera, dalla danza sociale al balletto, dal cinema alle arti figurative. La mirata selezione, tanto eterogenea quanto esaustiva, abbraccia la “teatralità” del mesmerismo, l'intrattenimento tout court, i viaggi delle dive del cinema italiano passando per alcuni episodi fondanti dell'industria spettacolare moderna e contemporanea.

Nella sua indagine dedicata al mesmerismo nella sua declinazione più spettacolare, Francesca Pagani getta luce sulla vicenda di Franz Anton Mesmer che, nato in Germania, viaggia tra la capitale francese e gli Stati Uniti, contribuendo a uno scambio tra i due continenti in materia di magnetismo e spiritismo, temi che influenzano notevolmente i lavori di alcuni noti romanzieri quali Edgar Allan Poe e Herman Melville.

Se Mesmer si trasferisce sul territorio americano verso la fine del Settecento, una più copiosa migrazione artistica trova terreno fertile tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima metà del Novecento. Si tratta di una realtà ancora in larga parte da indagare, avida comunque di accogliere tradizioni e maestranze europee ma anche pronta ad assorbirle all'interno di una specifica industria dello spettacolo dal vivo. Su tale mercato spettacolare influiscono i gusti, le abitudini e le aspettative del pubblico americano, in particolare di un ceto medio in ascesa; gli orizzonti di attesa ruotano attorno a performance mescidate e grandiose, in cui hanno largo spazio gli effetti visivi.

Ne consegue la proposta di spettacoli compositi che includono recitazione, canto, ballo, meraviglia scenografica e scenotecnica. La dissertazione ha dunque l'obiettivo di ricostruire, attraverso la particolarità dei singoli studi, una panoramica più ampia e generale sul fenomeno. Il saggio di Elena Mazzoleni è dedicato, ad esempio, a Tony Denier e al genere della pantomima; Mazzoleni ha il merito di gettare luce fin da subito sulla principale caratteristica del teatro statunitense, quella di sfuggire a una facile catalogazione. Il contributo ben si sposa con quello successivo firmato da Caterina Pagnini e votato in special modo alla ballerina Giuseppina Morlacchi e all'eredità del balletto romantico nel Nuovo Mondo. Quello di Denier è un profilo sfaccettato: scenografo, produttore e teorico, è pretesto «per guardare alla drammaturgia mista, alle pratiche attoriche segnate sia dalla mobilità, non solo internazionale ma anche interna al territorio americano, sia dalla flessibilità artistica» (p. 29). Come Denier, Morlacchi è promotrice di se stessa, manager nonché sindacalista ante litteram, capace di traghettare dalla tecnica accademica di matrice europea a spettacoli di gusto western come The Scouts of the Praire.

«Le prescelte», scrive Pagnini, «vengono scritturate da sole o in gruppi più consistenti per essere inserite come elementi di attrazione esotica all'interno della produzione spettacolare autoctona: quella […] del musical theatre, della pantomima, del vaudeville e della extravaganza» (p. 43). Le ballerine italiane suscitano così un fascino singolare nel pubblico statunitense, sia per la tecnica sia per la loro avvenenza (basti pensare alla riuscita dei vari Can-Can). Giuseppina Morlacchi – reclutata dall'impresario americano John De Pol – è tra quelle première danseuse che riescono a integrarsi nella realtà d'oltreoceano, talvolta diventandone parte integrante, e a raggiungere territori ancora inesplorati come la West Coast.

In questo contesto giocano un ruolo centrale gli impresari. I manager hanno un ruolo di primo piano nell'esportazione del “modello” europeo in America. Maria Pia Pagani si sofferma in particolare su Morris Gest, migrante egli stesso e meritevole di aver ingaggiato negli Stati Uniti Eleonora Duse, di aver importato il Teatro d'Arte di Mosca e il repertorio degli attori di Stanislavskij. Davide Ceriani si focalizza invece su Giulio Gatti-Casazza e sulla sua attività manageriale presso il Metropolitan Opera House verso la fine dei primi anni Dieci del Novecento.

L'attrattiva per la West Coast – e soprattutto per la California – viene messa in evidenza da Anna Maria Testaverde. Se la costa occidentale è tappa imprescindibile per i professionisti del teatro e della danza in genere, Testaverde si occupa del teatro amatoriale delle compagnie filodrammatiche, responsabili non soltanto di “esportare” il patrimonio performativo dalla terra di origine ma anche di tenere vive quelle tradizioni in un territorio per certi versi ostile. L'attività di spettacolo, in tutte le sue sfaccettature, si configura, quindi, anche come strumento per mantenere vivo uno spirito di appartenenza alla madre patria. Se le caratteristiche peculiari dei performer europei rappresentano una sorta di attrattiva esotica per gli spettatori del Nuovo Mondo, gli immigrati sembrano talvolta impegnarsi nel mantenere integra la propria identità in una terra in larga parte sconosciuta.

Oltre al focus sul balletto, il volume accoglie un approfondimento sulla danza di società: Silvia Castelli e Donald Francis affrontano il caso del valzer, a sottolineare il ruolo della danza non solo come forma di spettacolo ma anche come occasione di svago per l'alta società. L'avventura del balletto (e dei balli di società) negli Stati Uniti anticipa di gran lunga sia le tournées dei Balletti Russi di Sergej Djagilev sia, naturalmente, la vicenda della “danza libera”, poi modern dance. Responsabile di un primo contatto in questo senso è Hanya Holm, allieva della danzatrice e coreografa tedesca Mary Wigman e da lei inviata a New York per fondare una scuola; a raccontare il viaggio di Holm è la studiosa Elena Randi.

Parlando del teatro di prosa, Francesco Cotticelli e Loredana Palma si soffermano sul viaggio in America di attori napoletani come Ernesto Tummolillo e Rocco De Russo. Elena Tamburini si concentra invece su un personaggio a lei vicino per questioni familiari: Baldassarre Mazzoni, nonno della studiosa nonché lo “Stenterello”, detto Baldassino, che ebbe successo soprattutto a Chicago. In America non vengono reclutati solo i performer ma anche le più diverse maestranze. Alessandra Mignatti e Gianni Cicali indagano rispettivamente le vicende di Carlo Ciceri, naturalizzato Charles, e Antonio Mondelli. Il primo viene considerato il primo scenografo degli Stati Uniti alla fine del Settecento; la figura di Mondelli – impegnata in diversi ambiti, dalla pittura all'architettura, fino alla scenografia – è invece da collocarsi a New Orleans, «crocevia di culture e commerci sul fiume Mississippi tanto che nel 1850 era la quarta metropoli americana» (p. 74). Lo scenografo, come altri uomini e donne di spettacolo, lavora con James Caldwell, imprenditore e impresario. Sul versante musicale, Paola Ciarlantini mette in rilievo la figura di Lauro Rossi, compositore, insegnante e poi impresario d'opera che si trasferisce nel continente americano nel primo Ottocento per poi affermarsi anche nell'America Latina. Si occupa di opera anche Alexander Klein, con un saggio dedicato a Luigi Bazzani, precursore in America.

Sempre nell'obiettivo di ampliare la definizione di intrattenimento, Concepción Lopezosa Aparicio passa in rassegna il viaggio del “panorama”, una rappresentazione pittorica circolare che permette una visione a trecentosessanta gradi e che – in virtù del suo successo – intraprende a sua volta una peregrinazione verso le più importanti città europee e americane, tra cui New York. Dal teatro tout court, alle attrazioni “di fiera”, al cinema, conclude la trattazione Chiara Tognolotti con un contributo incentrato su Isa Miranda, diva cinematografica italiana che ha avuto il coraggio (come tanti altri colleghi) di intraprendere un rischioso viaggio a Hollywood, per altro senza il successo sperato, mettendo in crisi – a ragione – l'idea preconcetta del “sogno” americano.



di Benedetta Colasanti

Migrazioni teatrali e artistiche tra Europa e Americhe

Indice

                    Bulzoni

Indice


Indice

Introduzione
Gianni Cicali, Elena Mazzoleni, Anna Maria Testaverde

Viaggi magnetici e spiritici nel XVIII e XIX secolo. Francia-America andata e ritorno
Francesca Pagani

Le pantomime di Tony Denier. Migrazzioni di un genere misto dall'Europa al Nord America
Elena Mazzoleni

Migrazione, adattamenti e sedimentazioni del balletto romantico europeo negli Stati Uniti: Giuseppina Morlacchi e la creazione del mito americano
Caterina Pagnini

Sulle tracce di Charles Ciceri
Alessandra Mignatti

Tra Arte e Teatro: Antonio Mondelli scenografo a New Orleans
Gianni Cicali

Ver el pasado por poco dinero. Los Panoramas madrileños, escenográficas representaciones de carácter recreativo en el Madrid decimonónico
Concepción Lopezosa Aparicio

Il compositore Lauro Rossi direttore artistico e impresario d'opera in America Latina
Paola Ciarlantini

Luigi Bazzani: A Forgotten Pioneer of Opera in the Americas
Alexander Klein

Sezione Iconografica

A passo di valzer dall'Europa all'America
Silvia Castelli, Donald Francis

Uno Stenterello per gli emigranti di Chicago: Baldassino Mazzzoni (Prato 1882-Chicago 1919)
Elena Tamburini

L'impresa teatrale italiana in California (1850-1930)
Anna Maria Testaverde

Storie di attori napoletani fra due mondi
Francesco Cotticelli, Loredana Palma

L'impresario Morris Gest e le tournée americane di Stanislavskij e della Duse
Maria Pia Pagani

Hanya Holm, dalla Germania agli Stati Uniti
Elena Randi

L'arrivo dell'«Italian Contingent»: gli inizzi di Giulio Gatti-Casazza al Metropolitan Opera House
Davide Ceriani

«Quella fata vestita da sera». Il motivo della femme fatale nelle configurazioni divistiche "migranti" di Isa Miranda
Chiara Tognolotti

Indice dei nomi

Sinossi e autori e autrici