Molti e assai interessanti sono
gli spettacoli di cui si parla in Aufführungen,
lo spazio di «Theaterheute» riservato alle recensioni delle principali
produzioni dellarea tedesca, che prende avvio dallo Schauspielhaus di Amburgo
dove si completa la rassegna dedicata alla rivisitazione del teatro antico con
due allestimenti: Anthropolis IV: Iokaste
di Roland Schimmelpfennig per la
regia di Karin Beier che esibisce
continuità storica tra il conflitto fratricida e omicida della tragedia
eschilea e euripidea con gli attuali conflitti mondiali, segnatamente la guerra
tra Russia e Ucraina, e il conseguente fallimento della diplomazia
internazionale; tra gli attori spiccano Daniel
Hoevels, Josefine Israel e Julia Wieninger. In Anthropolis V: Antigone si ripete lanaloga
formula interpretativa di lettura del presente attraverso le lenti della
drammaturgia antica sempre secondo le indicazioni del duo Schimmelpfennig-Beier
che si avvale della sontuosa esibizione di Lilith
Stangenberg nel difficile ruolo del titolo.
La riduzione drammaturgia del
romanzo Der Prozess di Franz Kafka è al centro di due distinti
allestimenti. Al Thalia Theater di Amburgo il regista Michael Thalheimer si avvale del copione scritto da Emilia Linda Heinrich che si allinea
alle pieghe narrative dellopera, approfondendo lincontro-scontro tra uomo e
giustizia; a fianco del protagonista Merlin
Sandmeyer si sono distinti Pauline
Rénevier, Falk Rockstroh, Marina Galic, Christiane von Poelnitz. Der
Prozess, prodotto dallo Schauspiel di Colonia, secondo la regia di Pinar Karabulut, segue un andamento
narrativo in bilico tra realismo e proiezioni oniriche di un personaggio
avvolto di innocenza e ben interpretato da Bekim
Latifi intorno al quale si muovono Alessandro
Angelotta, Nicola Gründel, Lola Klamroth.
Si continua con The Silence in cui il drammaturgo e
regista Falk Richter, tra finzione e
autobiografia, racconta la storia della sua famiglia dal dopoguerra a oggi; il
monologo è stato recitato da Dimitrij
Schaad sul palcoscenico della Schaubühne di Berlino. Fremd è il titolo della novità di Michel Friedman
consegnata alla regia di Stephan Kimmig
(produzione Staatstheater di Hannover), di cui è protagonista una famiglia
sopravvissuta alla Shoah; questa cupa metafora degli emarginati e degli esclusi
è consegnata alle competenze espressive di Christine
Grant, Stella Hilb, Alban Mondschein, Max Landgrebe.
Due sono le proposte provenienti
da Vienna: al Burgtheater Martin Kušej
cura la rappresentazione di Menschenfeind
di Molière mettendo in evidenza la solitudine dei personaggi traferiti in una
generica contemporaneità in cui si muovono qualificati attori come Christoph Luser, Lili Winderlich, Itay Tiran.
Il goldoniano Der Diener zweier Herren
curato da Antonio Latella
costituisce il fiore allocchiello del Volkstheater: lo spettacolo è calato in
unatmosfera talvolta sinistra mentre la performance
degli attori – tra i quali Elias
Eilinghoff, Lavinia Nowak, Stefan Suske e Uwe Schmieder – risulta molto fisica e di grande impatto verbale.
Ha riscosso ampi consensi di
pubblico e di critica il progetto Mitläufer
di Noam Brusilovsky sostenuto dal
Residenztheater di Monaco. Si tratta di una ricerca storica delle biografie
contraddittorie di chi raggiunse i vertici del teatro durante il nazismo per
poi dichiarare di aver resistito attivamente alla tirannia durante il mandato,
come fece, per esempio, il regista Oskar
Walleck. Max Mayer, Steffen Höld, Michael Goldberg e Claudia
Golling ne sono gli interpreti principali. Nel cartellone dello stesso
teatro sono compresi due spettacoli di grande rilievo, quali Minetti di Thomas Bernhard, con Manfred
Zapatka guidato dalla regia di Claus
Peymann, e Andersens Erzählungen,
progetto realizzato dal regista Philipp
Stölzl basandosi sulla musica di Jherek
Bischoff e il libretto di Jan Dvořák;
tra gli attori si riconoscono Isabell
Antonia Höckel, Moritz von Treuenfels
e Veronica Vagnoni.
Aufführungen
si conclude con un doppio appuntamento berlinese: alla Schaubühne Jette Steckel trasferisce sul
palcoscenico Prinz Friedrich von Homburg,
dramma di Heinrich von Kleist letto
in prospettiva contemporanea, in particolare per quanto riguarda le
problematiche legate alla guerra, tanto che i personaggi sono militari doggi. Si
caratterizza per un taglio marcatamente critico-politico la rilettura del
romanzo 1984 di George Orwell operata da Luk
Perceval per la Berliner Ensemble, con la partecipazione di Pauline Knof, Veit Schubert, Paul Herwig,
Oliver Kraushaar.
Con il profilo di Bassam Ghazi si apre la sezione Akteure della rivista berlinese: il
regista di origini libanesi, dopo le esperienze formative vissute al Grips
Theater di Berlino e al Comedia Theater di Colonia, si qualifica come docente
di discipline artistiche del collettivo Import Export dello Schauspiel di
Colonia, per poi affermarsi nel doppio ruolo di regista e pedagogista, assieme
a Birgit Lengers, dello
Stadt:Kolletiv presso lo Schauspielhaus di Düsseldorf.
Gode di crescente prestigio
internazionale il romanziere Lukas
Rietzschel (classe 1994) che recentemente si è confrontato con la scrittura
teatrale debuttando con il testo Das
beispielhafte Leben des Samuel W. in scena al Gerhart-Hauptmann Theater di
Görlitz-Zittau. Nellintervista espone il suo percorso creativo, si sofferma
sulla funzione odierna del teatro chiamato a denunciare contraddizioni e
ingiustizie del mondo, senza trascurare i cambiamenti climatici.
È alla sua prima esperienza
teatrale anche la scrittrice Fatma
Aydemir con Dorktormutter Faust
liberamente ispirato a Goethe:
pubblicato in versione integrale in Das
Stück e allestito in prima assoluta al Theater di Essen, è al centro
dellintervista unitamente ad alcune interessanti riflessioni sulla scena europea.
Le pagine di International sono dedicate allUcraina secondo la ricognizione di Olena Apchel – drammaturga, regista e
docente –, che inquadra e analizza la tormentata situazione artistica in bilico
tra rivoluzione e guerra citando, in merito, alcuni spettacoli piuttosto
significativi come My grandfather dug. My
father dug. And I wont… (regia di Rosa
Sarkissian e Agnieszka Blonska),
Beautiful, beautiful, beautiful times di
Joanna Wichowska (regia di Sarkissian).
Contiene in sé gli elementi di un vero e proprio
manifesto per la pace il connubio tra Gruppe Futur 3 di Colonia e la poetessa
ucraina Selma Meerbaum-Eisinger, che
si è materializzato nella messinscena di Ich
will leben a Czernowitz e Lviv.
di Massimo Bertoldi
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