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Hystrio, a. XXXV, n. 4, 2022


120 pp., euro 12,00

La Vetrina, con cui si apre il numero autunnale di «Hystrio», ospita la cronaca dettagliata di Giuseppe Montemagno relativa allo svolgimento della prima edizione di Hystrio Festival al Teatro Elfo Puccini di Milano. Ha riscosso ampi consensi di pubblico e di critica la formula basata su letture sceniche e sei spettacoli under 35, unitamente alla tradizionale premiazione dei vincitori per categorie: Valentina Picello (Premio Hystrio all’Interpretazione), Veronica Cruciani (Premio Hystrio alla Regia), Letizia Russo (Premio Hystrio alla Drammaturgia), Terreni Creativi Festival (Premio Hystrio-Altre Muse), Controcanto Collettivo (Premio Hystrio-Iceberg), Roberto Zappalà (Premio Hystrio-Corpo a corpo), Le sedie di Eugène Ionesco, regia di Valerio Binasco (Premio Hystrio-Twister). Seguono i vincitori del Premio Hystrio Scritture di Scena e del Premio Hystrio alla Vocazione, rispettivamente consegnati a Matteo Caniglia con Paesaggio estivo con allocco che ascolta e a Fabrizio Costella e Cristiana Tramparulo; mentre il Premio Ugo Ronfani è toccato a Matilda Farrington.

Lo Speciale Peter Brook è un doveroso omaggio al maestro recentemente scomparso: Fausto Malcovati racconta i suoi ricordi personali alimentati dalla visione di spettacoli del grande regista, dagli shakespeariani Titus Andronicus e King Lear a La tragédie de Carmen di Bizet, dal cechoviano Giardino dei ciliegi all’ultimo Warum, Warum visto a Pontedera nel 2008. Altri fortunati e attenti spettatori legati alla stessa rivista milanese offrono brevi e luminosi contributi firmati da Laura Caretti (Midsummer Night’s Dream, inizio anni Settanta), Gerardo Guccini (Mahābhārata, 1985), Claudia Cannella (La tempesta, 1991), Giuseppe Liotta (Giorni felici, 1996), Giuseppe Montemagno (Don Giovanni, 1998), Stefania Maraucci (Le costume, 2002) Nicola Arrigoni (La tragédie d’Hamlet, 2002) e Francesco Tei (Ta main dans la mienne, 2005).

Teatromondo inizia a Salisburgo, dove Irina Wolf ha partecipato allo storico festival e ha assistito a una serie di spettacoli di grande rilievo artistico come Ingolstadt confezionato da Ivo van Hove attingendo materiali da testi di Marie Luise Freißer; non mancano le riscritture di classici, come Girotondo di Arthur Schnitzler le cui scene sono state rielaborate dai dieci attori impegnati sul palco (regia di Yana Ross) o una moderna Ifigenia realizzata dall’autrice polacca Joanna Bednarczyk e dalla regista Ewelina Marciniak. Con il contributo di Laura Caparrotti ci si sposta a Broadway per dare notizia del trionfo dell’edizione londinese, diretta da Sam Mendes, di Lehman Trilogy di Stefano Massini; inoltre si moltiplicano gli allestimenti di testi del drammaturgo toscano da parte di compagnie americane, come era già successo a Mario Fratti nel 1996 con Nine e altre commedie a partire dalla fortunata Sei donne appassionate del 1974, dedicata alla vita di Federico Fellini.

Di grande interesse e qualità è il Dossier Teatro e spazi urbani curato con adeguate competenze da Renzo Francabandera, Roberto Rizzente e Elena Scolari. L’apertura spetta a Giuseppe Liotta che ne ripercorre le tappe storiche del Novecento, dall’idea di teatro coltivata da Adolphe Appia all’Agit-prop e al Living Theatre, per poi proseguire con il rifiuto dei luoghi teatrali canonici secondo Grotowski e Kantor, Peter Brook e Ariane Mnouchkine. Per quanto riguarda l’Italia spiccano Luca Ronconi con l’Orlando furioso allestito in piazza e XX da La Roue ambientato nelle stanze di una palazzina, lo spettacolo itinerante di Carlo Quartucci a bordo del suo camion e le iniziative di Giuliano Scabia nei quartieri popolari di Torino. Si tratta di esperienze pionieristiche dalle quali, come bene spiega Roberto Canziani, si sviluppano i percorsi praticati nel periodo 1970-1990 anche da Maurizio Scaparro nell’ambito del Carnevale di Venezia, da Vittorio Gassman nel Porto Antico di Genova per poi proseguire con i festival, da Cividale a Gibellina.

Variegate espressioni teatrali in contesti urbani, proprie del XXI secolo, costituiscono l’argomento di Francabandera che ricorda Marina Abramović, le performances itineranti di teatro partecipato proposte da Rimini Protokoll, la situazione italiana animata da soluzioni artistiche di lodevole effetto. È compito di Francesca Serrazanetti presentare la radiografia ragionata dei diversi luoghi pubblici scelti per superare il confine tra arte e vita quotidiano: sono sia ambienti chiusi (musei, bar, biblioteche, stazioni) che aperti come l’Isolotto di Firenze scelto da Virginio Sieni per il festival Cantieri Culturali, oppure piazze e mercati. Come illustra Matteo Brighenti, si registrano anche interessanti progetti di teatro itinerante, sorta di Carro di Tespi a motore, come il Bus Theater, Opera Camion; oppure si registrano alternative di teatro ecosostenibile con gli attori in bicicletta oppure in azione sugli autobus. 

Il Dossier prosegue con l’intervento di Elena Scolari rivolto alle performances teatrali contestualizzate nelle sale dei ristoranti e trattorie, bar e cantine, con testi a carattere culinario come hanno prodotto, tra i tanti, Teatro delle Ariette, Davide Lorenzo Palla con il fortunato Tournée da bar e il collettivo Il menù della poesia.

Si è diffuso, spiega Laura Bevione, anche lo spettacolo a carattere domestico: le case di artisti o di comuni privati ospitano esibizioni sostenute da drammaturgie talvolta innovative come La cosa principale di Laura Cleri oppure le proposte di Mariella Fabbris.

Nella riqualificazione delle periferie metropolitane il rapporto tra spazio urbano e linguaggio teatrale intensifica il contatto con il tessuto sociale, come succede a Milano e a Roma, secondo quanto relazionano, apportando esempi significativi, Maddalena Giovanelli e Lucia Medri. Analogo discorso prosegue nell’intervista rilasciata a Alessandro Toppi da parte di Agostino Riitano, manager culturale e soprattutto attivo nel progetto Procida Capitale Italiana della Cultura 2022 realizzato con il concorso di 350 artisti. Il regista e drammaturgo Andrea Paolucci di Teatro dell’Argine spiega a Renzo Francabandera le pratiche teatrali finalizzate all’inclusione di persone in disagio sociale, dai carcerati ai richiedenti asilo e i pazienti psichiatrici.

Anche il circo offre molti elementi all’arte da strada, come segnala Alessandro Serena che ricorda le performances nelle vie cittadine di artisti hippie di fine anni Sessanta fino alle esperienze recenti più strutturate quali Biblioteca degli Alberi di Milano o il Festival Bam Circus.

Con le dichiarazioni di Marco Scotoni rilasciate a Roberto Rizzente si entra a contatto con il collettivo di artisti indonesiani denominato ruangrupa che si è distinto a Kassel e nell’ambito della Biennale di Istanbul con progetti assai interessanti e marcatamente innovativi.

Ha una lunga e articolata storia, di almeno un secolo, la pratica della danza in ambienti urbani, tantoché in tempi recenti vive una sua diffusione capillare: lo dimostrano i numerosi festival segnalati da Lorenzo Conti, unitamente ad una serie di compagnie e artisti di qualità della scena italiana. Chiude questo Dossier Anna Maria Monteverdi la cui attenzione cade sui progetti site-specific ideati da Teatro Potlach e dal visual artist Vincenzo Sansone, rispettivamente per la campana Pietrelcina e la lombarda Lovere.

Due sono i Ritratti presentati dalla rivista milanese: la regista brasiliana Christiane Jatahy, recentemente premiata al Leone d’Oro della Biennale di Venezia, racconta a Roberto Canziani la situazione del suo paese, limitato nella libertà dalla pandemia e dalla militarizzazione in corso, per poi soffermarsi sulle sue creazioni che «ruotano attorno al tema del confine, che sia geografico oppure interiore» (p. 53); Leonardo Capuano è raccontato da Marco Menini seguendo il suo percorso artistico ricco di esibizioni molto fisiche, a partire da Sa vida mia perdia po nudda (1996) ispirata a Delitto e castigo fino allo shakespeariano e pluripremiato Macbettu. Inoltre l’attore annovera importanti collaborazioni con Umberto Orsini e Roberto Abbiati.

Nella sezione Anniversari Laura Bevione propone la trentennale attività di Fanny & Alexander che annovera un repertorio assai eclettico e caratterizzato dalla contaminazione dei linguaggi visivi e sonori. Festeggia i primi dieci anni di attività Cue Press, ambiziosa casa editrice fondata e diretta da Mattia Visani. Nel ricco e ragionato catalogo, spiega Nicola Arrigoni, si leggono titoli rieditati di studi fondamentali sul cinema e il teatro, pubblicazioni di testi teatrali classici e contemporanei, con grande attenzione agli sviluppi della scena contemporanea.

In Teatro Ragazzi Mario Bianchi offre informazioni basilari relative agli spettacoli più significativi visti ai festival Colpi di Scena, Vimercate Ragazzi Festival.

Le pagine di Nati ieri sono occupate dalla quarta edizione di Forever Young presso la Corte Ospitale: in merito Mario Bianchi presenta i cinque studi finalisti da cui è emersa la Compagnia Fiore/Rossi.

La nona edizione del Premio Scenario Infanzia diretto da Cristina Valenti costituisce l’argomento trattato da Mario Bianchi che offre una sintesi degli spettacoli più significativi, soffermandosi su quello della compagnia Brat, Nunc.

La consueta e corposa sezione delle Critiche ordina le tante recensioni degli spettacoli secondo criteri regionali. Seguono le pagine dedicate alla danza e alla lirica.

Nella ricca Biblioteca Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo raccolgono le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.

Il testo pubblicato è Paesaggio estivo con allocco che ascolta di Matteo Caniglia. La commedia è vincitrice del Premio Hystrio Scritture di Scena 2022.

Le tante e utili informazioni de La società teatrale sono offerte da Roberto Rizzente.

di Massimo Bertoldi

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