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I nodi della memoria. Concezioni e pratiche della memoria nel periodo borromaico

A cura di Emanuele Colombo, Marina Massimi e Alberto Rocca

Milano, Biblioteca Ambrosiana, 2021, 222 pp., euro 28
ISBN 9788868945435

Il volume raccoglie una serie di contributi sul tema della memoria e delle sue tecniche di trasmissione in età borromaica. Dopo il breve saluto di Alberto Rocca, direttore della Classe di Studi Borromaici dell’Accademia, Roberta Ferro, Annamaria Cascetta, Alessandro Rovetta e Angelo Bianchi ricordano rispettivamente Andrea Battistini, Christian Biet, Pinin Brambilla Barcilon e Massimo Marcocchi, studiosi e accademici dell’Ambrosiana recentemente scomparsi.

Un passo tratto dalla Miscellanea adnotationum variarum di Federico Borromeo in esergo (p. 3) inaugura la raccolta dei saggi esplicitando il titolo della pubblicazione: i “nodi della memoria” sono quelli, materiali e simbolici, stretti sulle corde dagli indigeni delle Americhe, adoperati insieme a «varij contrassegni, et zifre e colori» al posto dell’alfabeto per fissare storie e eventi: vere e proprie concrezioni della memoria individuale e collettiva.

Lina Bolzoni introduce quindi il lettore alla mnemotecnica e al suo metodo in autori come Agostino Valier, Francesco Panigarola, Carlo Borromeo e lo stesso Federico. Significativo il caso del francescano Diego Valadés, teologo e missionario, che adoperava sia alberi mnemonici e diagrammi sia immagini a corredo dei suoi testi: operazione dal forte valore simbolico in una personale rivalutazione positiva della cultura india (fortemente “visiva”). Franco Buzzi approfondisce invece la figura di San Giovanni della Croce e il percorso di rigenerazione della memoria, a partire dalle radici aristoteliche e agostiniane.

Torna quindi sulla figura di Federico Borromeo Alberto Rocca, che evidenzia come la memoria intesa quale mezzo per preservare una civiltà sia essenziale, più che negli scritti, specialmente nell’operato del cardinale, fautore di un vero e proprio «progetto culturale» (p. 56) fondato sulla centralità della scrittura e delle immagini affidato alla Biblioteca Ambrosiana e alla Pinacoteca.

La memoria come riscrittura della tradizione permea anche le esperienze di teatro all’interno dei collegi gestiti dai gesuiti in età borromaica. A questo aspetto è dedicato il corposo saggio di Annamaria Cascetta, che analizza due testi significativi: l’Ergastus di Francesco Benci (1587) e l’Hermenegildus di Emanuele Tesauro (1621). Riguardo al primo, che si pone alle origini della drammaturgia gesuitica, la studiosa nota che «la memoria dell’antico entra con tecnica precisione nel progetto retorico dell’opera e con rigore spirituale nel suo progetto morale, facendone quasi un prototipo della transizione dall’umanesimo di segno antico all’umanesimo cristiano» (p. 78). Nell’Hermenegildus, invece, sono più tipologie di memoria a intrecciarsi in quella che Cascetta identifica giustamente come una “griglia” sulla quale poggia il testo: memoria storica, scritturale, letteraria, retorica.

Segue il contributo di Bernadette Majorana sulle modalità di predicazione e sulle esperienze dei missionari gesuiti in Italia fra Cinque e Settecento. Lo stile oratorio di “improvvisazione” di questi predicatori, operanti nelle zone rurali della penisola, era simile per certi aspetti a quello tipico dei comici dell’arte. La relativa memoria scritta pervenutaci non include, significativamente, i testi delle prediche, quanto soprattutto le relazioni dei padri missionari ai loro superiori e le loro lettere: proprio da questi scritti emerge l’importanza dell’aspetto “fisico” e performativo delle loro prediche, come in quelle di Paolo Segneri.

L’indagine sulle concezioni e pratiche della memoria in età borromaica si allarga geograficamente nei tre contributi finali. Alla diffusione della mnemotecnica occidentale in Cina fra Cinque e Seicento è dedicato infatti il saggio di Filippo Magnini, che prende in esame il caso della pubblicazione in Cina di un breve trattato sulla memoria di Matteo Ricci: il Xiguo Jifa (Mnemotecnica occidentale). L’approfondimento di Marina Massimi sulle pratiche della memoria nelle tradizioni popolari brasiliane dimostra invece come celebrazioni religiose contemporanee, quali quelle della Settimana Santa della cittadina di Sćo Joćo del Rey, in Brasile, siano ancora oggi la ricaduta tangibile di concezioni della memoria antichissime. Chiude il volume Carlos Zeron con un focus sui tentativi di sostituzione della memoria messi in atto dai missionari gesuiti nell’America portoghese in età coloniale.



di Italo Papandrea


I nodi della memoria. Concezioni e pratiche della memoria nel periodo borromaico

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