Apre Aufführungen, lo spazio di «Theaterheute» in cui si raccolgono le
recensioni relative alle principali produzioni dei teatri di area tedesca, Verbundensein dallomonimo saggio di Kae Tempest incentrato sul desiderio di
rapporti connettivi in senso sociale e affettivo: sul palco del Theater di
Brema, Nadine Geyersbach si esibisce
in modo intenso e tecnicamente rigoroso, secondo le linee tracciate dalla regia
di Alexander Giesche.
Si caratterizza per varietà e
qualità artistica il cartellone del festival Female Peace che si è svolto nei
Kammerspiele di Monaco. Levidenza spetta a Anti
War Woman, testo di Jessica Glause
da cui emergono storie di disobbedienza civile e di azioni politiche sostenute
da donne interpretate da Jelena Kuljić,
Maren Solty, Joyce Sanhá (regia di Miriam
Ibrahim). Da non trascurare sono, tra gli altri, Halide. Words of Flame di Emre
Koyuncuoğlu in cui domina la figura esemplare della femminista turca Halide Edib Adivar, consegnata alle
competenze espressive di Gülhan Kadim
affiancata da Esme Madra e Tilbe Saran, e Green Corridors dellucraina Natalka
Vorozhbyt: la regia di Jan-Christoph
Gokel adatta al palcoscenico la drammatica narrazione di episodi di violenza
patiti da quattro donne nei corridoi di fuga evocati nel titolo.
Lo Staatsschauspiel di Dresda
produce Vernichten dallomonimo
romanzo di Michel Houellebecq: la
drammaturgia e regia di Sebastian
Hartmann si concentrano sulle vicende della famiglia parigina e
segnatamente sul tumore che colpisce il marito, segno metaforico di una società
malata e incurabile; nel cast si riconoscono attori di qualità come Yassin Trabelsi, Viktor Tremmel, Torsten
Ranft, Linda Pöppel, Moritz Lippisch. È uninstallazione carica
di rimandi al colonialismo, con cenni alla globalizzazione, lo shakespeariano Antonius und Kleopatra secondo il taglio
di regia impresso da Claudia Bauer
con Teresa Schergaut e Patrick Isermeyer nei ruoli del titolo
(produzione Schauspiel di Lipsia).
Riflessioni sullarte e la
libertà emergono da Sardanapal del
regista Fabian Hinrichs dallomonima
opera di Lord Byron, che sul palco
della Volksbühne di Berlino si traducono in uno spettacolo in cui abbonda la
danza e di cui sono protagonisti gli applauditi Lilith Stangenberg e lo stesso Hinrichs. Offre una grande prova
dattore Wolfram Kock alle prese con
König Lear allestito dallesperto Jan Fosse: la sua regia sviluppa
unimpaginazione scenica spigolosa e attenta a rimarcare i conflitti tra i vari
personaggi shakespeariani interpretati, al Thalia Theater di Amburgo, da Anna Blomeier, Pauline Rénevier, Christiane
von Poelnitz, Johannes Hegemann.
Si sviluppa intorno al senso dellincertezza il gioco verbale di storie di
sesso forse vissute o forse immaginate nellintreccio narrativo di Fleisch della regista Julia Redder che anima dialoghi serrati
e ben recitati da Eva Maria Nikolaus
e Matti Krause al cospetto del
pubblico plaudente del Deutsches Schauspielhaus di Amburgo.
Aufführungen
si conclude con due proposte dello Schauspiel di Francoforte. Mein Lieblingstier heißt Winter
dallomonimo romanzo di Ferdinand
Schmalz con Tanja Merlin Graf, Melanie Strauß, Wolfgang Vogler e Katharina
Linder, a contatto con un testo raffinato, a tratti poetico e valorizzato
dalla regia di Rieke Süßkow. Timotej Kuljabin legge lo
shakespeariano Macbeth (Moritz Kienemann) come esempio
metaforico di moderna scalata sociale cui non manca una lucida e inquietante
follia.
In Akteure si legge unintervista a Matthias Lilienthal, curatore del festival internazionale di
Berlino “Performing Exiles”, e al giovane architetto ucraino Maksym Rokmaniko impegnato nel progetto
di ricostruzione dellAkademische Dramatheater di Mariupol bombardato
dallartiglieria russa. Intorno al tema della guerra, anche di quella in
Ucraina, ruotano molti spettacoli iscritti nella rassegna “Radar Ost”, con cui
si apre la sezione Festivals di
questo numero di «Theaterheute». Al Deutsches Theater di Berlino spiccano i
debutti, in prima assoluta, di Ha*l*t*
della regista Tamara Trunova
liberamente ispirato allo shakespeariano Hamlet,
e di human? di mariia&magdalyna e
della musicista Khrystyna Kirik. Si
prosegue, tra gli altri titoli che dimostrano una grande apertura verso la
cultura teatrale ucraina, con Dogs of
Europe dal romanzo di Alhierd
Bacharevič per la regia di Nicolai
Khalezin e con Medea s01e06 di Paata Tsikolia.
Giovani ed emergenti artisti
impreziosiscono con spettacoli molto politici e apocalittici il festival “New
Stages South East” allo Spielhaus di Oberhausen. Tra le tante proposte si
incontrano Wet Dreams of Revenge di e
con Thanos Papadogiannis/Space
Manifesto, A Celebration von Loneliness della
bulgara Katerina Georgeva e Generation Lost di Greg Liakopoulos. Ulrich
Khuon cura con lodevole impegno culturale e artistico la rassegna berlinese
“Lange Nacht”, che si articola lungo lasse di spettacoli di grande attualità,
sia per le tematiche trattate che per i linguaggi della scena. È il caso di Dem marder di Taube di Caren Jeß per la regia di Stephan Kimmig e la partecipazione di
abili attrici quali Sidey Fahlisch, Ananda Luna Cruz Grünbauer e Linn Reusse. In Gaia am Deutschem Theater di Nele
Stuhler spiccano Malia Kassin, Lilli Dezius, Maren Eggert guidati dalla regia di Sarah Kurze. La messinscena di Verführung
di Lukas Bärfuss ha messo in risalto
il talento del regista Andràs Dömötör
unitamente alla prova di Tamàs Matkò,
Julia Windischbauer e Ulrich Matthes.
Della sontuosa e innovativa
rappresentazione di Les Frères Karamasov
da Dostoevskij per la regia di Sylvain Creuzevault al Théâtre National
de lOdeon si parla nella sezione International,
che allarga lo sguardo alla scena parigina rivolgendosi anche a Les Démons dal repertorio dello stesso
drammaturgo russo, in visione alla Comédie-Française per la regia di Guy Lassier.
Il testo (Das Stück) del mese è Die
Mitbürger dei berlinesi Annalena
e Konstantin Küspert, anche
interpreti di uno spettacolo spensierato e giocoso, dedicato alla leggerezza e alla
superficialità del pensiero contemporaneo (produzione Hans Otto Theater di
Potsdam, regia di Esther Hattenbach).
di Massimo Bertoldi
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