Il teatro partecipato, ossia la
realizzazione di uno spettacolo con intenti aggregativi e costruito in
compresenza tra attori professionisti e non attori, costituisce largomento
affrontato da Elena Scolari e
posizionato nella Vetrina con cui si
apre questo nuovo numero di «Hystrio». In merito si propone una panoramica
ragionata di queste esperienze seguendo un itinerario attraverso lItalia dalla
quale emergono, tra le tante, le attività di Teatro dellArgine, Teatro delle
Albe, Teatro della Tosse e i tanti analoghi progetti in corso in molte regioni
meridionali.
Trasmette un senso di amarezza e
di frustrazione culturale larticolo di Alessandro
Toppi che spiega i motivi della recente chiusura del Nuovo Teatro Sanità
diretto da Mario Gelardi lungo un
percorso segnato da lavori di adeguamento imposti dalla Digos al silenzio del
Comune di Napoli in veste di proprietario dellimmobile. Si rimane nella città
partenopea dove opera dal 2006 la compagnia Teatringestazione – come spiega Emilio Nigro – che si caratterizza per
un linguaggio di ricerca mimico-gestuale, finalizzato anche a una fruizione in
contesti variegati al cospetto di pubblici particolari, dal carcere di
Poggioreale agli ambienti urbani, periferie comprese.
Matteo
Brighenti presenta il Collettivo Amigdala attivo
a Modena dal 2005: declinato interamente al femminile, intende «indagare
attraverso i processi artistici le trasformazioni della città» (p. 8) come
realizzato nellambito delle manifestazioni inserite nel Festival internazionale
Periferico e nelle produzioni della stessa compagnia, a partire da Elementare.
Il viaggio di Teatromondo inizia al Théâtre de Vidy di
Losanna recentemente riaperto dopo la chiusura per ristrutturazione, che lo ha
reso, come ci informa Laura Bevione,
moderno e funzionale allesercizio delle arti sceniche praticabili in cinque
sale attrezzate. Malgrado lo scandalo provocato da un attore accusato di
pedopornografia, il viennese Burgtheater produce, secondo quanto emerge dalla
corrispondenza di Irina Wolf,
spettacoli di successo e di pregevole qualità artistica come I demoni di Dostoevskij per la regia di Johan
Simons e Angels of America di Tony Kushner allestito dallamericano Daniel Kramer; altrettanto
significativa è la messinscena al Volkstheater di Black Flame della regista cilena Manuela Infante, che ha inaugurato un ciclo di spettacoli in cui
domina il petrolio inteso come arbitro inquietante delleconomia mondiale.
Con Laura Caparrotti ci si trasferisce a New York dove hanno fatto
notizia sia la rappresentazione al Longacre Theatre di Leopoldstadt, ultimo lavoro di Tom
Stoppard diretto da Patrick Marber,
sia la riapertura del La Mama e il varo dellExponential Festival a Brooklyn
rivolto a giovani artisti. Il Downtown Contemporary Arts Festival, spiega Brunella Fusco, costituisce la
principale rassegna internazionale egiziana attiva da dieci anni: nellultima
edizione ha proposto spettacoli rilevanti, da Losing It della coreografa palestinese Samaa Wakim a Dear Layla
di Basel Zaraa; altro contesto per
misurare lo stato di salute della scena contemporanea è stato lArab Arts
Focus, sempre al Cairo. Teatromondo
si conclude con il contributo di Nicola
Pianzola che racconta il proficuo incontro artistico tra Instabili Vaganti
e gli artisti balinesi Made Suteja e
Kadek Budi Setiawan, da cui è
maturato il progetto interculturale The
Shadow of Dante, in cui i versi del Sommo Poeta incontrano i linguaggi
figurativi del teatro indonesiano.
Spetta alle competenze di Marco Menini, Roberto Rizzente e Francesco
Tei la cura del Dossier Teatro e follia. Intervistato dallo
stesso Rizzente il noto psichiatra Vittorino
Andreoli – addentratosi con passione nel teatro tanto da ricordare Artaud, il pirandelliano Enrico IV e
Amleto – sostiene che «esiste un teatro dellesistenza, che si recita senza
copione» e che «la follia non si misura sui sintomi, si misura su una visione
del mondo» (p. 21). Come la concezione della follia si sia definita nel corso
della storia delluomo è largomento affrontato da Alice Strazzi (i Greci, per i quali è dono divino oppure castigo), Claudio Bernardi (Medioevo e
Rinascimento: ossia dalla Festa dei Folli
alla Commedia dellArte con La pazzia di
Isabella), Laura Bevione (la follia autentica e simulata in Shakespeare), Stefania Di Carlo (la pazzia nel teatro del Siglo de Oro, da Lope de Vega a Calderón de la Barca), Gianni
Poli (la teatralizzazione comica in Molière
e tragica in Racine), Marco Castellari (la follia nel teatro
tedesco da Goethe allespressionismo
di Georg Kaiser, passando attraverso
Kleist, Hörderlin, Büchner), Andrea Bisicchia (il senso di pazzia
dettato e prodotto dalle convenzioni sociali nel teatro borghese scandinavo di
fine Ottocento).
Ancora Bisicchia firma larticolo
dedicato allanalisi della follia in Pirandello
soffermandosi su Il berretto a sonagli,
la signora Flora di Così è (se vi pare)
e la ribellione di Enrico IV. Si riconduce a problematiche strettamente
congiunte alla denuncia dei disagi sociali «la pazzia che abbrutisce le facce,
che spezza le voci e conduce alla disperazione e alle lacrime» (p. 29),
dichiara Alessandro Toppi riferendosi al teatro napoletano e individuando un
filo rosso che attraversa Eduardo, Enzo Moscato, Annibale Ruccello fino a Mimmo
Borrelli e Davide Iodice.
Lirrazionale, la diversità e la malattia costituiscono i perni intorno ai
quali Pier Paolo Pasolini si
relaziona alla pazzia intesa come contrapposizione alla società borghese: è
quanto rivela Matteo Boriassi
dallanalisi delle tragedie composte negli anni Sessanta.
Renata
Savo propone una mappatura ragionata e assai
dettagliata delle compagnie teatrali in cui figurano soggetti disagiati o
diversamente abili. Seguendo un criterio geografico si ricordano, tra le tante
iniziative, Teatro la Ribalta di Bolzano, Atir Teatro Ringhiera di Milano, la
bolognese Arte e Salute Onlus, Teatro dellOrtica di Genova, il romano Teatro
Patologico e le napoletane TeatrinGestAzione e Teatro Civico 14.
«Tra il teatro e la follia cè un
territorio comune, la catarsi in stati danimo dalle svariate sfumature» (p.
34), dichiara Danio Manfredini a Giusi Zippo, dopo aver raccontato le
esperienze vissute presso la comunità psichiatrica Casa Nuova di Milano e
successivamente filtrate nella sua produzione drammaturgica. Altrettanto
fondamentale è la testimonianza artistica dellautore, attore e regista Pippo Delbono: nel dialogo con Marco
Menini sottolinea limportanza della presenza creativa di attori disagiati
nella sua compagnia, segnatamente il compianto Bobò, e nella costruzione dei suoi spettacoli, trai quali La gioia (2018) e Amore (2021) costituiscono eloquenti esempi.
La pazzia declinata al femminile
diventa il percorso analitico seguito da Laura
Caretti che si rivolge alle varie interpretazioni attoriali di Ofelia (da Patrizia Zappa Mulas a Flaminia Cuzzoli), di Blanche di Un tram che si chiama desiderio di
Tennessee Williams (da Mariangela Melato
a Laura Marinoni) per concludere con
4:48 Psychosis di Sarah Kane (da Monica Nappo a Micaela Esdra).
Per quanto riguarda i personaggi maschili alterati dalla follia, Francesco Tei
sceglie Re Lear interpretato da Glauco
Mauri, Oreste affidato a Giovanni
Drago diretto da Valerio Binasco
(2022), Woyzeck di Büchner secondo la lettura scenica impressa da Claudio Morganti e infine Osvald di Spettri assunto da Gianluca Merolli.
Contiene in sé gli elementi
propri di un vero e proprio percorso interno alla drammaturgia italiana
contemporanea la serie di testi in cui domina il disagio psichico esaminati da Federico Bellini, quali Un bès di Mario Perrotta, Lodore
assordante del bianco di Stefano
Massini, La pecora nera di Ascanio Celestini, per concludere con Il delirio bizzarro di Carullo-Minasi. Aprono uno sguardo
sulla presenza della follia nel teatro europeo e americano del secondo
Novecento una serie di finestre dedicate a Samuel
Beckett (Laura Santini), a Thomas Bernhard (Roberto Menin), Albert Camus
(Gianni Poli), Friedrich Dürrenmatt
(Giuseppe Liotta), Jean Giraudoux (Letizia Russo), Rafael
Spregelburd (Manuela Cherubini),
per concludere con Peter Weiss
(Liotta) e Williams (Fabrizio Sebastian Caleffi), non
dimenticando il legame di Antonio Rezza
con Antonin Artaud (Amelia Natalia
Bulboaca).
Partecipa al racconto della
follia anche la danza a partire da Giselle
(1841) per proseguire con i contributi novecenteschi e poi contemporanei
riconoscibili – come dimostra Carmelo A.
Zapparrata – in Mats Ek, Vaslav Nijinsky, John Neumeier, Emio Greco
e Roberto Zappalà.
Conclude questo interessante e
dettagliato Dossier il contributo di Giuseppe
Montemagno indirizzato al melodramma delineato nel suo percorso storico,
dagli albori con la Finta pazza al
suo successivo consolidamento con le opere in musica di Gaetano Donizetti, Vincenzo
Bellini, Giacomo Rossini e Richard Wagner per incontrare nel 900
Alban Berg.
La sezione Anniversari ospita un pregevole intervento di Annamaria Cascetta per il centenario della nascita di Giovanni Testori, del quale sottolinea
la posizione di primo piano nel teatro contemporaneo grazie allinvenzione di
una lingua «di carne e ossa […] lontana dagli accademismi» e calata «nella
vivezza del dialetto, nelle cadenze della parlata» (p. 51), come bene emerge
dalle commedie analizzate quali La monaca
di Monza e I promessi sposi alla
prova. Con adeguate competenze analitiche Simone Soriani si addentra nelle eredità artistiche lasciate da Franca Rame a dieci anni dalla
scomparsa.
In Exit si accolgono luminose schede artistiche di uomini dello
spettacolo recentemente scomparsi quali il regista Maurizio Scaparro (Claudia
Cannella), il critico e studioso Georges
Banu (Giuseppe Montemagno), il conduttore televisivo e drammaturgo Maurizio Costanzo (Fabrizio Sebastian
Caleffi), lattore Ivano Marescotti
(Giuseppe Liotta), il commediografo Massimo
Sgorbani (Diego Vincenti), il
coreografo Gino Landi e lattore Piero Nuti (Albarosa Camaldo).
Due sono i Ritratti presentati da «Hystrio»: Elena Scolari dipinge quello di Roberto Anglisani, attore meritevole di
attenzione per il suo lungo percorso artistico segnato da tappe importanti come
lincontro con Marco Baliani con il
quale affina le tecniche del teatro di narrazione poi messe in pratica nei suoi
spettacoli di maggiore successo quali Giovanni
Livigno ispirato al Gabbiano di Jonathan Livingstone e Giobbe, storia di un uomo semplice da Joseph Roth. Di Luigi Dadina, co-fondatore nel 1983 di Teatro delle Albe, si occupa
Michele Pascarella che mette in luce
le sue abilità come attore e nei panni di regista e drammaturgo.
Il giovane collettivo Les Moustaches,
sostenitore di un linguaggio teatrale sperimentale aperto alle arti visive
secondo quanto scrive Mario Bianchi
nelle pagine di Nati ieri, si sta
affermando per effetto del successo ottenuto con Il giovane Riccardo ispirato allo shakespeariano Riccardo III letto in chiave
contemporanea, e il successivo La
difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza (semifinalista del
Premio Scenario) fino al recente Lombra
lunga del nano.
La consueta e corposa sezione
delle Critiche
teatrali ordina le tante recensioni degli spettacoli secondo criteri
regionali. Altrettanto aggiornate e ricche di informazioni sono le pagine
dedicate alla Danza e alla Lirica. Nella Biblioteca Ilaria Angelone e Albarosa
Camaldo raccolgono le schede relative alle novità editoriali italiane
legate alla cultura dello spettacolo.
Il testo pubblicato in versione
integrale è Zorro di Federico Bellini
e Antonio Latella anche regista
dellallestimento che ha debuttato nel settembre 2021 allo Staatstheater di
Cottbus. Le tante e utili informazioni de La società teatrale sono raccolte da Roberto Rizzente.
di Massimo Bertoldi
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