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CFP: “Becoming Agens”. Synesthetic and Active Processes of Image Reception in the Middle Ages Riviste

Si segnala la richiesta contributi (call for papers) “Becoming Agens”. Synesthetic and Active Processes of Image Reception in the Middle Ages per il numero monografico di «Comunicazioni Sociali. Journal of Media, Performing Arts and Cultural Studies» a cura di Zuleika Murat (Università di Padova) e Carla Maria Bino (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano). 

Call 

Dalla fine degli anni Novanta, gli studiosi hanno prodotto una serie di ricerche sulla cultura visiva e materiale medievale che non si occupano delle immagini come oggetti estetici e sovrastorici, ma piuttosto del rapporto che esse instaurano con chi le guarda in un contesto storico-culturale preciso. A questo proposito, alcuni studi si sono concentrati sullo status dell’immagine all’interno della cultura cristiana, dimostrando che le immagini non erano solo un dispositivo mimetico da guardare, ma soprattutto un dispositivo mnemonico da sperimentare (Barber 2002, Mondzain 2005, Guastini 2020). Altri hanno esplorato le proprietà fisiche e materiali delle immagini, sottolineando come la qualità dei materiali impiegati contribuisca al significato e all’esperienza dell’immagine (Bynum 1995, Bonne 1999). Gli studi di Alfred Gell (1998) sulla agency dell’arte e di David Freedberg (1989) sulla response, da parte loro, si sono concentrati sul modo in cui le immagini hanno influenzato il pubblico e su come gli spettatori hanno percepito e risposto alle immagini, anche in termini fisici ed emotivi. Recentemente, il concetto di agency dell’arte si è evoluto. Ora viene vista come animation, spostando l’attenzione dell’analisi sulla vitalità delle immagini e degli oggetti materiali. Questo accentua il valore epistemologico e operativo delle imagines agentes (Carruthers 1995), che possono essere presenti e agire come corpi viventi (Laugerud, 2023). D’altra parte, il concetto di response ha ampliato la nostra comprensione delle dimensioni corporee dell’esperienza visiva, andando oltre il semplice modello oculocentrico e portando ai concetti di visione empatica o performativa (Nelson 2007; Flora 2010), di esperienza sensoriale o incarnata (Stevenson 2010; Gertsman 2015) e di sensorium (Laugerud et al. 2015), che affermano l’interazione reciproca tra immagine e pubblico, entrambi partecipanti attivi a un’esperienza completa, sensuale, emotiva e cognitiva. 

Tuttavia, solo raramente gli studiosi hanno applicato il quadro interpretativo e gli strumenti descritti sopra a casi di studio specifici, indagando l’agency delle immagini e degli oggetti materiali in contesti particolari. In altre parole, esiste un rischio significativo che le teorie sviluppate rimangano teoriche e non testate nelle applicazioni pratiche. Eccezioni notevoli che dimostrano il potenziale di un’analisi di questo tipo si trovano negli studi di Bissera Pentcheva sulle icone (2010). Nel contesto rituale e liturgico delle chiese bizantine, l’autrice dimostra che le icone diventano dispositivi per la rappresentazione mimetica del divino. Questa trasformazione avviene in un contesto spaziale e rituale specifico, facilitato dall’interazione tra luce, profumo e gesto. Un altro esempio è il lavoro di Jacqueline Jung, che esamina i tramezzi nelle cattedrali gotiche dell’Europa occidentale (2013). Jung interpreta i tramezzi come entità integrate in cui vari media risuonano tra loro, creando un complesso ambiente visivo-spaziale. In questo caso, chi guarda si impegna con l’ambiente attraverso un processo di visione incarnata, che comporta la presenza fisica e l’interazione tra l’oggetto materiale e il suo pubblico. 

Se già Alfred Gell sottolineava il concetto di agency, considerando «l’arte come un sistema di azione destinato a cambiare il mondo», questo numero speciale di «Comunicazioni Sociali. Journal of Media, Performing Arts and Cultural Studies» si concentra sulle interazioni tra immagini e oggetti materiali intese come «un insieme ricorrente di operazioni, che integrano gli elementi più diversi nel loro funzionamento, conferiscono ai loro componenti nuove funzioni e ruoli, e assegnano un nuovo orientamento all’insieme” (Casetti 2019). Invitiamo gli studiosi a presentare proposte di paper che trattino di come un’immagine o un oggetto materiale diventi agens, attivo e anche animato, e dei processi attraverso i quali un dispositivo visivo di rappresentazione diventa un dispositivo performativo di percezione multisensoriale. 

L’obiettivo di questo invito è quello di ottenere una raccolta di casi di studio e di riflessioni teoriche che possano servire come esempi e riferimenti preziosi per la comunità accademica. 

Gli argomenti potenziali possono includere, ma non solo, i seguenti: 

1) i processi che attivano un’immagine trasformandola da dispositivo per la visione frontale a dispositivo per la performance multisensoriale; 

2) l’immagine materiale come environmental medium, intesa come insieme localizzato di componenti, bisogni, pratiche, attori e circostanze che innescano una serie specifica di operazioni interne e una successiva serie di pratiche tra i credenti; 

3) i meccanismi di agency sensoriale delle immagini mentali e materiali in relazione ai diversi contesti d’uso (preghiera, meditazione, sermone, rito e liturgia, devozione drammatizzata); 

4) le diverse performance che possono essere messe in atto dalla stessa immagine e dallo stesso oggetto in base alla variazione delle condizioni e delle contingenze, comprese le pratiche moderne e contemporanee (come le esposizioni museali) e la ricezione e il riutilizzo transculturale degli oggetti materiali; 

5) le performance dell’immagine in relazione agli usi individuali e collettivi, compresi quelli attuali; 

6) il funzionamento e la percezione delle immagini e degli oggetti materiali in condizioni di deprivazione sensoriale. 

Entro mercoledì 1° novembre 2023, si prega di inviare alle curatrici del volume Carla M. Bino (carla.bino@unicatt.it) e Zuleika Murat (zuleika.murat@unipd.it): 

- nome e cognome, attuale affiliazione (se prevista) e indirizzo e-mail;

- titolo dell’articolo di max 15 parole;

- abstract di max 300 parole;

- una biografia di max 200 parole;

- tre-cinque parole chiave. 

La notifica di accettazione sarà data entro domenica 19 novembre 2023.  

Gli articoli completi (max 5.000 parole, in italiano, francese o inglese) dovranno essere inviati entro sabato 23 marzo 2024

La data di pubblicazione prevista è ottobre 2024

«Comunicazioni Sociali» è indicizzata in Scopus ed è una rivista di classe A dell’ANVUR in: Cinema, fotografia e televisione (L-ART/06), Arti dello spettacolo (L-ART/05) e Sociologia della cultura e della comunicazione (SPS/08).



 
CFP: “Becoming Agens”. Synesthetic and Active Processes of Image Reception in the Middle Ages

Per maggiori informazioni, consultare il sito della rivista


 
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