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Theaterheute, Nr. 4, April 2023


72 pp., euro 18,50
ISSN 0040 5507

Spetta a Vaterland dal romanzo di Robert Harris l’apertura di Aufführungen, lo spazio di «Theaterheute» in cui si raccolgono le recensioni delle principali produzioni dell’area tedesca. In scena allo Staatsschauspiel di Dresda, la commedia è ambientata in Germania nel 1964 in un contesto storico di fantasia, che capovolge l’esito della Seconda Guerra Mondiale attribuendo la vittoria al Terzo Reich; guidati dalla regia di Claudia Bauer si sono distinti Yassin Trabelsi, Nadia Stübiger, Kaya Loewe e Viktor Tremmel

Anche Johann Holtrop deriva da un romanzo, nello specifico quello di Rainald Goetz (2012) che, in versione iperrealistica, racconta l’ascesa e la caduta di una manager narcisista e maniacale, truffatrice e visionaria, affidata alle competenze della talentuosa Melanie Kretschmann intorno alla quale si muovono Nicola Gründel, Rebecca Lindauer, Lea Ruckpaul, secondo le linee di regia tracciate da Stefan Bachmann sul palco dello Schauspiel di Colonia.  

Dalla scena berlinese emergono tre spettacoli uniti dalla condivisione di problematiche legate alle dinamiche interne alla famiglia: Das Ereignis, dall’omonimo romanzo di Annie Ernaux, è la storia, con riferimenti autobiografici, di una giovane donna che vuole abortire ma contro la legge in vigore nella Francia degli anni Sessanta. Lo spettacolo, cupo e intenso, in bilico tra umorismo e crudeltà, ha riscosso applausi al Berliner Ensemble grazie alla prova di Pauline Knof, Kathrin Wehlisch e Nina Bruns (regia di Laura Linnenbaum). Nella programmazione dello stesso teatro figura la messinscena di Totentanz di August Strindberg nella versione di Kay Foges, con Marc Oliver Schulze, Gerrit Jansen e Claude de Demo protagonisti di un allestimento dagli effetti e atmosfere a tratti futuribili. 

Il Deutsches Theater ha proposto Am Strand der weiten Welt di Simon Stephen in cui si susseguono scene che sviluppano la ramificazione di un fallimento generazionale e trasversale, dai nonni ai nipoti, secondo quanto ha modellato la regia corale pensata da Daniela Löffner per l’esibizione, tra i tanti, di Agnes Mann, Barbara Schnitzler, Alexander Khuon, Niklas Wetzel, Katrin Wichmann

Si prosegue con due proposte dello Schauspielhaus di Amburgo: The Mushroom Queen è una commedia onirica, in bilico tra scienza e finzione, di Liz Ziemska di cui è protagonista la Regina dei Funghi (Ute Hannig) alla ricerca del vero amore; assembla invece materiali da Franz Kafka – precisamente estratti di diari, lettere, schizzi e frammenti letterari – Die acht Oktavhefte allestito da Thom Luz e affidato alle abilità espressive di Lars Rudolph, Bettina Stucky, Eva Maria Nikolaus, Michael Weber

Due sono i titoli legati al mito di Antigone: Antigone. Sophokles in Leichter Sprache intreccia la tragedia sofoclea con la riscrittura di Jean Anouilh del 1946, per poi avviare una riflessione sul senso e la pratica della tolleranza odierna; la produzione dei Kammerspiele di Monaco spetta alla regia di Nele Jahnke e all’interpretazione di Johanna Kappauf nel ruolo del titolo, Sebastian Brandes, Dennis Fell-Hernandez

Nel vicino Residenztheater la regista slovena Mateja Koležnik presenta Antigone in due versioni: quella di Sofocle e Die drei Leben der Antigone del filosofo Slavoj Zizek, con Vassilissa Reznikoff doppia protagonista. Nello stesso teatro Pia Händer si misura con Archiv der Tränen di Magdalena Schrefel, un testo incentrato sulle declinazioni delle lacrime umane quali segni metaforici di molteplici sfaccettature dell’interiorità. 

Infine Alles ist aus, aber wir haben ja uns (Unterwasser) di Bonn Park e Ben Roessler popola il palcoscenico del Volkstheater di attori-ballerini che raccontano la storia di una città in fondo al mare abitata da uomini in armonia con la natura fino a quando tutto sembra compromesso, per poi ritrovare il regno della pace per effetto della scoperta dell’amore. 

Il confine tra rabbia costruttiva e furore distruttivo in età adolescenziale costituisce il filo conduttore di Ich chan Zündhölzli azünde di Fatima Moumouni e Laurin Buser (regia di Suna Gürler, produzione Schauspielhaus di Zurigo); l’ensemble è composto da giovani attori professionisti e dilettanti. 

Completati nel 2011 gli studi presso la Hochschule für Schauspielkunst Ernst Busch, poi attiva nel Deutsches Theater di Berlino e successivamente nella compagnia del Maxim Gorki Theater dal 2011 al 2013 e in quella del Burgtheater di Vienna (2013-2019), per poi stabilirsi al Theater di Basilea: è questo il percorso di Aenne Schwarz come si legge nelle pagine di Akteure, in cui si ricordano i titoli di successo quali Antigone al Burgtheater nel 2015 (regia di Jette Steckel) e soprattutto le prove offerte a Basilea in Philoktet di Heiner Müller per la regia di Jan Bonny nel 2021, in Penthesilea di Heinrich von Kleist l’anno successivo (regia di Eva Trobisch) e nel recente Sommernachtstraum di Shakespeare a cura di Antù Romero Nunes. 

Le pagine di Nachruf sono dedicate a Jürgen Flimm, regista e direttore di diversi teatri – tra cui lo Schauspielhaus di Colonia (1979-1895) e il Thalia Theater di Amburgo (1985-2000) – recentemente scomparso. Di lui si ricordano soprattutto gli allestimenti di Leonce e Lena di Georg Büchner nel 1981 allo Schauspiel di Colonia e del cechoviano Platonov ad Amburgo nel 1989. Flimm si è distinto come sovrintendente di prestigiose manifestazioni quali il Festival di Salisburgo e Ruhrtriennale. 

Berlinale propone un’analisi dei film iscritti nel cartellone della manifestazione giunta all’edizione numero settantatré. Si parla di Music (regia di Angela Schanelec), Wanna wird es wieder so, wie es nie war dall’omonimo romanzo di Joahim Meyerhoff (regia di Sonja Heiss), Das Lehrenzimmer (regia di Ilker Catak), Roten Himmel (regia di Christian Petzold), Inside (regia di Vasilis Katsoupis), Sisi & ich (regia di Franke Finsterwalder). 

La situazione del teatro londinese post Brexit e post Covid è l’argomento di International. Si avvertono i segni di una ripresa caratterizzata da attenzione verso la drammaturgia contemporanea e dalla considerazione del repertorio classico. Ne sono esempio il sontuoso allestimento di Lick & Mühlhahn di Roby Thomas all’Hampstead Theatre per la regia di Owen Horsley, con Helena Wilson, Maggie Bain, Lucky Black e Leigh Quinn applauditi protagonisti; Trouble in Butetown di Diana Nneka Atouna adattato da Tinuke Craig al Doumar Warehuose; spicca infine la rappresentazione di Phaedra di Euripide, Seneca e Racine per mano di Simon Stone al National Theatre. 

Il dialogo tra Alexander Kerlin, dramaturg del viennese Burgtheater, e la storica Lucile Dreidemy, pubblicato nella sezione Gespräch Stück, analizza il fascismo in Austria come trattato nel romanzo di Maria Lazar Die Eingeborenen von Maria Blut da cui Lucia Bihler e lo stesso Kerlin hanno realizzato la rielaborazione teatrale che si può leggere in versione integrale in Das Stück di questo numero di «Theaterheute».



di Massimo Bertoldi


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