La figura di Jean Anouilh (1910-1987), prolifico drammaturgo e uomo di teatro, è
stata solo di recente rivalutata dagli studi, vittima di settorializzazioni arbitrarie
che lhanno relegata ingiustamente sullo sfondo. Eva Marinai la ricolloca molto opportunamente in un momento storico
complicato ma allo stesso tempo irripetibile per labbondanza e la qualità
delle sperimentazioni spettacolari a Parigi: quello dellentre-deux-guerres.
I fuochi della prospettiva alla
base del saggio sono il concetto di tragico (con le annesse tematiche del mito
e del ritorno al classico) e il teatro parigino del tempo, inteso come insieme
eterogeneo di concezioni e realizzazioni anche molto diverse tra loro. Entrambi
sono fondamentali per larte di Anouilh.
Nella prima parte, Tempo, lautrice parte dal primo dei due
cuori della questione e squaderna in pagine dense ma ben dosate le intuizioni e
le riflessioni più lucide di studiosi che, dal secolo scorso a oggi, hanno
scavato nel concetto di tragico e nella sua relazione con la tragedia, da George Steiner e Peter Szondi passando per Hans
Blumenberg fino a Hans-Thies Lehmann.
Inseguendo il tragico sulle loro orme, Marinai rintraccia il fil rouge di unaccezione più “umile” del
concetto. Da Le tragique quotidien
(1896) di Maurice Maeterlinck questo
tragico “diverso” arriva alle pièces
noires di Anouilh e alle sue protagoniste che «indossano le maschere del
mito così come le ragazzine portano i tacchi della madre, avanzando sfrontate e
traballanti verso lo specchio» (p. 16). Legata a doppio filo al tragico è la
ripresa novecentesca del mito, «bacino a cui il mondo contemporaneo attinge per
comprendere e tentare di “ordinare” un caos che apparirebbe altrimenti
inspiegabile» (p. 8).
Con la seconda parte, Azione, si entra nel vivo delloperato di
Anouilh, che si configura giustamente come vero e proprio artigianato del
teatro. Lambiente parigino nel quale il precoce drammaturgo si forma ed emerge
è ricco di stimoli e brilla grazie ai quattro punti cardinali del Cartel, lalleanza stretta fra Louis Jouvet, Gaston Baty, Charles Dullin
e Georges Pitoëff contro il teatro
accademico e quello boulevardier. In
questo contesto Anouilh incontra figure chiave come quelle di Cocteau e di Giraudoux e rilegge i classici (soprattutto i greci, Shakespeare, Molière) che non perderà mai di vista e che innervano la sua opera.
Nella prospettiva specifica della
monografia, Marinai seleziona cinque drammi dellabbondante corpus anouiliano, andati in scena tra
il 1929 e il 1944: LHermine (1932), Le Voyageur sans bagage (1937), La Sauvage (1938), Eurydice (1941) e Antigone
(1944). Fonti per lo studio delle opere selezionate sono state lettere,
taccuini, carnets con disegni e note
per gli allestimenti, manoscritti e dattiloscritti. Lanalisi è preceduta da focus fondamentali sui rapporti e le
collaborazioni di Anouilh rispettivamente con Jouvet e Paulette Pax, con Pitoëff, con André
Barsacq. Molteplici sono gli aspetti quindi considerati per le singole opere:
la drammaturgia stessa, i rimandi ad altri testi, il processo di realizzazione
scenica, linterpretazione, la ricezione e la rassegna stampa sono i riflettori
puntati sulloggetto primario e inafferrabile, lo spettacolo.
La terza parte, Luogo, firmata da Carlo Titomanlio, illustra infine la costellazione ricchissima dei
luoghi dello spettacolo parigino tra le due guerre (e oltre), in relazione alle
esperienze e alle opere delle sue personalità di spicco. Gli spazi vengono così
riannodati a eventi entrati oggi a pieno titolo nella storia del teatro.
Chiudono il volume un suggestivo apparato
iconografico di ventisei immagini e la bibliografia.
di Italo Papandrea
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