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Theaterheute, Nr. 7, Juli 2023


72 pp., euro 18,50
ISSN 0040 5507

Con Antigone im Amazonas di Milo Rau ricavato da Antigone di Sofocle, si apre la sezione Aufführungen di questo numero di «Theaterheute» in cui si raccolgono le recensioni delle principali produzioni dell’area tedesca. L’importanza dell’allestimento del regista svizzero, presentato in prima assoluta al NT Gent dopo essere stato concepito nello stato brasiliano del Parà, sta nell’essere recitato da attori professionisti e non professionisti provenienti dalle popolazioni indigene. La tragedia greca diventa paradigma delle conseguenze prodotte dal conflitto tra sviluppo incontrollato e gli ancestrali proprietari delle terre. Si prosegue con l’approccio drammaturgico del tutto sperimentale di Johan Simon in merito allo shakespeariano Macbeth ridotto a tre interpreti – Jens Harzer, Marina Galic e Stefan Hunstein – che sul palco dello Schauspielhaus di Bochum animano uno spettacolo divertente e surreale. 

In Alle wird schooon sein di Hakan Savaş Mican, in scena al Maxim Gorki Theater di Berlino, un uomo prossimo alla morte per malattia lascia alla figlia nascitura la registrazione di un’audiocassetta dai contenuti autobiografici in cui canta le canzoni della sua vita e rivela le verità nascoste legate alla sua terra d’origine, la Turchia, come hanno interpretato Taner Sähinturk, Peer Neumann e Merve Akyidiz. Ritorna il nome di Sofocle in forecast: ödipus living on a damaged planet, commedia esilarante di Thomas Köck in cui si parla di motori e computer in una prospettiva catastrofica per il destino dell’umanità (il testo si legge in versione integrale nelle pagine di Aufführungen di questo numero della rivista berlinese); impostati dalla attenta e briosa regia di Stefan Pucher, si sono distinti Thomas Hauser, Sebastian Röhrle, Celina Rongen, Tim Neumaier (produzione Schauspiel di Stoccarda). All’Haus Hebbel am Ufer di Berlino Nicoleta Esinencu ha proposto la novità Playing on Nerves. A Punk Dream, performance musicale animata da Doriana Talmazan e Kira Semionov

Anche a Monaco si segnalano spettacoli piuttosto interessanti, segnatamente al Residenz Theater dove Sebastian Bachmann firma la regia di Erfolg dall’omonimo romanzo di Lion Feuchtwanger del 1930 che ricostruisce gli anni 1920-1923 e il Putsch di Hitler; tra gli attori figurano Oliver Stokowski, Liliane Amaut, Thiemo Strutzenberger e Florian von Mantenfeld. Si basa sulla riduzione di un romanzo, Spitzenreiterinnen di Jovana Reisinger, l’allestimento curato da Yana Rva Thönnes; nove donne, i cui nomi sono presi da riviste femminili, vivono e falliscono il contatto con stereotipi e modelli comportamentali; tra le interpreti si riconoscono Brigitte Hobmeier, Hanna Scheibe, Vassilissa Reznikoff

La fonte narrativa ricorre anche nella produzione del Deutsches Schauspielhaus di Amburgo: si tratta di Der Morgenstern dal romanzo di Karl Ove Knausgård che, partendo da un episodio fantascientifico – una stella grande come il sole ha la forza di sospendere la vita degli uomini di Bergen – analizza il senso della violenza e solitudine contemporanea. Guidati dalla regia di Viktor Bodò, si sono esibiti con successo Maximilian Scheidt e Henni Jörissen. Al Thalia Theater lo spettacolo Barocco di Kirill Serebrennikov è un manifesto musicale che unisce suoni, canto, danza e teatro per parlare del binomio passione-fragilità vissuto dalle proteste studentesche a Parigi nel 1968, non dimenticando quelle praghesi. 

Festivals si apre con Ruhrfestspiele Recklinghausen, parata di artisti di fama internazionale come Peter Brook con il postumo Tempest project da Shakespeare in cui approfondiscono gli aspetti interiori dei personaggi affidati a Ery Nzaramba, Sylvain Levitte, Paula Luna; Simon McBurney firma la regia di Drive Your Plow over The Bones of the Dead dal romanzo Der Gesang der Fledermäuse di Olga Tokarczuk di cui è protagonista una donna anziana, ambientalista e astrologa, alle prese con la misteriosa morte di un gruppo di cacciatori di una piccola comunità radicata in una remota montagna russa. Spicca anche Pah-Lak di Abhishek Majumdar per la regia di Lhakpa Tsering e Harry Fuhrmann. Altrettanto interessante risulta il Festival Radical jung al Volkstheater di Monaco dove si sono dati appuntamento giovani ed emergenti artisti impegnati nel teatro di ricerca come il gruppo Ensemble con Radical Hope – Eye to Eye di Stef Van Looveren, l’australiano Dan Daw con The Dan Daw Show, Friederike Drew regista di Mein Leben in Aspik dall’omonimo romanzo di Steven Uhly, e Dennis Duszczak cui compete la cura di GRM. Brainfuck dall’opera di Sibylle Berg

Si caratterizza per la presenza di molte novità la quarantesima edizione del Festival Heidelberger Stückmarkt da sempre attento ai nuovi linguaggi drammaturgici nello specifico proposti, tra i tanti, da Kim de l’Horizon con Dann mach Limonade, Blicht, Caspar Maria Russo autore dell’intrigante draußen ist Wetter e Lamin Leroy Gibba e il duo dramma Doppeltreppe zum Wald. Sul palco della berlinese Schaubühne, sede dell’internazionale FIND-Festival, si sono susseguiti spettacoli di stampo postdrammatico, di denuncia e provocazione, a partire da quello dell’ospite d’onore, la regista Elizabeth Le Compte con il suo collettivo The Wooster Group di New York a contatto con una suggestiva rivisitazione di A Pink Chair (In Place of a Fake Antique) di Tadeusz Kantor; di non trascurabile importanza e qualità sono Burnt Toast del collettivo norvegese Susie Wang (regia di Trine Falck) e House of Dance della regista Tina Satter

Nelle pagine di Akteure si legge il profilo artistico di Christoph Pütthoff, attore di punta dello Schauspiel di Francoforte in cui opera dalla stagione 2009-2010, dopo le esperienze maturate allo Schauspielhaus di Bochum. Dal suo ricco e variegato repertorio spiccano le partecipazioni a Yvonne, die Burgunderprinzessin di Witold Gombrowicz (regia di Mateja Koleznik), a Mefisto da Klaus Mann nell’allestimento ideato da Claudia Bauer e il ruolo di protagonista in Traumnovelle di Arthur Schnitzler secondo la regia di Sebastian Hartmann

International ospita una dettagliata conversazione con il regista Jan Klata: si parla della difficile situazione del teatro polacco condizionato dalla censura politica, smascherandone paradossi e contraddizioni che rallentano ma non fermano le spinte per il rinnovamento e la condivisione dei linguaggi drammaturgici e scenici propri della contemporaneità, come praticato da coraggiose compagnie. 

La sezione Nachruf di «Theaterheute» si occupa di tre fondamentali personaggi dello spettacolo recentemente scomparsi: Peter Simonischek, celebre attore del viennese Burgtheater e fedele interprete di Jedermann di Hugo von Hofmannsthal al Festival di Salisburgo; si rivela anche in campo cinematografico e televisivo. Segue Simone Thoma, attrice fondamentale del Theater an der Ruhr che contribuì alla riuscita di allestimento memorabili quali Judas di Lot Vekemans per la regia di Markus Sascha Schlapping, fino a Germania. Komischer Komplex di Anaggor. Infine c’è Helmut Berger, attore noto per la presenza ne La caduta degli dei e in Ludwig di Luchino Visconti e nel Padrino III di Francis Ford Coppola.


di Massimo Bertoldi


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