Ormai
da qualche lustro la casa editrice Brepols si sta affermando come punto di
riferimento di studi musicali e teatrali di ampio respiro, nel segno di quel
cosmopolitismo che fenomeni italiani come limprovvisa, lopera seria e buffa,
gli intermezzi e la commedia riformata seppero incentivare in Europa a partire dalletà
moderna. Lo sforzo, sempre più urgente, di sistematica mappatura degli
itinerari di artisti e professionisti del belpaese coinvolti nella macchina
spettacolare attraverso le rotte doltralpe, da ovest a est e da sud a nord del
continente, trova un punto fermo in questo volume collettaneo, per le cure di Tatiana Korneeva, che raccoglie saggi
di studiosi internazionali afferenti a vari ambiti disciplinari che spaziano
nel cuore del Settecento tra diversi generi e a differenti latitudini. Ne viene
fuori la ridefinizione di una mobilità complessa, ben più articolata e
multiforme di quella finora tracciata, in cui limportazione delle culture da
altri paesi nella penisola è almeno di pari importanza allesportazione dei
saperi e del professionismo made in Italy.
Nella
prima delle tre sezioni di cui si compone il volume, Itinerant Italians, si indagano gli itinerari e i flussi migratori
dei professionisti del teatro italiano in Europa, con unattenzione particolare
alla rete di agenti e intermediari che fecero da tramite fra artisti e
mecenati. Melania Bucciarelli
ricostruisce lintreccio di contatti che negli anni venti del secolo portarono
a Londra il grande castrato Francesco Bernardi detto il Senesino, punta di
diamante di una scuderia di virtuosi che contribuì a istituzionalizzare lopera
italiana sulle sponde del Tamigi. Marc
Niubo individua le caratteristiche delle diverse compagnie operistiche
itineranti attive nellEuropa centro-orientale, partendo dalla ricognizione del
sistema produttivo e dei suoi circuiti a Praga, centro dattrazione di molteplici
impresari teatrali quali Antonio Maria Peruzzi, Tommaso Ristori, Antonio
Denzio, Angelo e Pietro Mingotti, Santo Lapis, Pasquale Bondini e Domenico
Guardasoni. Anna Parkitna si
concentra su unaltra grande capitale europea della spettacolarità italiana, la
Varsavia del riformista Stanisław August Poniatowski, mettendo in evidenza le
peculiarità e i rischi del mercato locale e il conseguente ripensamento degli
stratagemmi commerciali da parte delle troupes ospiti. Gesa zur Nieden propone il caso studio di una famiglia darte,
quella dei Masi, cantanti di opere serie, buffe e pasticci che nella seconda
metà del secolo transitarono tra Monaco di Baviera, Stoccarda, Hannover,
Francoforte, Dresda e San Pietroburgo.
Nella
seconda sezione, Russian Italians, si
pone una lente dingrandimento sul territorio russo e sulle strategie politiche
adottate dalla corte zarista che usò la cultura italiana per imporsi
autorevolmente sullo scacchiere internazionale come paese culturalmente avanzato
a vocazione “europea”. Tatiana Korneeva
si sofferma sul circuito di comici, musicisti, ballerini, maestri di danza e
architetti teatrali che dal 1733 al 1735 operarono a San Pietroburgo al
servizio della zarina Anna Ioannovna, indagando il ruolo dei cantanti-attori nellacquisizione
del repertorio e la ricezione degli spettacoli da parte del pubblico autoctono.
Nadezhda Chamina analizza, alla luce
del suo linguaggio scenografico intrinseco, la produzione decorativa di Giacomo
Quarenghi, giunto alla corte di Caterina la Grande nel 1780 dove avviò un
radicale programma di rinnovamento architettonico e urbanistico della città. Anna Korndorf offre nuovi documenti su Nachalnoe upravlenie Olega (1790),
dramma su intonazione di Giuseppe Sarti, Carlo Canobbio e Vasilii Pashkevich il
cui allestimento, ora riconducibile allo scenografo Francesco Gradizzi,
sancisce la virtuosa collaborazione tra artisti russi e italiani. Di unaltra
opera in musica, Andromeda (1798), si
occupa Bella Brover-Lubovsky, che
evidenzia i significati politici e la funzione cerimoniale dello spettacolo
costruito sul libretto di Ferdinando Moretti e la partitura di Sarti.
Nella
terza sezione, Translational Encounters,
ci si interroga sulla migrazione e sulladattamento dei generi drammatici
italiani al di fuori dellItalia. Javier
Gutiérrez Carou approfondisce, attraverso lesempio di Semiramide (1753), la messa in scena delle opere metastasiane alla corte
madrilena di Ferdinando VI, che per volere del direttore di scena Carlo Broschi
Farinelli furono eseguite senza gli elementi aggiuntivi imposti dalla prassi
locale. Piermario Vescovo ripensa le
operazioni di riscrittura delle opere di Goldoni per il pubblico di Dresda e
Varsavia intorno agli anni cinquanta, riconducendole non già alle indebite
appropriazioni dei testi originali da parte degli interpreti bensì allimpegno
in prima persona del grande drammaturgo veneziano a fornire le sue commedie per
i teatri sassoni e polacchi. Massimo
Ciavolella affronta un aspetto poco indagato di Giacomo Casanova, la sua
produzione teatrale, dalla farsa Les Théssaliennes
ou Arlequin au Sabbat composta per la Comédie-Italienne (1752) alla traduzione dello Zoroastre di Louis de
Cahusac e Jean-Philippe Rameau (1753) fino alla tragicommedia Le Polémoscope ou la calomnie démasquée par
la présence desprit pubblicata postuma (1886).
Arricchito
da illustrazioni a colori e apparati sinottici, il volume offre un valido contributo alla
ricostruzione di quella circolazione transnazionale di artisti, mecenati,
oggetti e pratiche performative che si pone alle basi dellidentità europea settecentesca
e che giunge in eredità fino ai nostri giorni.
di Gianluca Stefani
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