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Theaterheute, Nr. 1, Januar 2024


72 pp., euro 18,50
ISSN 0040 5507

Molti e assai interessanti sono gli spettacoli di cui si parla in Aufführungen, lo spazio di «Theaterheute» riservato alle recensioni delle principali produzioni dell’area tedesca, che prende avvio dallo Schauspielhaus di Amburgo dove si completa la rassegna dedicata alla rivisitazione del teatro antico con due allestimenti: Anthropolis IV: Iokaste di Roland Schimmelpfennig per la regia di Karin Beier che esibisce continuità storica tra il conflitto fratricida e omicida della tragedia eschilea e euripidea con gli attuali conflitti mondiali, segnatamente la guerra tra Russia e Ucraina, e il conseguente fallimento della diplomazia internazionale; tra gli attori spiccano Daniel Hoevels, Josefine Israel e Julia Wieninger. In Anthropolis V: Antigone si ripete l’analoga formula interpretativa di lettura del presente attraverso le lenti della drammaturgia antica sempre secondo le indicazioni del duo Schimmelpfennig-Beier che si avvale della sontuosa esibizione di Lilith Stangenberg nel difficile ruolo del titolo. 

La riduzione drammaturgia del romanzo Der Prozess di Franz Kafka è al centro di due distinti allestimenti. Al Thalia Theater di Amburgo il regista Michael Thalheimer si avvale del copione scritto da Emilia Linda Heinrich che si allinea alle pieghe narrative dell’opera, approfondendo l’incontro-scontro tra uomo e giustizia; a fianco del protagonista Merlin Sandmeyer si sono distinti Pauline Rénevier, Falk Rockstroh, Marina Galic, Christiane von Poelnitz. Der Prozess, prodotto dallo Schauspiel di Colonia, secondo la regia di Pinar Karabulut, segue un andamento narrativo in bilico tra realismo e proiezioni oniriche di un personaggio avvolto di innocenza e ben interpretato da Bekim Latifi intorno al quale si muovono Alessandro Angelotta, Nicola Gründel, Lola Klamroth

Si continua con The Silence in cui il drammaturgo e regista Falk Richter, tra finzione e autobiografia, racconta la storia della sua famiglia dal dopoguerra a oggi; il monologo è stato recitato da Dimitrij Schaad sul palcoscenico della Schaubühne di Berlino. Fremd è il titolo della novità di Michel Friedman consegnata alla regia di Stephan Kimmig (produzione Staatstheater di Hannover), di cui è protagonista una famiglia sopravvissuta alla Shoah; questa cupa metafora degli emarginati e degli esclusi è consegnata alle competenze espressive di Christine Grant, Stella Hilb, Alban Mondschein, Max Landgrebe

Due sono le proposte provenienti da Vienna: al Burgtheater Martin Kušej cura la rappresentazione di Menschenfeind di Molière mettendo in evidenza la solitudine dei personaggi traferiti in una generica contemporaneità in cui si muovono qualificati attori come Christoph Luser, Lili Winderlich, Itay Tiran. Il goldoniano Der Diener zweier Herren curato da Antonio Latella costituisce il fiore all’occhiello del Volkstheater: lo spettacolo è calato in un’atmosfera talvolta sinistra mentre la performance degli attori – tra i quali Elias Eilinghoff, Lavinia Nowak, Stefan Suske e Uwe Schmieder – risulta molto fisica e di grande impatto verbale. 

Ha riscosso ampi consensi di pubblico e di critica il progetto Mitläufer di Noam Brusilovsky sostenuto dal Residenztheater di Monaco. Si tratta di una ricerca storica delle biografie contraddittorie di chi raggiunse i vertici del teatro durante il nazismo per poi dichiarare di aver resistito attivamente alla tirannia durante il mandato, come fece, per esempio, il regista Oskar Walleck. Max Mayer, Steffen Höld, Michael Goldberg e Claudia Golling ne sono gli interpreti principali. Nel cartellone dello stesso teatro sono compresi due spettacoli di grande rilievo, quali Minetti di Thomas Bernhard, con Manfred Zapatka guidato dalla regia di Claus Peymann, e Andersens Erzählungen, progetto realizzato dal regista Philipp Stölzl basandosi sulla musica di Jherek Bischoff e il libretto di Jan Dvořák; tra gli attori si riconoscono Isabell Antonia Höckel, Moritz von Treuenfels e Veronica Vagnoni

Aufführungen si conclude con un doppio appuntamento berlinese: alla Schaubühne Jette Steckel trasferisce sul palcoscenico Prinz Friedrich von Homburg, dramma di Heinrich von Kleist letto in prospettiva contemporanea, in particolare per quanto riguarda le problematiche legate alla guerra, tanto che i personaggi sono militari d’oggi. Si caratterizza per un taglio marcatamente critico-politico la rilettura del romanzo 1984 di George Orwell operata da Luk Perceval per la Berliner Ensemble, con la partecipazione di Pauline Knof, Veit Schubert, Paul Herwig, Oliver Kraushaar

Con il profilo di Bassam Ghazi si apre la sezione Akteure della rivista berlinese: il regista di origini libanesi, dopo le esperienze formative vissute al Grips Theater di Berlino e al Comedia Theater di Colonia, si qualifica come docente di discipline artistiche del collettivo Import Export dello Schauspiel di Colonia, per poi affermarsi nel doppio ruolo di regista e pedagogista, assieme a Birgit Lengers, dello Stadt:Kolletiv presso lo Schauspielhaus di Düsseldorf. 

Gode di crescente prestigio internazionale il romanziere Lukas Rietzschel (classe 1994) che recentemente si è confrontato con la scrittura teatrale debuttando con il testo Das beispielhafte Leben des Samuel W. in scena al Gerhart-Hauptmann Theater di Görlitz-Zittau. Nell’intervista espone il suo percorso creativo, si sofferma sulla funzione odierna del teatro chiamato a denunciare contraddizioni e ingiustizie del mondo, senza trascurare i cambiamenti climatici. 

È alla sua prima esperienza teatrale anche la scrittrice Fatma Aydemir con Dorktormutter Faust liberamente ispirato a Goethe: pubblicato in versione integrale in Das Stück e allestito in prima assoluta al Theater di Essen, è al centro dell’intervista unitamente ad alcune interessanti riflessioni sulla scena europea. 

Le pagine di International sono dedicate all’Ucraina secondo la ricognizione di Olena Apchel – drammaturga, regista e docente –, che inquadra e analizza la tormentata situazione artistica in bilico tra rivoluzione e guerra citando, in merito, alcuni spettacoli piuttosto significativi come My grandfather dug. My father dug. And I won’t… (regia di Rosa Sarkissian e Agnieszka Blonska), Beautiful, beautiful, beautiful times di Joanna Wichowska (regia di Sarkissian). 

Contiene in sé gli elementi di un vero e proprio manifesto per la pace il connubio tra Gruppe Futur 3 di Colonia e la poetessa ucraina Selma Meerbaum-Eisinger, che si è materializzato nella messinscena di Ich will leben a Czernowitz e Lviv.


di Massimo Bertoldi


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