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Theaterheute, Nr. 1, Januar 2023


72 pp., € 18,50
ISSN 0040 5507

Si occupano di catastrofi ecologiche gli spettacoli in visione al Thalia Theater di Amburgo con i quali si apre la sezione Aufführungen, in cui si raccolgono le recensioni delle principali produzioni dell’area tedesca.

In Die Rache der Fledermaus Thomas Köck assume materiali da Johann Strauß per denunciare la passività dell’uomo contemporaneo di fronte a cataclismi naturali; mossi dalla regia di Anna-Sophie Mahler, che trasforma l’operetta viennese in un requiem post-moderno, si sono esibiti Gabriela Maria Schmeide, Julian Greis, Victoria Trauttmansdorff e Felix Knopp. Al Deutsches Schauspielhaus, Katie Mitchell interpreta il cechoviano Der Kirschgarten in senso multimediale facendo convergere azioni performative e inserti musicali, video e citazioni radiofoniche come hanno correttamente espresso Julia Wieninger, Ute Hannig, Paul Behren, Michael Weber.

Dušan David Pařízek firma la regia di Annette, eine Heldinnenepos dall’omonimo romanzo di Anne Weber incentrato sulla storia di una giovane partigiana francese poi impegnata con il movimento indipendentista algerino Front de Liberation Nationale, quindi condannata a dieci anni di carcere e successivamente evasa in modo avventuroso; la parte della protagonista compete a Josephine Köhler affiancata da Sylvana Krappatsch, Sarah Franke e Peter Fasching (produzione Schauspiel di Stoccarda).

Si prosegue con la scena berlinese: alla Volksbühne primeggia Hyäne Fischer – Das totale Musical, spettacolo ideato dalla regista Marlene Engel e dalla dramaturg Lydia Haider con l’intento di mettere in scena la storia del personaggio del titolo, famosa icona della lotta femminista, con appropriato supporto musicale a sostegno della pregevole esibizione di Marie Rosa Tietjen nel ruolo della protagonista.

Il dramma Das Himmelszeit della londinese Lucy Kirkwood è la produzione del Deutsches Theater consegnata alla regia di Jette Steckel, abile nell’affrontare con gli strumenti del realismo un testo crudo e inquietante basato sulla miseria, fame e sfruttamento in parte determinati dalla Brexit e raccontato da un osservatorio femminile, come è emerso dalla convincente prestazione artistica di Birgit Unterweger, Anja Schneider, Kathleen Morgeneyer e Leila Abdullah.

Da Berlino ci si trasferisce a Monaco: Das Erbe, novità di David Calis allestita ai Kammerspiele per la regia di Pinar Karabulut, racconta il dramma di una famiglia di origine turca attiva nella Germania degli anni Novanta perseguitata da attacchi incendiari di matrice razzista e di estrema destra; tra gli interpreti figurano Zeynep Bozbay, Mehmet Sözer, Edith Saldanha, Sema Poyraz e Elmira Bahrami. Tematiche legate all’immigrazione e ai richiedenti asilo emergono anche in Die Ereignisse, dramma di David Greig trasferito sul palcoscenico del Residenztheater da Daniela Kranz, con Valentino Dalle Mura e Evelyne Gugolz applauditi protagonisti.

Aufführungen continua con tre spettacoli ricavati da testi contemporanei inediti: ancora ai Kammerspiele, Göttersimulation del regista Emre Akal si proietta nell’era analogica con gli otto personaggi impegnati in un dialogo immaginario con un Dio digitale, secondo l’interpretazione data da Walter Hess, Timea Henzler, Jakob Waldow; Blue Moon Blues di Yael Ronen, presentato in prima assoluta al Maxim Gorki Theater di Berlino, è la favola di una madre terribile alla ricerca di se stessa secondo quanto ha reso in scena Orit Nahmias e con lei Aysima Ergün, Doga Gürer e Vidina Popov; Sistas! di Golda Barton (produzione della berlinese Volksbühne) è liberamente ispirata alle cechoviane Drei Schwestern con l’inserimento di tematiche di denuncia razziale, per la regia dell’attrice Isabelle Redfern che condivide l’interpretazione insieme a Diana Marie Müller, Pia Amofa-Antwi e Amanda Babaei Vieira.

Allo Schauspiel di Colonia Ersan Mondtag ha curato la regia di Phaedra, libera riscrittura basata sugli originali di Seneca e Racine da parte di Thomas Jonigk che inserisce una significativa variante secondo la quale l’eroina greca è consapevole del proprio destino culminato nel lucido suicidio. Il ruolo del titolo spetta a un attore, Benny Claessens; nel cast sono presenti anche Margot Gödrös, Yvon Jansen e Lola Clamroth.

Dal repertorio classico attinge anche Johan Simons scegliendo Dämonen di Dostoevskij per la produzione commissionata dal Burgtheater di Vienna: si sottolinea, con limpidi riferimenti all’attualità, l’incontro-scontro di idee politiche in un contesto sociale e morale in totale decadenza. Il regista si avvale di una compagnia di pregevole livello artistico composta, tra gli altri, da Oliver Nägele, Jan Bülow, Birgit Minichmayr, Maria Happel.

In Akteure si legge il profilo di Mats Staub, dramaturg al servizio del Theater Neumarkt di Zurigo. Si è fatto apprezzare anche per una serie di installazioni nell’ambito di importanti festival teatrali come la recente Intime Revolution inserita nella Ruhrtriennale 2022, preceduta da Death and Birth in My Life (2019) e da 21 – Erinnerungen ans Erwachsenwerden (2021).

Le pagine di International sono dedicate al teatro israeliano contemporaneo, caratterizzato da una proliferazione di testi in cui si raccontano millenari conflitti storici, politici e religiosi. Ne sono esempio il repertorio dello scrittore e regista Yehonatan Indursky, Mikveh di Hadar Galron e il musical Durch die Wand di Oen Yaacobi.

Gorkis Mutter dell’ucraina Lena Lagushonkova è il testo vincitore di Europäischen Nachwuchs dramatiker:innen Preis 2022, manifestazione organizzata dallo Schauspiel di Stoccarda, dove la commedia ha debuttato per la regia di Maxim Golenko e la partecipazione di Tetyana Krulikovska, Inna Bulbotko e Senja Doliak. La figura centrale è una ragazza cresciuta in un centro urbano del Donbass.

Si è svolto negli ambienti del Theater di Heidelberg il festival Remmidemmi che, pur partito in sordina, sta conquistando adeguata visibilità nel panorama tedesco, tanto da iscrivere nella programmazione dieci prime assolute, come Das Stilleben di Caren Jeß allestita da Tugsal Mogul con Hendrik Richter protagonista e Das Licht der Welt di Raphaela Bardutzky a cura di Daniela Löffner.

Il cartellone del Festival Euro-scene di Lipsia, oltre alla conferma della sua vocazione internazionale, si caratterizza per la presenza di spettacoli di taglio politico e di denuncia sociale. Tra i tanti si segnalano Teatro Amazonas di Laida Azkona Goñi e Txalo Toloza-Fernàndez affidato alla compagnia guidata dagli stessi autori e The Gosts are returning di Gruppe 50:50.

In Theatergeschichte lo storico Klaus Völker si occupa del volume di Guinella Palmstierna-Weiss, Eine europäische Frau (Berlin, Verbrecher, 2022, 600 pp.). Si tratta dell’autobiografia della scenografa, scultrice, ceramista, attrice teatrale e soprattutto costumista dal 1966 al 1989 di Peter Weiss. Di questa fondamentale esperienza si ricorda con particolare attenzione la messinscena Die Verfolgung und Ermordung Jean Paul Marat allo Schiller Theater di Berlino. 

Il testo del mese, pubblicato in versione integrale nella sezione Das Stück della rivista berlinese, è Bühnenbeschimpfung (Liebe ich es nicht mehr oder liebe ich es zu sehr?) della talentuosa emergente Sivan Ben Yishai che affronta con visioni radicali l’istituzione teatro portando alla luce anomalie, abusi e contraddizioni. La commedia ha debuttato al Maxim Gorki Theater di Berlino per la regia dell’autorevole Sebastian Nübling e la pregevole interpretazione, tra i tanti, di Christian Bojidar, Zari Eder, Lindy Larsson e Vidina Popov.


di Massimo Bertoldi


Theaterheute, Nr. 1, Januar 2023

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