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Theaterheute, Nr. 6, Juni 2023


72 pp., euro 18,50
ISSN 0040 5507

Apre Aufführungen, lo spazio di «Theaterheute» in cui si raccolgono le recensioni relative alle principali produzioni dei teatri di area tedesca, Verbundensein dall’omonimo saggio di Kae Tempest incentrato sul desiderio di rapporti connettivi in senso sociale e affettivo: sul palco del Theater di Brema, Nadine Geyersbach si esibisce in modo intenso e tecnicamente rigoroso, secondo le linee tracciate dalla regia di Alexander Giesche

Si caratterizza per varietà e qualità artistica il cartellone del festival Female Peace che si è svolto nei Kammerspiele di Monaco. L’evidenza spetta a Anti War Woman, testo di Jessica Glause da cui emergono storie di disobbedienza civile e di azioni politiche sostenute da donne interpretate da Jelena Kuljić, Maren Solty, Joyce Sanhá (regia di Miriam Ibrahim). Da non trascurare sono, tra gli altri, Halide. Words of Flame di Emre Koyuncuoğlu in cui domina la figura esemplare della femminista turca Halide Edib Adivar, consegnata alle competenze espressive di Gülhan Kadim affiancata da Esme Madra e Tilbe Saran, e Green Corridors dell’ucraina Natalka Vorozhbyt: la regia di Jan-Christoph Gokel adatta al palcoscenico la drammatica narrazione di episodi di violenza patiti da quattro donne nei corridoi di fuga evocati nel titolo. 

Lo Staatsschauspiel di Dresda produce Vernichten dall’omonimo romanzo di Michel Houellebecq: la drammaturgia e regia di Sebastian Hartmann si concentrano sulle vicende della famiglia parigina e segnatamente sul tumore che colpisce il marito, segno metaforico di una società malata e incurabile; nel cast si riconoscono attori di qualità come Yassin Trabelsi, Viktor Tremmel, Torsten Ranft, Linda Pöppel, Moritz Lippisch. È un’installazione carica di rimandi al colonialismo, con cenni alla globalizzazione, lo shakespeariano Antonius und Kleopatra secondo il taglio di regia impresso da Claudia Bauer con Teresa Schergaut e Patrick Isermeyer nei ruoli del titolo (produzione Schauspiel di Lipsia). 

Riflessioni sull’arte e la libertà emergono da Sardanapal del regista Fabian Hinrichs dall’omonima opera di Lord Byron, che sul palco della Volksbühne di Berlino si traducono in uno spettacolo in cui abbonda la danza e di cui sono protagonisti gli applauditi Lilith Stangenberg e lo stesso Hinrichs. Offre una grande prova d’attore Wolfram Kock alle prese con König Lear allestito dall’esperto Jan Fosse: la sua regia sviluppa un’impaginazione scenica spigolosa e attenta a rimarcare i conflitti tra i vari personaggi shakespeariani interpretati, al Thalia Theater di Amburgo, da Anna Blomeier, Pauline Rénevier, Christiane von Poelnitz, Johannes Hegemann. Si sviluppa intorno al senso dell’incertezza il gioco verbale di storie di sesso forse vissute o forse immaginate nell’intreccio narrativo di Fleisch della regista Julia Redder che anima dialoghi serrati e ben recitati da Eva Maria Nikolaus e Matti Krause al cospetto del pubblico plaudente del Deutsches Schauspielhaus di Amburgo. 

Aufführungen si conclude con due proposte dello Schauspiel di Francoforte. Mein Lieblingstier heißt Winter dall’omonimo romanzo di Ferdinand Schmalz con Tanja Merlin Graf, Melanie Strauß, Wolfgang Vogler e Katharina Linder, a contatto con un testo raffinato, a tratti poetico e valorizzato dalla regia di Rieke Süßkow. Timotej Kuljabin legge lo shakespeariano Macbeth (Moritz Kienemann) come esempio metaforico di moderna scalata sociale cui non manca una lucida e inquietante follia. 

In Akteure si legge un’intervista a Matthias Lilienthal, curatore del festival internazionale di Berlino “Performing Exiles”, e al giovane architetto ucraino Maksym Rokmaniko impegnato nel progetto di ricostruzione dell’Akademische Dramatheater di Mariupol bombardato dall’artiglieria russa. Intorno al tema della guerra, anche di quella in Ucraina, ruotano molti spettacoli iscritti nella rassegna “Radar Ost”, con cui si apre la sezione Festivals di questo numero di «Theaterheute». Al Deutsches Theater di Berlino spiccano i debutti, in prima assoluta, di Ha*l*t* della regista Tamara Trunova liberamente ispirato allo shakespeariano Hamlet, e di human? di mariia&magdalyna e della musicista Khrystyna Kirik. Si prosegue, tra gli altri titoli che dimostrano una grande apertura verso la cultura teatrale ucraina, con Dogs of Europe dal romanzo di Alhierd Bacharevič per la regia di Nicolai Khalezin e con Medea s01e06 di Paata Tsikolia

Giovani ed emergenti artisti impreziosiscono con spettacoli molto politici e apocalittici il festival “New Stages South East” allo Spielhaus di Oberhausen. Tra le tante proposte si incontrano Wet Dreams of Revenge di e con Thanos Papadogiannis/Space Manifesto, A Celebration von Loneliness della bulgara Katerina Georgeva e Generation Lost di Greg Liakopoulos. Ulrich Khuon cura con lodevole impegno culturale e artistico la rassegna berlinese “Lange Nacht”, che si articola lungo l’asse di spettacoli di grande attualità, sia per le tematiche trattate che per i linguaggi della scena. È il caso di Dem marder di Taube di Caren Jeß per la regia di Stephan Kimmig e la partecipazione di abili attrici quali Sidey Fahlisch, Ananda Luna Cruz Grünbauer e Linn Reusse. In Gaia am Deutschem Theater di Nele Stuhler spiccano Malia Kassin, Lilli Dezius, Maren Eggert guidati dalla regia di Sarah Kurze. La messinscena di Verführung di Lukas Bärfuss ha messo in risalto il talento del regista Andràs Dömötör unitamente alla prova di Tamàs Matkò, Julia Windischbauer e Ulrich Matthes

Della sontuosa e innovativa rappresentazione di Les Frères Karamasov da Dostoevskij per la regia di Sylvain Creuzevault al Théâtre National de l’Odeon si parla nella sezione International, che allarga lo sguardo alla scena parigina rivolgendosi anche a Les Démons dal repertorio dello stesso drammaturgo russo, in visione alla Comédie-Française per la regia di Guy Lassier

Il testo (Das Stück) del mese è Die Mitbürger dei berlinesi Annalena e Konstantin Küspert, anche interpreti di uno spettacolo spensierato e giocoso, dedicato alla leggerezza e alla superficialità del pensiero contemporaneo (produzione Hans Otto Theater di Potsdam, regia di Esther Hattenbach).


di Massimo Bertoldi


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